Emergenza
Emergency
di
Rita Guma*
Sulla
vicenda dei tre operatori di Emergency se ne sono lette di
cotte e di crude, quasi sempre permeate di partigianeria politica.
Strada e' considerato da alcuni un avversario politico, da
altri un eroe, e tutto il resto viene di conseguenza, magari
condito da un bel po' di disinformazione.
Personalmente
non concordo con la visione di Gino Strada e dei suoi, secondo
cui i Paesi devono essere lasciati sempre e comunque alla
gestione della popolazione indigena. In certi Paesi ci sono
stati dei dittatori, e i popoli potevano farci ben poco, finche'
- come per il caso di Hitler - non sono arrivati gli 'alleati'.
Cosi' pure non concordo con l'idea di Strada e dei suoi che
gli 'insorti' (li chiamano cosi' - in Iraq e Afghanistan -
sia la stampa che il governo USA) siano sempre tutti buoni,
anche se a volte si tratta effettivamente di resistenza contro
l'occupante: in Afghanistan il popolo sarebbe inerme di fronte
ai fucili e al fanatismo dei Talebani, che quando hanno detenuto
il potere hanno imposto il burqa alle donne e demolito statue
che erano patrimonio storico dell'umanita'. Indovinate cosa
succedeva a chi - fra la popolazione indigena - si ribellava
a questo stato di cose...
Quindi io sono per la sovranita', ma non per l'abbandono a
se' stessi nelle situazioni di crisi.
Dall'altra parte ci sono da considerare gli interessi economici
e politici di alcune potenze mondiali. Su questo Strada ha
ragione. Chi non sa che il Sudan e' fra i primi quattro produttori
mondiali di petrolio del mondo puo' raccontarsi la favoletta
che il governo Bush volesse intervenire in quelle lande per
salvare dal massacro la popolazione del Darfur, cosi' come
molti non sanno che la Cina, per motivi analoghi, vende armi
ai combattenti locali. E, a chi si sia un po' documentato
(pur senza essere, come non lo sono io, 'antimericano' o 'antiimperialista'),
e' chiaro come l'Italia e gli USA siano i principali produttori
di armi del mondo, come la vicepresidenza Bush fosse connessa
ai principali fornitori della Difesa al tempo dell'invasione
dell'Iraq e come la cessazione improvvisa di una guerra creerebbe
serie difficolta' economiche a molte potenze occidentali.
Insomma, tutto e' un po' meno in bianco e nero di come molti
ce lo vogliono raccontare. E questo avviene anche nel presente
caso, in cui interessi di parte e pregiudizi politici si mescolano
alla disinformazione.
Per
fare qualche considerazione concreta, prendiamo l'articolo
di Aldo Forbice su Il Resto del Carlino di oggi, dal titolo
"Applausi a Gino Strada, ma non può avere sempre ragione lui".
In primo luogo rileviamo qualche errore tout court, come quando
Forbice scrive che Emergency e' finanziata anche con l’otto
per mille. Forse voleva dire 5 per mille, dato che l'8 per
mille va alle confessioni religiose o allo Stato e nemmeno
tramite quest'ultima via Emergency ne avra' avuto una fetta,
visto che proprio Frattini - in un comunicato - ha smentito
che l'ospedale coinvolto nella vicenda dei tre operatori umanitari
fosse finanziato dalla cooperazione italiana.
Altro
errore quando Forbice si chiede "Perché non si parla mai di
medici come Alberto Cairo, che opera per la Cri a Kabul".
A parte il fatto che di Cairo se ne parla, questi non e' un
medico, ma un fisioterapista, anche se esegue interventi ricostruttivi
su persone che hanno subito amputazioni violente degli arti.
Inoltre va notato che Cairo non e' fondatore della Croce Rossa,
ma solo operatore, mentre Strada Emergency l'ha fondata. Si
parlo' invece molto a suo tempo del commissario della Croce
Rossa Maurizio Scelli, poi candidato con il PDL e quindi chiaramente
politicizzato (accusa speso rivolta a Strada), ma questo Forbice
non lo riporta (e neppure altri commentatori di destra, ahime'!).
Anche
Forbice, come altri, scrive che i tre operatori sanitari italiani
sono stati arrestati dai militari afghani su mandato della
magistratura afghana e che e' "importante concedere il tempo
necessario alla magistratura afgana per accertare i fatti
reali". Bene, ma evidentemente Forbice e gli altri non ricordano
che:
Il
21 marzo 2006 i Governi di Italia e Germania denunciavano
che un cittadino afghano, Abdul Rahman, correva il rischio
di essere condannato a morte, per essersi convertito dall’islam
al cristianesimo. L'allora Vicepresidente del Governo italiano
e Ministro degli Esteri, Gianfranco Fini (precedente governo
Berlusconi, ndr) in una nota annunciava di aver convocato
per chiarimenti l’ambasciatore dell’Afghanistan a Roma e anche
il nostro ambasciatore a Kabul si era mosso in tal senso.
