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Immunita'
parlamentare : nuovo no per quattro deputati britannici
di
Giulia Alliani
Due mesi fa, a Londra, presso la Southwark Crown Court, il
giudice Saunders aveva sentenziato
che ai tre ex parlamentari laburisti Jim Devine, David Chaytor,
Elliot Morley ed al conservatore Lord Hanningfield, formalmente
accusati di furto nell'ambito dello scandalo
per i rimborsi spese gonfiati, non andava applicata l'immunita'
parlamentare. Venerdi' scorso, dopo il ricorso dei quattro,
e' arrivata la sentenza della Corte d'Appello, composta da
tre dei piu' alti magistrati britannici: il Lord Chief Justice,
Lord Judge, il Master of the Rolls, Lord Neuberger, e il President
of the Queen’s Bench Division, Sir Anthony May, che, all'unanimita',
hanno rigettato l'appello, giudicando corretta la sentenza
del giudice Saunders.
I
giudici, a sostegno della loro decisione, citano decine di
casi, alcuni dei quali vertono sull'interpretazione da dare
alle parole "proceedings in Parliament" e "place out of Parliament",
contenute nell'articolo 9 del Bill of Rights [cfr.: "Freedom
of speech and debates; or proceedings in Parliament ought
not to be impeached or questioned in any court or place out
of Parliament", trad.: "la libertà di parola e di discussione
o le attività del Parlamento non possono formare l'oggetto
di accuse o contestazioni in nessun altro luogo o tribunale
fuori dal Parlamento", ndr]. Una
Commissione sull'Immunita' Parlamentare istituita una decina
d'anni fa aveva proposto di considerare "proceedings" solo
"gli atti ufficiali del Parlamento riunito in assemblea",
ma poi non se n'era fatto niente.
Il Bill of Rights, tuttora in vigore, protegge i parlamentari
per le opinioni da loro espresse in Parlamento. Gli appellanti
sostenevano che l'immunità avrebbe dovuto estendersi alla
presentazione delle note per il rimborso spese. Tuttavia,
non essendo mai stata approvata, anche se più volte auspicata,
una legge del Parlamento che stabilisse con chiarezza i limiti
della definizione "attività in Parlamento", rimane compito
dei giudici interpretare la legge così com'e', poiché, come
ha dichiarato l'anno scorso, in un memorandum al Parlamento,
Lady Scotland, l'Attorney General del governo Brown, l'articolo
9 del Bill of Rights e' una legge del Parlamento e la sua
interpretazione e' affidata ai Tribunali, come avviene per
tutte le altre leggi. E i giudici hanno interpretato.
"Se, con rispetto, possiamo dirlo" si legge nella conclusione
della sentenza "noi non siamo affatto sorpresi che non
vi sia stato alcun tentativo da parte dei presidenti delle
Camere per cercare di intervenire, neppure per segnalare al
tribunale una eventuale possibilità che si potesse parlare
di immunità parlamentare. Si può affermare con sicurezza che
l'immunità parlamentare rispetto ad accuse di rilevanza penale
non e' assolutamente mai stata applicata nel caso di reati
ordinari commessi da membri del Parlamento. Con la dovuta
eccezione relativa all'esercizio della libertà di parola,
risulta difficile prevedere una circostanza in cui l'adempimento
dei doveri previsti per un membro del Parlamento potrebbe
richiedergli o permettergli di commettere un reato, o una
situazione in cui la commissione di un reato potrebbe essere
parte integrante dell'attività parlamentare così come prevista
dall'articolo 9 del Bill of Rights. E non esiste un principio
o una fonte autorevole da cui dedurre che l'immunità per una
condotta delittuosa potrebbe derivare dal semplice fatto che
le accuse si riferiscono ad attività che hanno avuto luogo
all'interno dell'edificio sede del Parlamento.
La cruda realtà e' che gli imputati sono accusati di avere
approfittato del programma di rimborsi, previsto per permettere
l'espletamento degli importanti doveri pubblici inerenti alla
loro posizione di parlamentari, per commettere reati che presuppongono
un comportamento disonesto, ai quali l'immunità parlamentare
non e' mai stata applicata e, a nostro parere, non dovrebbe
mai esserlo. Se le accuse verranno provate, e sottolineiamo
se lo saranno, allora coloro a cui sono state rivolte avranno
commesso dei reati comuni. Anche volendo estendere all'estremo
il significato delle parole non riusciamo a immaginare come
una richiesta disonesta di rimborso spese da parte di un parlamentare
possa solo sfiorare il regolare svolgimento delle funzioni
legislative ed essenziali della Camera di appartenenza, o
l'onesto adempimento dei suoi importanti doveri verso il pubblico.
Secondo noi non si profila nessuna questione di immunità e
il normale corso della giustizia penale dovrebbe avere luogo
senza ansie infondate per un'eventuale violazione dei principi
dell'immunità parlamentare".
La
sentenza
non sembra aprire molte possibilità, ma non si esclude che
gli imputati portino la questione davanti alla Corte Suprema.
Tra i difensori degli ex parlamentari erano presenti l'avvocato
Knowles per il signor Chaytor e l'avvocato Fitzgerald per
il signor Morley, avvocati noti anche alle cronache giudiziarie
italiane per aver difeso le ragioni della Fininvest SpA, nel
1996, nello sfortunato ricorso contro la trasmissione di atti
richiesta dal pool di Milano, che cercava la documentazione
sui conti bancari delle societa' incluse nelle liste dell'avvocato
Mills. La Camera dei Lord respinse l'appello commentando con
un pizzico di ironia i motivi addotti dalla difesa.
Venerdi' l'avvocato Fitzgerald aveva sollecitato i giudici
a "tenere in considerazione il contesto" in cui il giudice
Saunders aveva preso la sua decisione, descrivendolo come
"l'intimidazione del Parlamento da parte di un'imponente campagna
di stampa", ma l'argomento non deve aver fatto grande impressione
sui giudici dell'Appello. Gia' in precedenza, in un'udienza
preliminare, nel marzo scorso, l'avvocato Fitzgerald aveva
sorpreso la corte chiedendo che fosse impedita la diffusione
sui media del dibattito in tribunale sulla questione dell'immunità'
parlamentare allo scopo di evitare che i resoconti della stampa
potessero influenzare la giuria di un eventuale futuro processo
per i reati di cui i parlamentari sono accusati. I rappresentanti
dei maggiori organi di stampa e delle televisioni avevano
quindi scritto una lettera aperta difendendo il "genuino,
legittimo interesse pubblico nel riferire la discussione nel
suo procedere e non il solo giudizio finale". La richiesta
dell'avvocato Fitzgerald non era stata accolta.
In corte d'Appello le parti della Corona sono state sostenute
da un ragguardevole collegio di avvocati tra i quali Lord
Pannick, famoso avvocato e collaboratore del Times, autore
dell'annuale rassegna internazionale dei casi legali. Nell'ultima
rassegna, nel 2009, l'Italia e' stata citata da Lord Pannick
con riferimento al Primo Ministro italiano Silvio Berlusconi
che ha vinto la palma per "il politico con meno rispetto per
il potere giudiziario". A questo proposito veniva citata una
sua "reazione a decisioni sfavorevoli dei tribunali" manifestatasi
"telefonando ad un programma di dibattito politico per lamentarsi
dei magistrati comunisti e dei giudici comunisti di Milano".
 
Berlusconi
e l'immunita': ma negli altri Paesi non c'e'
La
modifica dell'immunita' parlamentare italiana
Immunità:
se diventa impunità va cambiata
Dossier
etica e politica
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