NOTIZIARIO del 19 ottobre 2004

 
     

Commissione UE contesta legalità condono fiscale Italia su IVA
di red

La Commissione europea ha contestato oggi la legalita' del capitolo IVA del condono fiscale adottato dall'Italia in occasione della finanziaria 2003, e ne ha chiesto formalmente la modifica.

Il problema e' l'impossibilita' di procedere a controlli amministrativi e procedimenti legali nei confronti dei soggetti che abbiano fruito del condono, anche qualora emergessero successivamente irregolarita'. Infatti il condono comporta una sorta di "immunita'" sulle irregolarita' (commese o presunte) condonate al contribuente, a fronte del pagamento di una cifra una tantum.

Ma secondo la Commissione questo tipo di azione indiscriminata crea disparita' fra soggetti nell'Unione e compromette la corretta riscossione delle risorse proprie della Comunita', una parte delle quali è costituita da una percentuale della base imponibile IVA degli Stati membri.

La Commissione ritiene inoltre che tale regime comporti una violazione della sesta direttiva IVA, che prevede la tassazione di tutte le cessioni di beni e le prestazioni di servizi effettuate all’interno del Paese ed obbliga gli Stati membri ad adottare le misure necessarie affinche' i soggetti passivi assolvano i propri obblighi di dichiarazione e di pagamento dell’IVA.

Secondo la Commissione, le misure italiane vanno al di la' del margine di discrezionalita' lasciato agli Stati membri per poter tarare la propria azione di controllo in funzione delle risorse umane e tecniche disponibili. L’Italia parrebbe anzi rinunciare effettivamente, in maniera generale e indiscriminata, all’attività di accertamento e riscossione dell’IVA, in violazione degli obblighi assunti in applicazione del diritto comunitario.

Per il momento si tratta solo di un parere motivato, cui la Repubblica italiana dovra' dar seguito entro due mesi, altrimenti la procedura d’infrazione prevista dal trattato CE lascerebbe posto all'apertura di un procedimento presso la Corte di Giustizia europea.

Non e' la prima volta che l'Italia e' destinataria di una procedura d'infrazione o viene deferita alla Corte Europea. Si e' gia' verificato per procedure d'appalto, per lo smaltimento dei rifiuti, nonche' per il decreto salvacalcio, dunque soprattutto per questioni attinenti la concorrenza.

Speciale Europa


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