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03 giugno 2009
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Arbitrarietà
e discriminazione nella pena di morte americana (parte II) Nulla dimostra che questo disinvolto utilizzo del plea bargain permetta ai DA di concentrare gli sforzi sui casi più gravi. Se una Procura è già impegnata in un caso capitale ben difficilmente avrà le risorse per seguirne altri. Così accade che non sia la gravità del crimine a determinare il patteggiamento, ma fattori quali il denaro disponibile e la quantità di casi seguiti in quel momento, oltre che la bravura dell'avocato difensore, la vicinanza delle elezioni, l'atteggiamento della famiglia della vittima, ecc. Gli esempi si sprecano. Nello stato dell'Oregon si è vivacemente contestato il patteggiamento di due noti assassini e l'asprezza della polemica è stata ingigantita dal fatto che uno sconosciuto di nome Jesse Lee Johnson, autore di un garden variety homicide, ha invece ricevuto la pena di morte. La spiegazione fornita dalle autorità è piuttosto banale: Ward Weaver e Edward Morris si sono dichiarati colpevoli, mentre Johnson si è ostinato a dirsi innocente e così è stato portato in aula e massacrato. Ovviamente non c'erano i soldi e le energie per fare il processo agli altri due che l'hanno sfangata. The Oregonian, September 26, 2004 "Killers' deals to avoid death put Oregon's system on trial" Atlanta Journal Constitution, September 2007 "A Matter of Life and Death" Birmingham News, November 6, 2005, "A Death Penalty Conversion" 3 The Untouchables I Procuratori, che come i giudici sono immuni dalle azioni civili, sono anche soliti giocare sporco. In qualche rarissima occasione sono finiti nei guai, come Mike Nifong, DA della Contea Durham (NC), costretto a dimettersi per essersi spinto troppo oltre nel caso del presunto stupro dei giocatori (bianchi) di lacrosse della Duke University. L'affare ha prodotto violente polemiche: perché i procuratori che incastrarono Darryll Hunt e spedirono nel braccio della morte Alan Gell se la sono cavata con poco o nulla (e) (f). Chi ha ucciso Allen Ray Jenkins? Per la polizia della Carolina del Nord non c'erano dubbi: era stato il ventenne Alan Gell. Il problema però stava nel piazzare l'omicidio prima del 5 aprile 1995, perché da quel giorno Alan Gell aveva un alibi di ferro: era in prigione. Nessuno sapeva con esattezza quando Allen Ray Jenkins era stato assassinato e c'erano molti vicini che si dicevano certi d'averlo visto vivo dopo quella data, ma la polizia li considerò in errore e riuscì ad ottenere dal Coroner una perizia che concordava con le loro tesi. A questa prova si aggiunse il referto di un perito balistico compiacente e la testimonianza di due ragazzine che, in cambio di un trattamento di favore, avrebbero detto qualsiasi cosa facesse comodo all'Accusa. A questo punto tutto era pronto per spedire Alan Gell sulla forca: mancava solo uno straccio di avvocato difensore. Nei due anni successivi se ne alternarono quattro al capezzale della difesa di Alan Gell. I primi due furono assunti dalla Procura e il terzo lasciò la professione per la teologia; così, quando alla vigilia del processo arrivò il quarto avvocato d'ufficio, nulla era stato fatto. Non c'erano contro perizie, non c'erano esperti, non c'erano indagini, non c'erano testimonianze. Niente di niente. Ma anche il quarto avvocato e il suo assistente, se la presero con calma: almeno a giudicare dalle miserabili 89 ore di lavoro che fatturarono allo Stato, quando in un caso capitale è normale lavorarne mille. Al processo i difensori di Alan Gell non cercarono di smontare le tesi dell'accusa, non verificarono le testimonianze dei vicini, che erano stati convinti dalla polizia di essersi sbagliati sulla data in cui affermavano di avere visto la vittima viva, non