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NOTIZIARIO del 29
novembre 2004
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Dell'Utri
attacca magistrati e ripara in parlamento ma Consulta dice no La Consulta ha deliberato nuovamente a sfavore del sen. Marcello dell'Utri e della Camera di appartenenza, ritenendo che non si possa attaccare i giudici impunemente e poi non affrontare il giudizio volto a stabilire se si tratti di diffamazione appellandosi all'immunita' parlamentare. La Corte Costituzionale ha infatti ritenuto ammissibile il conflitto di attribuzioni tra poteri, sollevato nei confronti del Senato dal tribunale di Milano, nell'ambito del processo a carico del parlamentare di Forza Italia, accusato di diffamazione nei confronti del giudice della Corte di Cassazione Pierluigi Onorato. La commissione per le autorizzazioni a procedere del Senato nel 2003 ritenne che i commenti su Onorato fossero opinioni espresse da un membro del Parlamento nell'esercizio delle sue funzioni, insindacabili in base all'articolo 68 della Costituzione. "Sono stato vittima di un giudizio speciale di matrice politica - aveva commentato il senatore riguardo ad una decisione su una causa riguardante Publitalia - siamo davanti all'ennesima dimostrazione del fatto che nel nostro Paese una parte della magistratura usa il suo potere per colpire gli avversari politici" e il magistrato si era ritenuto offeso, in quanto direttamente chiamato in causa dal giudizio. Ma Dell'Utri non era nuovo a simili esternazioni, ne' al tentativo del Senato di giustificarlo. Nel 2002 Dell'Utri attacco' Giancarlo Caselli e altri magistrati di Palemo e fu la Camera dei deputati a richiamare l'articolo 68 per rifiutare la procedibilita'. Anche allora il Tribunale di Milano ricorse e la Corte Costituzionale emise un'ordinanza di ammissibilita' del conflitto, dando ragione al tribunale. E la storia si era gia' verificata pressocche' uguale nel 2001, con Dell'Utri autore degli attacchi e Caselli e colleghi destinatari. La Camera invoco' il 68 e la Consulta boccio' tale scelta. Nel 1999 furono gli onorevoli Gianfranco Fini, Giuseppe Pisanu, Marco Follini, Tiziana Maiolo ed il sen. Marcello Pera (protagonista in questi giorni di una analoga bocciatura della Consulta) a pronunciare giudizi offensivi nei confronti dell'allora Procuratore della Repubblica di Palermo, Giancarlo Caselli, e dei Sostituti Domenico Gozzo e Antonio Ingroia - oggi PM del processo Dell'Utri - Guido Lo Forte ed altri. Stesso comportamento di entrambe le Camere, analogo ricorso, simile pronuncia della Consulta. Potremmo continuare. Da notare che i tribunali interessati sono stati di volta in volta Milano (sede delle Toghe rosse!) e Roma, procura non facilmente attaccabile dai detrattori, mentre i presidenti, i relatori e i membri della Corte che analizzarono il caso e presero le decisioni sono stati sempre differenti. Insomma, nessuna persecuzione, solo l'applicazione della legge. Una legge che parla la stessa lingua per tutti i cittadini, garantendo a tutti il diritto ad esprimere la propria opinione al di fuori di particolari funzioni che vanno protette, ed a tutti di essere salvaguardati dalle offese altrui. Il parlamento dovrebbe averla capita, ed invece....
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Immunita' va cambiata se diventa impunita' |