Rahman aveva fra l'altro lavorato come assistente medico con
le milizie 'mujahiddin' in lotta contro l’invasione sovietica
dell’Afghanistan negli anni '80.
Il
31 maggio 2007 il giornalista ventiquattrenne Sayed Pervez
Kambaksh veniva condannato a morte da un tribunale afghano
con l'accusa di blasfemia, ma in realta' per aver pubblicato
articoli contrari alla condizione della donna nel suo Paese
(e forse per essere fratello di un altro giornalista che si
batteva contro la corruzione che pervade le alte sfere afghane).
In seguito - nel corso di una udienza in tribunale - il giornalista
denunciava le torture subite in carcere dalla polizia, che
lo aveva costretto con la forza a 'confessare' i suoi crimini,
cioe' la distribuzione di materiale anti-islamico davanti
all’università di Kabul. L'intervento di governi e ong occidentali
comportava una riduzione della pena a 20 anni di carcere.
Nel
maggio 2007, Malalai Joya, una giovane donna regolarmente
eletta con un forte consenso al parlamento afghano, ne veniva
espulsa per aver chiesto che si perseguissero i signori della
guerra che ne fanno parte. Contro tale espulsione si appellavano
politici appartenenti ai parlamenti di Italia, Canada, Germania,
Gran Bretagna e Spagna.
In
un intervento parlamentare del 28 giugno 2006, il deputato
leghista Fruscio affermava che "da fonti informative attendibili
risulta però che la riforma del settore giudiziario afgano
è irrealizzabile perché nel Paese coesistono tre differenti
sistemi giuridici", il diritto civile, la legge islamica e
il diritto consuetudinario o «materiale», codici tribali,
che, riconosciuti dal precedente regime per consolidare alleanze
con diversi gruppi etnici, prevalgono sul rule of law in un
contesto in cui, al di fuori di Kabul, le strutture statali
sono pressoché inesistenti. Situazione giudiziaria inaffidabile
descritta
ampiamente anche dall'Osservatorio.
Quindi:
1- in un sistema giudiziario che non garantisce la necessaria
indipendenza, la magistratura afghana prende ancor oggi decisioni
derivanti dalla sharia: lecito non fidarsi di metodi d'indagine
e decisioni procedurali
2-
in Afghanistan c'e' ancora la pena di morte per molti reati
(fra cui quelli contro i complotti e i tentativi di omicidio):
lecito - in base al diritto - chiedere l'estradizione dei
nostri
3-
i Talebani non sono gli unici nemici della democrazia, in
Afghanistan, ma corrotti, guerrafondai e nemici della dialettica
democratica sono all'interno del parlamento e del governo
dell'"amico" Karzai
4-
i nostri ministri degli esteri intervengono per difendere
cittadini afghani alle prese con polizia e magistratura afghana
e non dovrebbero intervenire per difendere cittadini italiani
da procedure e pene che esorbitano quelle italiane? (quello
che chiedeva Strada)
5-
il garantismo spinto del partito al governo vale solo per
politici italiani e cristiani stranieri, non vale per Italiani
- cristiani o meno - che non siano allineati politicamente?
Insomma, non dimentichiamo
che non stiamo parlando di una democrazia compiuta ma di un
paese in cui la politica e la giustizia subiscono pesanti
condizionamenti di ogni tipo e che in Afghanistan le garanzie
personali che in Italia proteggono accusati ed imputati sono
sconosciute.
Infine
non dimentichiamo - in merito ad una delle accuse che in questi
giorni si leggono nei confronti di Gino Strada, cioe' che
cura anche i Talebani - che i medici debbono - per giuramento
- curare tutti, amici e nemici, buoni e criminali. Una volta,
anzi, ospedali e chiese erano considerati 'asili' inviolabili
da parte di eserciti e polizie.
Anch'io,
quindi, non penso che Strada abbia sempre ragione, tuttavia
sono sicura che questi 'illustri' commentatori, oltre a non
sapere bene di cosa stanno parlando (quando non stanno facendo
propaganda politica e quindi lo sanno fin troppo bene), nel
caso di Strada sicuramente non abbiano ragione.
*
presidente dell'Osservatorio sulla
legalita' e sui diritti Onlus
 
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