contestarono le perizie e nemmeno tentarono di mettere in difficoltà la ragazzina che venne presentata con teste principe dell'Accusa. Alan Gell fu facilmente dichiarato colpevole di omicidio di primo grado. Seguì un secondo dibattimento, noto come sentencing, in cui la giuria decide se imporre o meno la pena capitale. A questo punto Alan Gell ebbe un colpo di fortuna: fu condannato a morte. Se fosse stato condannato all'ergastolo sarebbe finito sepolto con le altre migliaia di innocenti che popolano l'immenso American Gulag e non avremmo mai sentito parlare di lui, ma la condanna a morte gli aprì inaspettate possibilità d'appello e di aiuto. Un quotidiano locale si interessò al suo caso e un avvocato di grido si offrì di patrocinarlo gratuitamente in quel ginepraio che è l'appello americano, e fu proprio grazie alla condanna capitale che questi ebbe modo di consultare tutti i documenti dell'Accusa. Venne così a sapere che c'erano alcuni vicini certi di avere visto Jenkins ancora vivo dopo il 5 aprile e che ne erano talmente sicuri che la polizia si era ben guardata dal rivelarne l'esistenza alla difesa. Si scoprì anche che la ragazza testimone dello Stato aveva cambiato versione dei fatti almeno otto volte e che, in una telefonata intercettata dalla polizia, aveva ammesso di incastrare Alan Gell per salvare se stessa. La perizia balistica poi spiegava l'assassinio come se Alan Gell non fosse mancino, mentre la presenza di certe larve della mosca carnaria sul cadavere dimostravano senza ombra di dubbio che l'omicidio era avvenuto dopo il 5 aprile: quando Alan Gell era in prigione. Fu così che, grazie alle mille ore di lavoro gratuito del suo nuovo difensore, un giudice annullò il processo e ne ordinò uno nuovo. A questo punto, con i testi e le perizie screditate, ci si aspettava che la Procura avrebbe lasciato perdere e non avrebbe tentato di rimettere Alan Gell in carcere. Invece ci provarono di nuovo, limitandosi a non chiedere la pena di morte. Così Alan Gell rimase altri due anni in prigione mentre il suo avvocato, un tipo da trecento dollari l'ora, passava altre centinaia di ore a preparare il nuovo processo. Processo che per l'Accusa fu una vera Waterloo. I vicini di casa, molto irritati per non essere stati ascoltati a suo tempo, affermarono di essere assolutamente certi di avere visto o sentito la vittima dopo la data che serviva alla Procura. La sua teste principe diede la decima versione dei fatti, ma fu il Coroner a dare il colpo di grazia al castello accusatorio affermando che la sua prima perizia era sbagliata e che la presenza delle famose larve dimostrava che Jenkins era morto dopo il 5 aprile. La giuria ci mise poco più di un'ora per dichiarare Alan Gell innocente e il giudice, con una procedura assolutamente inusuale lo mise in libertà direttamente dall'aula del tribunale. Dicendogli che era tempo che tornasse a casa: "Go home, where I should have been years ago". Era il 18 febbraio del 2004 (g) (h). Procuratori burloni I Procuratori americani prendono molto sul serio il loro lavoro, specie se c'è qualcuno da spedire al patibolo. Per raggiungere il loro scopo non esitano a far sparire prove e testimonianze favorevoli all'accusato, a usare confessioni estorte a suon di botte, a ricattare, a usare pentiti fasulli ed esperti inattendibili. Tutto questo nella più assoluta impunità e con l'entusiastico sostegno dei forcaioli. Le uniche occasioni in cui l'opinione pubblica americana si permette di criticarli (a parte quando perdono) è allorquando questi si rilassano un po' e scherzano sul lavoro. I Procuratori della Cook County (Chicago, Illinois, gemellina della Regione Emilia Romagna e resa famosa dai casi di tortura) avevano organizzato il "contest delle due tonnellate" e piazzato una bilancia nella stanza che collega il tribunale con la