NEW del 22 agosto 2005

 
 
       
 

Iraq : prospettive politiche senza una nuova Costituzione
di Shorsh Surme*

Oggi scade la proroga concessa dal parlamento iracheno alla commissione incaricata a redigere il testo della nuova costituzione.

Rispetto ad una settimana fa, quando la commissione dovette riconoscere che troppe differenze esistevano ancora al proprio interno su alcune questioni fondamentali, pochi passi avanti sembrano essere stati compiuti, ma i punti principali come federalismo, Islam e la distribuzione delle risorse nazionali rimangono ancora irrisolti.

Per quanto riguarda l'Islam come religione dello stato - cui i Curdi si oppongono fermamente - invece gli Americani quanto pare sono d'accordo. In un intervista con il quotidiano curdo Xebat, il Dr. Mahmud Othman, esponente curdo e membro del Parlamento Iracheno, ha detto: "I Curdi protestano contro la posizione Americana nell'accettare l'Islam come religione dello Stato".

E ha aggiunto "l'Ambasciatore americano in Iraq Zalmay Khalilzad, vuole costringere i Curdi ad accettare che la sharia, la legge islamica, diventi la fonte principale del diritto iracheno". Gli Americani giustificano questa loro posizione strana perché preoccupati che la carta costituzionale finisca nei tempi previsti.

"Che cosa succede se la costituzione non è pronta per la mezzanotte di oggi come stabilito?", ha detto Laith Kubba, portavoce del primo ministro sciita Ibrahim Jaafari, nel corso di una conferenza stampa: "Hanno due opzioni: la costituzione ad interim può essere estesa per un'altra settimana; oppure se non ci fossero estensioni e non venisse consegnata una bozza ... l'Assemblea nazionale sarebbe dissolta e il governo diventerebbe un governo di transizione".

Tutto questo significa rifare tutto da capo, e nel mentre i popoli dell'Iraq dovranno continuare a morire con autobombe e kamikaze, a causa della ottusità dei molti leader - religiosi e non - da parte araba. Per esempio i Sunniti, ritenuti lo zoccolo duro del terrorismo che insanguina il Paese, sono pronti a far naufragare il varo della nuova costituzione usando lo strumento che pure avevano boicottato: il volere dell'elettorato.

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