 |
Immunita'
parlamentare : primo no per quattro deputati britannici
di
Giulia Alliani
All'inizio dell'anno, a Londra, quattro parlamentari, i tre
laburisti Jim Devine, David Chaytor ed Elliot Morley ed il
conservatore Lord Hanningfield, furono formalmente accusati
di furto nell'ambito dello scandalo per i rimborsi spese gonfiati.
I quattro, che vanno ora incontro ad un processo penale, sostengono
il loro diritto ad essere giudicati dal Parlamento e non in
un normale tribunale, in quanto coperti dall'immunità parlamentare.
In
Inghilterra, in base alla formulazione di un principio risalente
al Bill of Rights del 1689 (cfr. Articolo 9: ‘That the Freedome
of Speech and Debates or Proceedings in Parlyament ought not
to be impeached or questioned in any Court or Place out of
Parlyament.’), tuttora in vigore, dev'essere il Parlamento
a regolare i propri rapporti interni, che non ricadono quindi
sotto la giurisdizione dei tribunali della Corona. Per non
violare il principio della separazione dei poteri, secondo
le difese dei quattro imputati, le accuse loro rivolte dovrebbero
dunque essere sottoposte al vaglio del Parlamento e non discusse
davanti ad un tribunale penale.
Pochi giorni fa la Crown Court di Southwark ha fornito una
prima risposta alla loro pretesa, che era stata accolta con
stupore e riprovazione dall'opinione pubblica britannica.
Il giudice Saunders, investito della questione, ha dichiarato
che la decisione non e' stata facile. Non fossero stati gli
stessi parlamentari, nessuno dei quali si e' comunque ripresentato
alle elezioni del maggio scorso, a porre il problema, la questione
dell'immunità avrebbe dovuto comunque essere affrontata dai
giudici prima del processo, perché i tribunali non intendono
correre il rischio di trattare accuse coperte dall'immunità.
Il principio dell'immunità parlamentare - ha spiegato il giudice
- e' una questione molto seria e delicata, che non riguarda
tanto i singoli parlamentari quanto il Parlamento come istituzione,
che deve preservare la propria libertà e indipendenza. Se
esistono le condizioni per godere dell'immunità, gli stessi
parlamentari non hanno il diritto di rinunciarvi, neppure
nel caso lo desiderino. Si tratta di principi costituzionali
della massima importanza che vanno rispettati anche a costo
di decisioni impopolari, sgradite all'opinione pubblica, o
ai parlamentari stessi, ha sottolineato Saunders. Nella sentenza
il giudice spiega tuttavia che il Parlamento non dispone di
una sua procedura da seguire nello svolgimento delle indagini
e nel raggiungimento della decisione sull'eventuale colpevolezza
degli imputati e che, se possibile, e' preferibile che su
questioni di carattere penale siano i tribunali penali a decidere,
in quanto attrezzati per farlo.
Venendo al caso particolare dei quattro imputati, il giudice
Saunders ha accettato il punto di vista per cui l'esame delle
note spese va ritenuto di competenza del Parlamento, ed e'
dunque coperto da immunita', ma ha aggiunto: "Non vedo una
buona ragione per estendere tale privilegio fino a coprire
la presentazione del modello per le note spese". Chiedere
il rimborso delle spese non rientra fra i doveri di un membro
del Parlamento ed e' un atto che va a vantaggio del singolo
parlamentare, non del Parlamento come istituzione: a nessuno
verrebbe in mente di accusare un parlamentare di non assolvere
ai doveri relativi al suo incarico se non reclama i rimborsi
che gli spettano.
"Nella presentazione della nota spese - ha detto Saunders
- pare proprio impossibile ravvisare gli estremi per l'applicazione
dell'immunità parlamentare. A mio giudizio non potrebbe rientrare
nell'ambito della 'giurisdizione esclusiva del Parlamento'
in nessuna concezione sensata dell'immunità… E' necessario
porre un limite, e la linea da non superare va tirata da qualche
parte… Il fatto che sia la presentazione del modello per la
nota spese a mettere in funzione la macchina parlamentare
non rende il modello parte di quella macchina, proprio come
l'infilare una moneta in una slot machine non rende la moneta
parte del meccanismo della slot machine per il mero fatto
di averla messa in moto".
Il rispetto delle prerogative del Parlamento costituisce si'
un principio della massima importanza, ma anche "il principio
per cui tutti gli uomini sono uguali di fronte alla legge
e' importante e va osservato, a meno che non vi sia una buona
ragione per non applicarlo. Il non farlo rischierebbe di gettare
un'ombra sia sui tribunali che sul Parlamento e di diminuire
la fiducia dei cittadini nella giustizia penale". E, per il
giudice Saunders, in questo caso non e' possibile scorgere
"alcuna giustificazione di carattere logico, pratico, o morale
che possa coprire con l'immunità una richiesta di rimborso
spese". "E non riesco a vederne neppure una legale", ha concluso
il giudice, sentenziando che, a suo parere, "la condotta attribuita
agli imputati non e' coperta dall'immunità parlamentare e
va giudicata in un Tribunale della Corona".
"Se questa decisione non verra' modificata in sede d'appello
- ha aggiunto Saunders - essa condurrà a ciò in cui tutti
confiderebbero, se accusati di condotte di rilevanza penale:
a un processo giusto, di fronte ad una giuria imparziale".
Naturalmente le difese degli imputati intendono proporre appello
ed e' possibile che la questione, una volta superata la Corte
d'Appello, finisca addirittura davanti alla Corte Suprema.
E'
chiaro che il direttore della Pubblica Accusa, Keir Starmer,
vuole affrontare seriamente il problema: ha infatti affidato
a un avvocato del calibro di Lord Pannick l'incarico di sostenere
la tesi dell'accusa, per cui gli imputati dovrebbero essere
sottoposti ad un normale processo, contro la tesi opposta,
favorevole all'immunita', sostenuta dagli avvocati della difesa,
anch'essi tutti nomi di grande peso nel panorama giuridico
britannico.
La
fama di David
Pannick va oltre il mondo degli addetti ai lavori: l'avvocato
firma infatti sul Times, ogni quindici giorni, una seguitissima
rubrica e ogni anno, a dicembre, pubblica una curiosa e divertente
rassegna internazionale in cui segnala 'il giudice dell'anno',
'il giurato dell'anno', 'l'avvocato dell'anno', 'il teste
dell'anno', 'il processo più assurdo dell'anno', e così' via.
L'elenco comprende anche una sezione denominata "Importanti
sviluppi di carattere legale dall'estero" (Important Legal
Developments from Abroad ).
Nel
2008 vi erano citate "la decisione del presidente Robert
Mugabe di ricompensare i giudici dello Zimbabwe con il dono
di nuovi televisori al plasma, il suggerimento di Silvio Berlusconi,
Primo Ministro italiano, frequentemente imputato nei tribunali
del suo paese, di sottoporre i giudici a regolari controlli
della loro salute mentale, l'ordinanza del giudice neozelandese
Robert Murfitt che ha imposto ad una coppia di genitori di
trovare un nuovo nome per la propria figlia di nove anni già'
registrata con il nome di “Talula Does the Hula from Hawaii”".
Anche nel
2009 l'Italia e' stata citata nella rassegna di Lord Pannick,
con riferimento a Berlusconi quale "politico dell'anno
con meno rispetto per l'indipendenza della magistratura".
 
Berlusconi
e l'immunita': ma negli altri Paesi non c'e'
La
modifica dell'immunita' parlamentare italiana
Immunità:
se diventa impunità va cambiata
Dossier
etica e politica
|
|