prigione. Avrebbe vinto la gara il Procuratore che avesse raggiunto per primo le due tonnellate di persone condannate (non necessariamente a morte). In altri luoghi i Procuratori hanno decorato i loro uffici con modellini di sedie elettriche, con cappi appesi alle pareti e con quadretti contenenti un ago d'argento e il nome del condannato a morte. Ma indubbiamente i più divertenti sono stati i due Procuratori della letale Jefferson Parish (Louisiana) che, tentando di ottenere la condanna a morte del minorenne nero Lawrence Jacobs, si presentarono in aula indossando vistose cravatte dipinte a mano. In una era raffigurata la morte con la falce, nell'altra il nodo scorsoio. Prosecutors' Morbid Neckties Stir Criticism New York Times, January 5, 2003 The flip side of a fair trial Chicago Tribune, January 10 1999 4 Chi vive e chi muore. Il confronto fra il caso di Ann Miller Kontz e quello di Steve McHone (Who lives, who dies? Charlotte Observer, 10 November 2005) va ben oltre il ragionevole dubbio. Da una parte abbiamo una ricca signora della buona borghesia e dall'altra un disgraziato senza un soldo. Nel novembre del 2005 il disgraziato era a un passo dal patibolo perché, 15 anni prima, pieno di droga e alcool, aveva assassinato madre e patrigno. Un delitto orribile, ma non capitale, visto che il suo stato gli aveva impedito di premeditarlo. Purtroppo la Procura non si preoccupò di informarne né la giuria, né la Difesa, che, dal canto suo, non mosse un dito per salvargli la pelle. La signora Kontz invece aveva, con l'aiuto dell'amante, accuratamente premeditato e attuato l'avvelenamento del marito. Il poveruomo era morto fra atroci sofferenze e il complice della Kontz, sconvolto dal rimorso, si era ucciso, mentre la signora si consolava con un ragazzotto molto più giovane di lei. Il suo era un delitto capitale come pochi, ma fu patrocinata da due famosissimi e costosissimi avvocati che riuscirono a patteggiare una pena di 25 anni. Nel frattempo McHone non trovò sollievo nel sapere che, per via di certi loro affarucci, sia il difensore che l'accusatore avevano avuto grossi guai con la giustizia, visto che fu fatto fuori in serena coscienza. "Deadly injustice" Indy Week 16th November 2005 Avvocati difensori Non si ha più notizia di avvocati difensori ubriachi o addormentati, ma la bravura e la preparazione del collegio di difesa rimane determinante non solo al processo, ma anche per gli appelli, visto che solo le obiezioni correttamente presentate e preservate possono esserlo anche nei gradi successivi. Cause and prejudice Per poter essere sollevata in un habeas corpus federale qualsiasi istanza deve essere stata precedentemente sollevata in un appello statale. Se questo non è accaduto l'imputato deve dimostrare "cause and prejudice": deve cioè fornire una buona ragione (cause) che spieghi perché non lo è stata prima, ovvero "quale fattore obbiettivo esterno alla difesa ha impedito agli sforzi dell'avvocato di conformarsi alle regole procedurali previste", e dimostrare che ciò gli crea un danno (prejudice). Altrimenti l'istanza è "procedural defaulted" e non può più essere sollevata. (Under the cause and prejudice test [there] must be something external to the petitioner, something that cannot fairly be attributed to him: "... some objective factor external to the defense [that] impede counsel's efforts to comply with State's procedural rule." Murray v. Carrier, 1986) Newly discovered evidence Una nuova prova può essere causa di un annullamento solo se non è stata scoperta, nonostante la diligente ricerca da parte della Difesa, prima del processo, inoltre non deve essere una semplice aggiunta alle altre evidenze già portate in giudizio, ma una prova schiacciante. Jesse Tafero e Sonia Jacobs furono condannati per l'omicidio di un poliziotto in due processi separati. Entrambe