Simboli
religiosi e zucche vuote
di
Claudio Giusti*
"Dove nascono, in fin dei conti, i
diritti umani universali? In posti piccoli, vicino casa. In
posti così piccoli e vicini che non possono essere visti in
nessuna mappa. Eppure questi luoghi sono il mondo dell’individuo:
il quartiere in cui vive, la scuola o l’università che frequenta,
la fabbrica o l’ufficio in cui lavora. Questi sono i posti
in cui ogni uomo, donna o bambino cerca la parità senza discriminazioni
nella giustizia, nelle opportunità e nella dignità. Se questi
diritti non hanno significato là, significano poco ovunque
e se non sono applicati vicino casa non lo saranno nemmeno
nel resto del mondo."
Eleanor Roosevelt 1958
7
novembre 2009
7 novembre 1962 Muore Eleanor Roosevelt, “madre” della Dichiarazione
Universale
Una signora finlandese, sposata a un italiano, con figli italiani
ed essa stessa cittadina italiana, si è messa in testa di
educare i suoi ragazzi all’ateismo. La sua pretesa, per quanto
“disdicevole”, non è un reato nel nostro paese, ma si viene
a scontrare con l’abitudine che hanno le autorità di impiantare
in ogni luogo scolastico pubblico, e quindi pagato anche dalle
tasse degli atei, il simbolo della religione ritenuta, a torto
o a ragione, dominante in questo paese.
La signora protesta perché, secondo lei, la presenza del simbolo
religioso può indurre i suoi figlioli a ritenere che quanto
viene loro insegnato a casa non sia poi così vero e ne chiede
la rimozione. Le autorità scolastiche se ne guardano bene
e la signora si rivolge a numerosi tribunali della Repubblica.
Tribunali che si esibiscono in una serie di sentenze una più
surreale
dell’altra.
A
questo punto la testarda signora continua la sua lotta fuori
dai confini nazionali e ottiene udienza presso la Corte Europea
dei Diritti Umani del Consiglio d’Europa: organismo, non poi
così finto, di cui fanno parte tutti i paesi del continente
europeo (manca solo il Belarus) e da non confondere con l’Unione
Europea che conta 27 membri su 47.
La
Corte ascolta sia lei che il governo italiano e sentenzia
quello che sa ogni persona intellettualmente onesta che ha
a cuore il rispetto dei Diritti Umani: cioè che l’esposizione
di simboli religiosi nei luoghi pubblici è
una chiara violazione delle norme internazionali.
Il
resto sono solo zucche vuote.
P.S.
La signora italo-finlandese ha gestito la causa a suo nome,
in modo da garantire un minimo di anonimato e di protezione
ai suoi cari, fatti segno di aggressioni anche fisiche da
parte dei nostri cattolicissimi fascisti.
*
componente del Comitato scientifico dell'Osservatorio
 
Crocifisso
in aula: Corte europea dei diritti condanna l'Italia
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