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03 agosto 2010
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Immunita' parlamentare : nuovo no per quattro deputati britannici
di Giulia Alliani

Due mesi fa, a Londra, presso la Southwark Crown Court, il giudice Saunders aveva sentenziato che ai tre ex parlamentari laburisti Jim Devine, David Chaytor, Elliot Morley ed al conservatore Lord Hanningfield, formalmente accusati di furto nell'ambito dello scandalo per i rimborsi spese gonfiati, non andava applicata l'immunita' parlamentare. Venerdi' scorso, dopo il ricorso dei quattro, e' arrivata la sentenza della Corte d'Appello, composta da tre dei piu' alti magistrati britannici: il Lord Chief Justice, Lord Judge, il Master of the Rolls, Lord Neuberger, e il President of the Queen’s Bench Division, Sir Anthony May, che, all'unanimita', hanno rigettato l'appello, giudicando corretta la sentenza del giudice Saunders.

I giudici, a sostegno della loro decisione, citano decine di casi, alcuni dei quali vertono sull'interpretazione da dare alle parole "proceedings in Parliament" e "place out of Parliament", contenute nell'articolo 9 del Bill of Rights [cfr.: "Freedom of speech and debates; or proceedings in Parliament ought not to be impeached or questioned in any court or place out of Parliament", trad.: "la libertà di parola e di discussione o le attività del Parlamento non possono formare l'oggetto di accuse o contestazioni in nessun altro luogo o tribunale fuori dal Parlamento", ndr]. Una Commissione sull'Immunita' Parlamentare istituita una decina d'anni fa aveva proposto di considerare "proceedings" solo "gli atti ufficiali del Parlamento riunito in assemblea", ma poi non se n'era fatto niente.

Il Bill of Rights, tuttora in vigore, protegge i parlamentari per le opinioni da loro espresse in Parlamento. Gli appellanti sostenevano che l'immunità avrebbe dovuto estendersi alla presentazione delle note per il rimborso spese. Tuttavia, non essendo mai stata approvata, anche se più volte auspicata, una legge del Parlamento che stabilisse con chiarezza i limiti della definizione "attività in Parlamento", rimane compito dei giudici interpretare la legge così com'e', poiché, come ha dichiarato l'anno scorso, in un memorandum al Parlamento, Lady Scotland, l'Attorney General del governo Brown, l'articolo 9 del Bill of Rights e' una legge del Parlamento e la sua interpretazione e' affidata ai Tribunali, come avviene per tutte le altre leggi. E i giudici hanno interpretato.

"Se, con rispetto, possiamo dirlo" si legge nella conclusione della sentenza "noi non siamo affatto sorpresi che non vi sia stato alcun tentativo da parte dei presidenti delle Camere per cercare di intervenire, neppure per segnalare al tribunale una eventuale possibilità che si potesse parlare di immunità parlamentare. Si può affermare con sicurezza che l'immunità parlamentare rispetto ad accuse di rilevanza penale non e' assolutamente mai stata applicata nel caso di reati ordinari commessi da membri del Parlamento. Con la dovuta eccezione relativa all'esercizio della libertà di parola, risulta difficile prevedere una circostanza in cui l'adempimento dei doveri previsti per un membro del Parlamento potrebbe richiedergli o permettergli di commettere un reato, o una situazione in cui la commissione di un reato potrebbe essere parte integrante dell'attività parlamentare così come prevista dall'articolo 9 del Bill of Rights. E non esiste un principio o una fonte autorevole da cui dedurre che l'immunità per una condotta delittuosa potrebbe derivare dal semplice fatto che le accuse si riferiscono ad attività che hanno avuto luogo all'interno dell'edificio sede del Parlamento.
La cruda realtà e' che gli imputati sono accusati di avere approfittato del programma di rimborsi, previsto per permettere l'espletamento degli importanti doveri pubblici inerenti alla loro posizione di parlamentari, per commettere reati che presuppongono un comportamento disonesto, ai quali l'immunità parlamentare non e' mai stata applicata e, a nostro parere, non dovrebbe mai esserlo. Se le accuse verranno provate, e sottolineiamo se lo saranno, allora coloro a cui sono state rivolte avranno commesso dei reati comuni. Anche volendo estendere all'estremo il significato delle parole non riusciamo a immaginare come una richiesta disonesta di rimborso spese da parte di un parlamentare possa solo sfiorare il regolare svolgimento delle funzioni legislative ed essenziali della Camera di appartenenza, o l'onesto adempimento dei suoi importanti doveri verso il pubblico. Secondo noi non si profila nessuna questione di immunità e il normale corso della giustizia penale dovrebbe avere luogo senza ansie infondate per un'eventuale violazione dei principi dell'immunità parlamentare
".

La sentenza non sembra aprire molte possibilità, ma non si esclude che gli imputati portino la questione davanti alla Corte Suprema. Tra i difensori degli ex parlamentari erano presenti l'avvocato Knowles per il signor Chaytor e l'avvocato Fitzgerald per il signor Morley, avvocati noti anche alle cronache giudiziarie italiane per aver difeso le ragioni della Fininvest SpA, nel 1996, nello sfortunato ricorso contro la trasmissione di atti richiesta dal pool di Milano, che cercava la documentazione sui conti bancari delle societa' incluse nelle liste dell'avvocato Mills. La Camera dei Lord respinse l'appello commentando con un pizzico di ironia i motivi addotti dalla difesa.

Venerdi' l'avvocato Fitzgerald aveva sollecitato i giudici a "tenere in considerazione il contesto" in cui il giudice Saunders aveva preso la sua decisione, descrivendolo come "l'intimidazione del Parlamento da parte di un'imponente campagna di stampa", ma l'argomento non deve aver fatto grande impressione sui giudici dell'Appello. Gia' in precedenza, in un'udienza preliminare, nel marzo scorso, l'avvocato Fitzgerald aveva sorpreso la corte chiedendo che fosse impedita la diffusione sui media del dibattito in tribunale sulla questione dell'immunità' parlamentare allo scopo di evitare che i resoconti della stampa potessero influenzare la giuria di un eventuale futuro processo per i reati di cui i parlamentari sono accusati. I rappresentanti dei maggiori organi di stampa e delle televisioni avevano quindi scritto una lettera aperta difendendo il "genuino, legittimo interesse pubblico nel riferire la discussione nel suo procedere e non il solo giudizio finale". La richiesta dell'avvocato Fitzgerald non era stata accolta.

In corte d'Appello le parti della Corona sono state sostenute da un ragguardevole collegio di avvocati tra i quali Lord Pannick, famoso avvocato e collaboratore del Times, autore dell'annuale rassegna internazionale dei casi legali. Nell'ultima rassegna, nel 2009, l'Italia e' stata citata da Lord Pannick con riferimento al Primo Ministro italiano Silvio Berlusconi che ha vinto la palma per "il politico con meno rispetto per il potere giudiziario". A questo proposito veniva citata una sua "reazione a decisioni sfavorevoli dei tribunali" manifestatasi "telefonando ad un programma di dibattito politico per lamentarsi dei magistrati comunisti e dei giudici comunisti di Milano".

per approfondire...

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Dossier etica e politica

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