le giurie furono selezionate in maniera contraria alla costituzione, ma solo gli avvocati di lei obbiettarono. Fu così che fu solo lei ad avere la condanna commutata in ergastolo. Anni dopo, quando la loro colpevolezza fu messa in dubbio, Sonia Jacobs accettò un plea of convenience e tornò libera, ma non Tafero, bruciato vivo sulla sedia elettrica qualche anno prima. The Sleeping Lawyer Syndrome In un tribunale del Texas l'imputato Calvin Burdine (omosessuale dichiarato) rischiava la condanna a morte, ma il suo avvocato d'ufficio non sollevò obbiezioni quando il Procuratore definì il suo cliente "checca" e "frocio" e nemmeno quando disse, per convincere la giuria a spedirlo sulla forca, che: "mandare un omosessuale in carcere per tutta la vita non è poi una pena così brutta". Il silenzio del difensore continuò sia durante l'interrogatorio del cliente che quello del complice (che, in cambio della testimonianza, aveva patteggiato una pena lieve e ora è libero). Non ci fu nessuna di quelle battute da telefilm del tipo: " Vostro Onore, mi oppongo " o "la domanda è tendenziosa", perché l'ottantenne avvocato d'ufficio dormiva. Il suo cliente rischiava il patibolo e lui ronfava. I testi erano ascoltati e lui pisolava. Il DA conduceva il processo come voleva e lui sonnecchiava. Di fronte alle proteste dell'imputato il giudice affermò che la Costituzione americana garantisce che tutti abbiano un avvocato, ma non prevede che questi stia sveglio. L'imputato omosessuale divenne così un omosessuale condannato a morte. Il sistema giudiziario americano mena gran vanto delle garanzie che sarebbero date agli imputati durante e dopo il processo, ma sono tutte balle. Negli Stati Uniti godete solo delle garanzie che siete in grado di pagarvi. Calvin Burdine non era in grado di pagarsi una difesa adeguata al processo figuratevi se era in grado di ottenere un patrocinio appropriato a esplorare i tortuosi meandri della giurisprudenza d'appello. Così non ci fu, nei quindici anni successivi, una sola corte texana che trovasse riprovevole il comportamento dell'avvocato di Burdine e la sentenza fu confermata negli appelli statali e, nonostante le sue proteste d'innocenza, nel 1987 Burdine andò molto vicino all'esecuzione. Nel frattempo il caso (purtroppo non l'unico e noto alla letteratura scientifica come "Sindrome dell'avvocato addormentato") era diventato uno dei più famosi nella cronaca giudiziaria americana, ma fu solo nel 2000 che un giudice federale decise che non era possibile mandare un uomo al patibolo dopo un giudizio così ridicolo e ordinò al Texas di liberare Burdine o di fargli un nuovo processo. Il Texas del Governatore Giorgino Bush si oppose e ottenne dalla corte federale superiore una sentenza che resterà per sempre nella storia dell'infamia. La Corte federale d'Appello sentenziò (due a uno) che la condanna a morte di Burdine era da ritenersi valida perché, anche se i pisolini dell'avvocato difensore erano da condannare, non era dimostrato che essi avessero influito sull'esito del processo. Secondo quei giudici ricadeva sul condannato l'onere di provare che le dormitine del suo avvocato avvenivano durante "momenti cruciali" del dibattimento. Doveva essere lui a dimostrare (Dio solo sa come) che, se 1'avvocato fosse stato cosciente, la giuria avrebbe emesso un verdetto diverso e/o una diversa sentenza. I giudici che hanno scritto queste nefandezze (due donne che sono state in odore di nomina alla Corte Suprema) erano state nominate da Bush padre e da Ronald Regan. La sentenza lasciò a bocca aperta anche i fautori della pena capitale e, caso unico nella storia, i giudici dell'ultra conservatore Quinto Circuito Federale (che ha giurisdizione sul Texas) si riunirono En Banc per rigettare la sentenza di condanna e obbligare il Texas a rifare il processo. Ma il Texas