30 maggio 2007

 
     

Torture : parere del governo britannico dietro abusi in Iraq
di Gabriella Mira Marq*

Lord Goldsmith, il procuratore generale britannico, sta fronteggiando l'accusa di aver detto all'esercito che i suoi soldati non debbono sentirsi limitati dalle leggi sui diritti dell'uomo quando arrestano, detengono e interrogano i prigionieri iracheni.

Il quotidiano The Indipendent ha potuto visionare e-mail confidenziali fra Londra e le sedi militari britanniche in Iraq spedite poco dopo l'inizio della guerra, in cui il consiglio di Lord Goldsmith era di adottare un metodo "pragmatico" nel trattare con i prigionieri e non era necessario seguire i massimi livelli degli standard stabiliti dalle leggi sui diritti dell'uomo. Secondo i difensori dei diritti dell'uomo britannici, cio' equivaleva ad una raccomandazione da parte dell'Avvocato generale ai militari di ignorare la legge britannica ed osservare semplicemente le convenzioni di Ginevra. Era inoltre in contrasto con il parere espresso dall'avvocato in capo dell'esercito in Iraq, che aveva invitato ad operare secondo i massimi standard.

La tortura e' definita dal diritto internazionale come ogni minaccia o uso di serio dolore, fisico o mentale, contro un individuo con l'intenzione di ottenerne un confessione o altre informazioni. Con la convenzione ONU contro tortura 40 Stati, compresa la Gran-Bretagna, hanno accosentito a non usare tali pratiche. Durante i conflitti armati, la 3° e 4° convenzione di Ginevra proteggono i prigionieri di guerra ed i civili detenuti dai soldati. La tortura inoltre e' ritenuta un crimine di guerra dalla corte criminale internazionale, che fa sempre riferimento a dolore forte inflitto illegalmente. Molti degli abusi commessi dai soldati britannici sui civili iracheni potrebbero quindi cadere fuori della definizione rigorosa di tortura secondo il diritto internazionale, ma la Convenzione europea dei diritti dell'uomo, recepita dal Regno Unito con la Legge del 1998 dei diritti dell'uomo, non parla di entita' della minaccia o dell'uso di dolore.

Lord Goldsmith ha sostenuto che poiche' le forze britanniche non avevano il controllo completo dell'Iraq, il Paese non faceva parte della sua giurisdizione e quindi la Legge dei diritti dell'uomo non si applicava. Parere sostenuto dal consigliere legale del procuratore generale ma in contrasto con le disposizioni impartite dal maggior consigliere legale dell'esercito in Iraq, il Tenente Colonnello Nicholas Mercer, il quale, dopo le e-mail, si e' messo in contatto con i suoi superiori a Londra per chiedere consiglio dopo aver appreso che 40 Iracheni detenuti in un campo di prigionia britannico erano stati costretti a inginocchiarsi sotto il sole con le mani dietro la schiena.

Egli era preoccupato che questo avrebbe potuto lasciare i soldati vulnerabili nel corso di eventuali processi ed ha detto che invece i militari avrebbero dovuto comportarsi secondo i piu' altri standard della Legge sui diritti dell'uomo. Ma la risposta era stata che Lord Goldsmith aveva detto che la legge sui diritti dell'uomo non si applicava e che i soldati avrebbero dovuto osservare solo le convenzioni di Ginevra. La replica di Mercer aveva ricevuto una risposta ironica. Mercer inoltre aveva chiesto che vi fosse una supervisione ufficiale delle procedure per la detenzione dei prigionieri iracheni, ma ci sono stati ostacoli ad alto livello.

Tuttavia l'interpretazione del colonnello Mercer era corretta, dato che trenta mesi dopo che egli aveva manifestato le sue inquietudini la Corte d'Appello ha sentenziato che i soldati britannici devono attenersi alla legge sui diritti dell'uomo e che la tortura o il trattamento degradante dei prigionieri sono vietati.

I documenti indicano che fin dal marzo 2003, il comitato internazionale della croce rossa aveva cominciato a studiare le denunce di crimini di guerra in capo ai soldati britannici nello stesso campo che aveva generato il primo intervento del colonnello Mercer, tanto che il governo aveva inviato in Iraq un consigliere politico da Londra.

Il mese scorso, e' stato messo in prigione il primo soldato britannico condannato per un crimine di guerra. Egli dovra' scontare un anno di detenzione ed e' inoltre stato allontanato dall'esercito dopo la condanna per maltrattamento di civili iracheni, uno dei quali e' morto per le lesioni subite per mano dei soldati britannici. Nel 2005, tre soldati britannici sono stati imprigionati da una corte marziale in Germania dopo che erano venute alla luce delle fotografie che mostravano gli abusi inflitti a detenuti iracheni nel centro per aiuti 'Camp Bread Basket'. Ma ci sono circa 60 nuove accuse di abuso dovute ai gruppi per i diritti umani.

La settimana scorsa, peraltro, il comitato misto del Parlamento per i diritti dell'uomo ha scritto al governo per chiedere "una spiegazione" riguardo al processo per tortura celebrato presso la corte marziale istituita per il caso del defunto Baha Mousa. Il presidente del comitato, Andrew Dismore, ha detto che e' stata avanzata una richiesta al Ministero della difesa per spiegare le apparenti contraddizioni circa l'uso di tecniche di interrogatorio inumane e degradanti proibite dal 1972.

Il caso conclusosi con la decisione della Corte d'Appello secondo cui il trattamento dei civili iracheni tenuti in custodia dai militari deve conformarsi alla Legge sui diritti dell'uomo, deve essere depositato alla fine di quest'anno dalla Camera dei Lord. Se il governo perde, si prevede che siano tenute inchieste complete ed indipendenti sulle morti, le scomparse e la tortura degli Iracheni da parte dei soldati britannici.

* si ringrazia Claudio Giusti

Speciale diritti

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