NOTIZIARIO del 15 aprile 2004

 
     

Donald Rumsfeld ha ammesso che in Iraq è guerra
di Rita Guma

Ora non vi potranno essere piu' dubbi ne' mistificazioni sulla reale situazione in Iraq e su quello che pensa e vuole l'amministrazione Bush in quel martoriato Paese che e' l'Iraq.

Poche ore fa il segretario alla difesa USA Donald Rumsfeld in una conferenza stampa ha ammesso che "the country is at war" , il Paese e' alla guerra.

Che parlando di Paese si riferisse all'azione degli Stati Uniti in Iraq o all'intera situazione irachena, Rumsfeld, uno dei principali attori di questa crisi (che gia' nel 1998 firmo' con Cheney una lettera diretta a Clinton nella quale si chiedeva l'intervento armato in Iraq), ha ammesso pubblicamente che si tratta di guerra.

Nella foga di giustificare le sue scelte in ordine alle truppe, Rumsfeld ha quindi dimenticato la foglia di fico della risoluzione ONU (che pure non legalizzava l'occupazione ne' la precedente guerra ma ne prendeva solo atto) e le scuse accampate con e dagli alleati, anche italiani, sul fatto che le missioni armate fossero umanitarie e servissero a portare la pace in Iraq, ed ha finalmente detto la verita'.

Bene hanno fatto quei Paesi che si sono astenuti dal mandare le loro truppe o quelli, come la Spagna, che si accingono a ritirarle. Bene ha fatto la Russia ad andarsene: vista la verita' dei fatti non e' una ignobile fuga, ma una presa di distanza da una situazione illegale e violenta.

Cosa diranno Berlusconi, Martino, Frattini, Casini, dopo tante rassicurazioni al Paese, ai nostri militari in Iraq, alle famiglie dei 17 carabinieri e dei due civili morti a Nassirya e a quelle dei quattro ostaggi odierni?

Cosa fara' Ciampi, che anche ieri aveva - piu' o meno obtortocollo - definito quella italiana una missione di pace e che deve garantire il rispetto della Costituzione anche per quanto riguarda l'articolo 11?

Cosa fara' l'ONU, cui l'inviato Brahimi ha consegnato una proposta di soluzione che prevede un governo temporaneo tutto iracheno, subito di fatto benevolmente bocciata da Colin Powell?

Per quella che Rumsfeld ha ammesso essere una guerra, egli ha deciso che circa 20000 soldati USA che sono gia' in Iraq da un anno vi restino ancora 90 giorni per mantenere il controllo della situazione. E cio' nonostante 90 americani siamo gia' morti questo mese portando il totale dei caduti militari USA dall'inizio della guerra a 691, e nonostante molti soldati si sentano indifesi per la mancanza di un adeguato numero di giubbotti antiproiettile e/o siano provati dallo stress - con conseguenze sul comportamento, che diviene piu' violento.

I Marines sono anche in allarme perche' gli insorti usano le moschee come fortezze e le ambulanze per trasportare armi dentro Falluja, dicono. I Marines fanno rilevare che luoghi di culto, ambulanze e ospedali sono protetti dalla convenzione di Ginevra e non possono essere presi di mira anche se, avvertono, "ne faremo bersaglio se fossero usati per scopi ostili".

Mancano di dire che l'hanno gia' fatto dieci giorni fa a Falluja, uccidendo decine di persone e che, non accettando gli USA di sottoporre al tribunale penale internazionale per crimini di guerra i suoi soldati, il problema in fondo non si pone, ed il tutto diventa solo una questione di 'immagine.

Attualmente ci sono in Iraq circa 137000 soldati USA. Un quarto di essi sono riservisti e membri della Guardia Nazionale. Molti provengono dalla prima divisione armata, di stanza in Germania. Il generale John Abizaid, capo del comando centrale in Iraq, aveva chiesto al Pentagono 10000 unita' in piu' per fronteggiare la situazione.

Rumsfeld dice che il prolungamento della permanenza delle truppe che gia' ci sono e' la risposta a questa richiesta. Il Pentagono ha pianificato di rimandare dopo 90 giorni queste unita' a casa, lasciando circa 115000 soldati USA in Iraq, anche se non e' escluso - dice il segretario alla difesa USA - che i soldati in partenza vengano poi rimpiazzati con truppe fresche.

Rumsfeld ha aggiunto che sono necessari alcuni elicotteri, strumentazione e unita' di potenza (quindi altre armi ed attrezzatura sofisticata quando non ci sono i soldi per comprare i giubbotti antiproiettile) per supportare questi battaglioni.

Il generale John Abizaid ha avvisato che i disordini a Falluja stanno per essere contenuti. "Fra non molto sara' finita" con le azioni degli insorti che terrorizzano la popolazione, ha commentato il segretario alla difesa USA. Si augura di catturare presto il leader sciita Mouqtada al Sadr che gli Stati Uniti cercando vivo o morto e che - ribadisce Rumsfeld - tenta di sollevare la popolazione contro la coalizione.

"Una piccola banda di terroristi non puo' permettersi di determinare il destino di 25 milioni di Iracheni", ha detto Rumsfeld.

Forse pensa che un grande esercito ben armato e in guerra possa farlo.

by www.osservatoriosullalegalita.org

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Iraq: Cheney voleva
la guerra dal 1998

Powell: inattendibili
le prove per la guerra

Soldati USA comprano
giubbotti antiproiettile

Iraq: 10000 civili uccisi

Speciale Nassiriya 2003

Prodi, Kerry, Frattini:
tutti pazzi per l'ONU