NOTIZIARIO del 01 agosto 2004

 
     

Darfur : il Sudan dice sì all' ONU e fa propaganda in TV
di Carla Amato

Il Sudan a malincuore ha annunciato che rispettera' la risoluzione dell'ONU che minaccia velatamente di imporre sanzioni economiche al Paese africano qualora non fermasse entro trenta giorni le violenze nella regione occidentale del Darfur.

L'ambasciatore sudanese all'ONU, Elftih Erwal, aveva in un primo tempo respinto la decisione del Consiglio di Sicurezza a nome di Khartoum.

L'ambasciatore sudanese presso l'Unione Africana ha affermato invece successivamente in una conferenza stampa in Etiopia che "il Sudan non e' lieto della risoluzione del Consiglio di Sicurezza" ma si adeguera' facendo del proprio meglio, dicendo di essere un membro dell'ONU e di non avere quindi altre scelte.

"Il Sudan non vuole diventare un altro Israele, che non ha rispetto per le scelte del consesso mondiale", ha aggiunto l'ambasciatore.

Proprio al consesso dell'Unione Africana, in vista dell'approvazione della risoluzione, il Sudan aveva scelto l'atteggiamento della vittima, accusando gli Stati Uniti di voler creare una situazione analoga a quella dell'Iraq prima dell'invasione per poter rovesciare il governo di Khartoum.

Il concetto e' stato ribadito oggi: "il Sudan rigetta completamente le ragioni del governo USA nell'appoggiare la risoluzione poiche' non hanno nulla a che fare con il benessere della popolazione del Darfur o dell'Africa".

E parlando dello sforzo che il Paese fara' nella direzione richiesta dall'ONU, Al Said ha aggiunto: "Poiche' potremmo fallire nel provarci, sappiamo che i nostri nemici non esiteranno a prendere misure contro il nostro Paese".

Ma l'azione d'immagine del governo non si limita alla scena internazionale. Mentre il mondo si indigna per la grave situazione nel Darfur, la televisione di Stato sudanese trasmette un chiaro messaggio: che il governo di Khartoum puo' gestirla.

La radio sudanese ha detto che il vice primo ministro sudanese Ali Osma Mohamed Taha ha chiesto ai media locali di unire il fronte interno contro quella che ha definito una propaganda contraria al Sudan.

Il Sudan ha una delle politiche piu' restrittive sui media in tutta l'Africa cosicche' sara' impossibile che qualcuno riesca a sottrarsi all'appello, ed infatti in ogni telegiornale e' stata ripetuta una condanna ad un'eventuale azione militare internazionale.

Un comunicato trasmesso alla TV sudanese dal portavoce ufficiale del governo ha detto che Khartoum "rigetta totalmente ogni intervento militare negli affari sudanesi." Il Sudan - secondo il governo - e' in grado di fronteggiare ogni emergenza o minaccia contro la sicurezza del Paese e gli interessi del popolo.

E non solo la TV di Stato, ma la maggior parte dei media sudanesi focalizzano l'attenzione sulla capacita' del governo di risolvere la situazione interna e provvedere gli aiuti essenziali ai rifugiati.

Tuttavia il governo del Sudan all'inizio di luglio si era gia' impegnato a fermare le violenze e gli abusi delle milizie arabe Janjaweed nel Darfur, dove decine di migliaia di neri sono morti ed oltre un milione sono a rischio di violenze di ogni tipo, mentre ad oggi non ha sembra averci provato.

Inoltre e' esso stesso sotto accusa da parte delle organizzazioni umanitarie che gli addebitano il sostegno alle truppe arabe, con copertura aerea alle operazioni di pulizia etnica e mancata volonta' di cercare gli autori dei massacri.

Intanto i mesi stanno trascorrendo, dal primo grido d'allarme della comunita' internazionale riguardo alla terribile crisi del Darfur, ed ogni intervento rischia di essere fuori tempo massimo, dato che il genocidio continua e che la stagione delle piogge rende sempre piu' difficile l'aiuto da parte dei soccorritori.

by www.osservatoriosullalegalita.org

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