NEW del 23 settembre 2005

 
     

USA : uragano sul consenso alla guerra di George W. Bush
di Rico Guillermo

Oltre a colpire terre e persone l'uragano Katrina ha travolto il consenso americano alla guerra in Iraq.

Qualcuno ha inneggiato purtroppo a Katrina come una punizione divina per George W. Bush e gli Stati Uniti per la sua politica estera, affermazione peraltro anche diretta verso il bersaglio sbagliato, poiche' l'alluvione ha colpito per lo piu' meno abbienti che in molti casi non avevano neppure votato alle presidenziali, in quanto decine di migliaia di elettori neri restano solitamente fuori dai registri elettorali (in USA occorre registrarsi per votare).

Tuttavia si potrebbe effettivamente pensare ad un segno divino (o del destino) guardando gli effetti sul consenso degli Americani alle guerra di Bush del passaggio di Katrina mentre e' in arrivo Rita, l'altro uragano che pure sta dirigendosi verso la martoriata Louisiana.

Infatti, un nuovo sondaggio AP-Ipsos mostra che il consenso all'amministrazione Bush e' sceso rapidamente dopo il passaggio dell'uragano e che il 42% degli intervistati e' oggi favorevole ai tagli alle spese in Iraq. Un sondaggio condotto invece da CNN/UsaToday/Gallup evidenzia che i due terzi dei cittadini USA ritiene oggi che Bush stia spendendo troppi soldi in Iraq. Il sondaggio, pubblicato lunedi', indica che il 63% degli Americani desidera il ritiro immediato di "alcune o tutte" le truppe USA in Iraq, con un incremento di dieci punti nelle settimane dopo il passaggio di Katrina. I margini di errore sono tali (3%) da non modificare il peso di questi dati.

A questo punto, peraltro, acquistano rilievo per gli Americani anche i contratti appaltati in Iraq dal governo USA senza gara e che vedono come destinataria la societa' Halliburton (di cui il vicepresidente Dick Cheney era presidente), appalti che l'FBI ha denunciato da tempo essere scandalosamente gonfiati. Essi hanno inciso sui conti, aggiungendosi alle altre spese stratosferiche per la guerra, mentre invece il programma di intervento della protezione civile degli Stati Uniti dopo Katrina si e' dimostrato totalmente inadeguato e non e' stato immediato trovare i fondi per gli aiuti e la ricostruzione per la ricca potenza mondiale.

Queste notizie giungono in concomitanza con i risultati di uno studio dell'Istituto internazionale di ricerche per la pace di Ginevra secondo cui i costi della guerra in Iraq, in termini economici, umani e politici, sono troppo alti. Evidentemente sono troppo alti anche per il consenso al presidente USA.

Fra pochi giorni, il 15 ottobre, si terra' il referendum costituzionale iracheno, e Bush e i suoi alleati avevano sperato che fosse l'inizio della fine dell'occupazione, con nuove elezioni a dicembre ed un nuovo governo eletto che, con un esercito addestrato ed equipaggiato, riuscisse a gestire e limitare le violenze, ma le recenti dichiarazioni del ministro iracheno delle finanze lasciano poche speranze in tal senso.

Infatti pochi giorni fa il ministro ha denunciato un ammanco di un miliardo di dollari sui conti destinati al finanziamento della Difesa irachena, con conseguente necessita' di rimandare l'auspicato rimpatrio delle truppe americane, la cui presenza in Iraq diventa a questo punto, agli occhi del ministro, necessaria ancora per molto tempo.

Speciale pace

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