NOTIZIARIO del 15 dicembre 2002

 
     

L'immunità parlamentare
di Demetrio Delfino*

Sul quotidiano La Repubblica di Sabato 13 Luglio 2002, Gerardo d'Ambrosio così si esprimeva in ordine alle possibili modifiche dell'immunità parlamentare: "…….La modifica dell'immunità parlamentare è forse l'unico risultato di mani pulite che ancora non è stato spazzato via…… nove anni fa quella modifica della Costituzione che aboliva la necessità dell'autorizzazione a procedere per indagare sui membri delle camere, venne approvata dal parlamento con voto quasi unanime, e fu salutata dal paese come un passo avanti decisivo nell'applicare un principio fondamentale: l'uguaglianza dei cittadini davanti alla legge…… "

A distanza di circa nove anni, la legge di modifica dell'articolo 68 della Costituzione è l'articolo 1 della legge Cost. 29 Ottobre 1993 n° 3, viene riproposta, da parte dei partiti della maggioranza parlamentare, una ulteriore modifica dell'articolo 68 Costituzione il cui attuale contenuto è il seguente: "I membri del parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell'esercizio delle loro funzioni. Senza autorizzazione della Camera alla quale appartiene, nessun membro del Parlamento può essere sottoposto a perquisizione personale o domiciliare, né può essere arrestato o altrimenti privato della libertà personale, o mantenuto in detenzione, salvo che in esecuzione di una sentenza irrevocabile di condanna, ovvero se sia colto nell'atto di commettere un delitto per il quale è previsto l'arresto obbligatorio in flagranza. Analoga autorizzazione è richiesta per sottoporre i membri del parlamento ad intercettazioni, in qualsiasi forma, di conversazioni o comunicazioni e a sequestro di corrispondenza."

La ragione della norma è ovvia: in pratica si vuole adeguatamente tutelare l'attività politica dei nostri parlamentari affinché, questi ultimi, non siano oggetto di possibili abusi da parte della magistratura la quale, profittando dei poteri conferiti, potrebbe esercitare un indebita persecuzione sui nostri rappresentanti. Le ritenute esigenze di modifica, sarebbero collegate proprio a quest'ultima esigenza rispecchiando le recenti vicende giudiziarie in ordine alle quali ha avuto modo di pronunciarsi anche la Corte Costituzionale - v. Sentenza n° 191/2001- in ordine ad alcune affermazioni del Senatore Avogadro che il dott. Alberto Landolfi, titolare tra il 1996 e il 1997, delle attività di indagine che vedevano coinvolte persone vicine al partito della lega Nord, ritiene diffamatorie. Vediamo le soluzioni proposte.

E' di alcuni mesi fa la proposta cosiddetta alla Spagnola: in pratica, quando un parlamentare è indagato, dovrebbero sospendersi le indagini fino al termine del mandato!! Verrebbero altresì sospesi i termini prescrizionali. Le conseguenze però, non sarebbero di poco conto: l'accesso al parlamento diventerebbe una sorta di scudo protettivo per gli autori di reati, una sorta di via di fuga per coloro che intendono sottrarsi ad un giusto processo. E' altresì naturale che a questo punto, il possibile parlamentare delinquente avrebbe anche gli strumenti per gestire al meglio questa sua personale situazione: un supporto economico considerevole, la possibilità di una sua rielezione e, soprattutto, la possibilità di incidere con una legge dello stato sulla propria personale posizione nei confronti della giustizia. I rischi sono oggettivi ed evidenti anche per i non addetti ai lavori.

Ancor più di recente, è stata fatta altra proposta: l'estensione dell'articolo 68 della Costituzione anche ai " reati connessi con l'attività politica": si vuole introdurre il principio che "nessun membro del parlamento può essere sottoposto a procedimento penale per reati connessi con la sua attività politica e parlamentare e che la Camera di appartenenza, su richiesta del parlamentare, delibera sulla sospensione del procedimento penale". In pratica, nessun parlamentare potrà essere sottoposto a procedimento penale per reati connessi alla sua attività politica.

Le conseguenze appaiono ovvie: non solo l'immunità parlamentare è collegata agli atti relativi alla funzione parlamentare, cosa che potrebbe essere giustificabile ma, si estende anche a ciò che è risulta connesso all'attività politica; a questo punto, allora, anche l'illecito finanziamento ai partiti potrebbe considerarsi un attività connessa!!!! Le conseguenze sarebbero davvero, anche in questo caso, significative se si considera il fatto che in caso di controversia fra il magistrato che procede e il parlamentare inquisito sulla esistenza del fumus persecutionis, cioè sulla esistenza o meno di una possibile persecuzione del potere giudiziario nei confronti di quello politico, la decisione risulta essere attribuita al Parlamento stesso!!!

Verosimilmente, le modifiche dovrebbero essere di altro tenore. Ad esempio, la Giunta per le Autorizzazioni a procedere e quella per le Elezioni sono state previste, nel nostro ordinamento, quando era in vigore il sistema proporzionale. Con l'avvento del sistema maggioritario il rischio che venga meno l'obbiettività di questi organi è evidente: è possibile che le decisioni rispecchino i rapporti di forza tra maggioranza e opposizione cosa, quest'ultima, inaccettabile per degli organi che debbono essere garanzia di equilibrio ed imparzialità.

Va da se', quindi, che opportuno sarebbe costituire una sorta di Alta Corte, come è stato già proposto, assolutamente imparziale, che sia in grado di prendere le necessarie decisioni in ordine all'immunità parlamentare. E' altresì naturale, inoltre, che tale organo dovrebbe decidere con la giusta severità, con la severità che deve coinvolgere l'esame dell'operato di qualsiasi rappresentante politico di una Stato democratico a prescindere dalla sua provenienza partitica.

* avvocato, membro del comitato tecnico-giuridico dell'Osservatorio

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