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06 novembre 2009
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Simboli religiosi e zucche vuote
di Claudio Giusti*

"Dove nascono, in fin dei conti, i diritti umani universali? In posti piccoli, vicino casa. In posti così piccoli e vicini che non possono essere visti in nessuna mappa. Eppure questi luoghi sono il mondo dell’individuo: il quartiere in cui vive, la scuola o l’università che frequenta, la fabbrica o l’ufficio in cui lavora. Questi sono i posti in cui ogni uomo, donna o bambino cerca la parità senza discriminazioni nella giustizia, nelle opportunità e nella dignità. Se questi diritti non hanno significato là, significano poco ovunque e se non sono applicati vicino casa non lo saranno nemmeno nel resto del mondo."
Eleanor Roosevelt 1958

7 novembre 2009
7 novembre 1962 Muore Eleanor Roosevelt, “madre” della Dichiarazione Universale

Una signora finlandese, sposata a un italiano, con figli italiani ed essa stessa cittadina italiana, si è messa in testa di educare i suoi ragazzi all’ateismo. La sua pretesa, per quanto “disdicevole”, non è un reato nel nostro paese, ma si viene a scontrare con l’abitudine che hanno le autorità di impiantare in ogni luogo scolastico pubblico, e quindi pagato anche dalle tasse degli atei, il simbolo della religione ritenuta, a torto o a ragione, dominante in questo paese.

La signora protesta perché, secondo lei, la presenza del simbolo religioso può indurre i suoi figlioli a ritenere che quanto viene loro insegnato a casa non sia poi così vero e ne chiede la rimozione. Le autorità scolastiche se ne guardano bene e la signora si rivolge a numerosi tribunali della Repubblica. Tribunali che si esibiscono in una serie di sentenze una più surreale dell’altra.

A questo punto la testarda signora continua la sua lotta fuori dai confini nazionali e ottiene udienza presso la Corte Europea dei Diritti Umani del Consiglio d’Europa: organismo, non poi così finto, di cui fanno parte tutti i paesi del continente europeo (manca solo il Belarus) e da non confondere con l’Unione Europea che conta 27 membri su 47.

La Corte ascolta sia lei che il governo italiano e sentenzia quello che sa ogni persona intellettualmente onesta che ha a cuore il rispetto dei Diritti Umani: cioè che l’esposizione di simboli religiosi nei luoghi pubblici è una chiara violazione delle norme internazionali.

Il resto sono solo zucche vuote.

P.S. La signora italo-finlandese ha gestito la causa a suo nome, in modo da garantire un minimo di anonimato e di protezione ai suoi cari, fatti segno di aggressioni anche fisiche da parte dei nostri cattolicissimi fascisti.

* componente del Comitato scientifico dell'Osservatorio

per approfondire...

Crocifisso in aula: Corte europea dei diritti condanna l'Italia

Dossier crocifisso nelle aule

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