NOTIZIARIO del 01 novembre 2004

 
     

Presidenziali USA : chi finanzia George W. Bush e John Kerry
di Rico Guillermo

La campagna pubblicitaria per le elezioni presidenziali americane e' la piu' cara della storia, con circa un miliardo di dollari spesi fra entrambi i candidati. Ma come sono stati spesi questi soldi, e soprattutto, chi li ha forniti?

La campagna e' durata otto mesi, nel corso dei quali il presidente repubblicano George W. Bush, il suo avversario democratico, il senatore John Kerry, i loro partiti e i gruppi di loro sostenitori hanno speso 600 milioni (450 milioni di euro) in spot per radio e televisione. Una somma, quest'ultima, che rappresenta il triplo delle spese della precedente campagna presidenziale del 2000.

Al momento sono i democratici ad aver sborsato piu' denaro, non potendo contare sugli passaggi gratuiti dati dai telegiornali quando presentano Bush e i membri della sua amministrazione in occasione di servizi sulle cronache politiche nazionali e sulle altre presenze in video e in voce negli ultimi quattro anni concesse naturalmente al presidente.

Dal mese di marzo, John F. Kerry ed il partito democratico hanno destinato circa 250 milioni di dollari a spot pubblicitari radiotelevisivi, contro i 240 milioni di dollari del gruppo repubblicano. Una differenza ancor piu' netta per i democratici e' quella relativa ai 70 milioni di dollari spesi dalle organizzazioni di sostenitori, contro i 40 dei simpatizzanti repubblicani.

Nonostante tale spesa senza precedenti, solo un terzo del Paese e' stato inondato dalla pubblicita'. Se diversi gli spot sono stati visibili sulle reti TV nazionali, la maggioranza e' stata concentrata sulle radio e sulle televisioni locali dei 17 Stati piu' significativi sul piano elettorale. Negli ultimi due giorni di campagna sono stati invece mirati sui 9 Stati chiave, in cui i sondaggi prevedono una competizione serrata: Florida, Ohio, Iowa, Pennsylvania, Wisconsin, New Hampshire, Nuovo Messico, Nevada e Minnesota.

Per gli strateghi democratici come per i repubblicani, la ragione principale di questo incremento di spese risiede nella riforma della legge sui finanziamenti delle campagne elettorali nel 2002, che impediva di ricevere fondi dai sindacati e dalle imprese. Oggi le imprese non possono finanziare direttamente i candidati, ma i sostenitori possono donare liberamente il loro contributo ai cosiddetti "Comitati di azione politica", organismi che vengono costituiti da aziende private, sindacati, associazioni professionali e altri gruppi allo scopo di raccogliere fondi fra i loro iscritti e dipendenti.

Il contributo finanziario dato dalle lobby (pro o contro la diffusione delle armi, la caccia, l'aborto e simili) e' limitato, mentre notevole e' quello delle industrie. Data la politica fiscale favorevole ai ricchi ed alle grandi imprese, queste sono in genere portate a favorire George W. Bush in questo tipo di finanziamenti indiretti. Anche il programma elettorale di Bush prevede per il futuro sgravi fiscali per i redditi piu' alti. E' evidente che costoro non vedono invece di buon occhio John Kerry, intenzionato ad aumentare le imposte dei redditi superiori ai 200.000 dollari.

Fra i finanziatori di entrambi i candidati anche gruppi transoceanici, come l'Unione banche svizzere d'America, che ha finora partecipato alle presidenziali statunitensi, nonche' alle elezioni dei membri del Congresso e dei governatori (anche queste previste in autunno), con circa 2,4 milioni di franchi svizzeri, di cui il 60% in favore dei candidati repubblicani, attestandosi come il quinto maggior contribuente per quel che riguarda il settore finanziario.

Kerry ha promesso anche - qualora eletto - di investire maggiormente nelle infrastrutture e di migliorare la continuita' della fornitura di energia elettrica, prediligendo le energie alternative alle fonti petrolifere. Cio' potrebbe attirargli le simpatie dell'Abb, azienda elvetico-svedese presente sul mercato americano con un fatturato di oltre 3 miliardi di franchi, ma gli aliena quelle dei petrolieri, di cui invece Bush e' buon amico.

Anche le industrie farmaceutiche prediligono Bush, contrario ad una politica di controllo dei prezzi, con la giustificazione di incrementare la ricerca. E l'industria della difesa preferisce i Repubblicani per evidenti ragioni, per cui ha loro destinato complessivamente circa 8 milioni di dollari, il doppio dei fondi donati al partito di Kerry. Ma ben 18 milioni di dollari, piu' del doppio che ai Democratici, sono andati ai Repubblicani da parte delle agenzie assicurative, a rischio riduzione degli introiti qualora lo Stato si accollasse parte delle spese del Welfare come intende fare John F. Kerry.

Maggiormente a favore di Kerry, invece, l'industria delle comunicazioni e dell'elettronica, probabilmente per la prevedibile maggiore apertura sul fronte della liberta' di comunicare in internet, ed il mondo dei media e della musica, capace di equiparare le donazioni dell'industria bellica, ma con peso invertito.

Come dire, canzoni contro cannoni.

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