si appellò alla Corte Suprema. La Corte di Washington ne ha combinate di tutti i colori e ha fatto sentenze che è poco definire stupefacenti, ma il caso Burdine era troppo anche per lei. Così, senza doversi assumere la responsabilità di scrivere nemmeno un rigo di spiegazione (è per questo che la giustizia USA funziona), la Corte Suprema ha rigettato senza commento la richiesta del Texas. Così lo Stato della Stella Solitaria patteggiò una condanna e Burdine si salvò, ma tutte le altre vittime della "sindrome" sono state uccise (i, l, m). Money Talks La giustizia americana è estremamente costosa. La preparazione di un processo capitale richiede 1.000 ore di lavoro da parte del difensore e un avvocato appena passabile chiede 100 dollari all'ora. Uno bravo ne vuole 2-300. Uno molto bravo ne pretende 500 e si favoleggia di principi del foro come Kenneth Starr che schiodano 1.500 dollari per ogni ora di lavoro. Se potete pagare parcelle del genere difficilmente sarete processati, diversamente vi contenterete di un difensore d'ufficio. In appello la musica è la stessa, con la differenza che gli avvocati devono essere estremamente bravi e specializzati e quindi le loro parcelle sono astronomiche. Se non avete, come Paradis, la fortuna di trovare uno studio che vi fa del pro bono vi daranno lo stesso avvocato che ha già perso il processo di merito. In Texas pretendono che, con 25.000 dollari, costui faccia contemporaneamente i due appelli statali (diretto e habeas corpus). I risultati sono disastrosi, tanto che si è detto che: "People aren't being executed; they're being murdered by their lawyers," (Queste persone non sono giustiziate: sono assassinate dai loro avvocati) "Sloppy Lawyers Failing Clients On Death Row" Austin American-Statesman, October 29, 2006 Death row inmates share identical appeals Austin American-Statesman, February 26, 2006 Il caso Don Paradis Ci sono voluti vent'anni di furiose battaglie legali, dentro e fuori lo stato americano dell'Idaho, per salvare Don Paradis dal patibolo. Per vent'anni la giustizia americana si è ostinatamente opposta ad ogni tentativo di revisione del processo e ha freneticamente tentato di ucciderlo, nonostante l'accumularsi di prove e testimonianze in suo favore. Se oggi Paradis è vivo e libero il merito non è certamente del "sistema americano", ma dello studio Coudert Brothers che si è accollato le enormi spese legali di vent'anni di appelli e ricorsi. Ci sono voluti due avvocati a tempo pieno e l'aiuto di moltissimi paralegali, oltre che le inesauribili risorse finanziarie della Coudert Brothers per salvare Paradis. Si sono spesi ben più di 5 milioni di dollari per toglierlo dalle grinfie di quella che molti considerano la migliore giustizia del mondo: 1.000 dollari per ogni giorno lavorativo per vent'anni. Da parte sua lo stato dell'Idaho, che fino all'ultimo non ha mollato la presa, ha speso somme non note, ma certamente non inferiori a quelle spese dalla difesa. A questo punto, visto che secondo il reverendo James McCloskey (dei Centurion Ministries) il 10% dei condannati americani è innocente (quindi più di duecentocinquantamila persone), bisogna chiedersi quanti sono gli innocenti fra i condannati a morte americani. Quanti sono i Don Paradis che non hanno la fortuna di avere uno studio legale alle spalle? Ma soprattutto quanti erano i Don Paradis fra i disgraziati che gli Stati Uniti d'America hanno legalmente assassinato dal 17 gennaio 1977? Quanti erano? 10, 20, 30, 100? Death Row Survivor Bob Herbert, The New York Times, April 12, 2001 What if you are not guilty? Bob Herbert, The New York Times, April 16, 2001 continua > * componente del Comitato scientifico dell'Osservatorio sulla legalita' e sui diritti onlus Glossario minimo giustizia USA ___________ NB:
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