15 febbraio 2007

 
     

DICO : ministero , articolo permessi di soggiorno nasce da atto dovuto
di Mauro W. Giannini

Diverse critiche hanno accolto l'articolo del ddl sui DICO riguardante il permesso di soggiorno concesso al partner straniero convivente stabilmente con un Italiano, soluzione che viene vista come una scorciatoia per favorire gli immigrati.

A questi timori risponde una precisazione del ministero delle pari opportunita', il quale spiega che l'art. 6 del ddl nasce dal recepimento della Direttiva europea siglata dall'allora premier Silvio Berlusconi e dal suo ministro delle Politiche europee Buttiglione. E' infatti l'art. 3 della direttiva 38/2004 a prevedere la concessione del permesso di soggiorno al partner legato da una relazione stabile con il cittadino dell’Unione.

Dalla lettura del testo della direttiva - sottolinea il ministero - si evince che tali persone non godono di un diritto automatico di ingresso e di soggiorno, ma la loro posizione deve essere esaminata dallo Stato membro ospitante sulla base della propria legislazione nazionale al fine di decidere se l’ingresso ed il soggiorno possano essere concessi, tenendo conto della loro relazione con il cittadino dell’Unione o di qualsiasi altra circostanza.

Il Governo Prodi, che ha agito anche sulla base dei pareri dei pareri delle competenti Commissioni parlamentari, ha quindi recepito la Direttiva con un decreto legislativo in corso di pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale il cui articolo 9 prevede che "5. Ai fini dell’iscrizione anagrafica, oltre a quanto previsto per i cittadini italiani dalla normativa di cui al comma 1, i familiari del cittadino dell'Unione europea che non hanno un autonomo diritto di soggiorno devono presentare, in conformità alle disposizioni del Decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000 n. 445:
a) un documento di identità o il passaporto in corso di validità, nonché il visto di ingresso quando richiesto;
b) un documento che attesti la qualità di familiare e, qualora richiesto, di familiare a carico;
c) l'attestato della richiesta d'iscrizione anagrafica del familiare cittadino dell'Unione;
6. Salvo quanto previsto dal presente decreto, per l’iscrizione anagrafica ed il rilascio della ricevuta di iscrizione e del relativo documento di identità si applicano le medesime disposizioni previste per il cittadino italiano.
7. Le richieste di iscrizioni anagrafiche dei familiari del cittadino dell’Unione che non abbiano la cittadinanza di uno Stato membro sono trasmesse, ai sensi dell’articolo 6, comma 7, del Decreto legislativo 25 luglio 1998 n. 286, a cura delle amministrazioni comunali alla questura competente per territorio."

Per questo - sottolinea il ministero - si tratta di un atto dovuto e l'Italia, come altri due Paesi che non hanno ancora una normativa sulle coppie di fatto, l’ha recepita anche su quel punto ed e' per questo che sara' possibile a un partner extracomunitario ricongiungersi ad un cittadino Ue.

Tuttavia era necessario superare il problema della "discriminazione capovolta" che si puo' generare in seguito a normative comunitarie per le quali i cittadini UE si troverebbero a godere nel nostro Paese di diritti o comunque di posizioni di vantaggio non accessibili agli italiani in seguito al permanere di normative interne meno favorevoli. Senza l’approvazione del ddl sui Dico - spiega il ministero - le decisioni spetterebbero caso per caso ai singoli giudici senza criteri precisi, oberado oltretutto il sistema giudiziario con altri procedimenti.

Ma il ddl sui Dico prevede che "Il cittadino straniero extracomunitario o apolide, convivente con un cittadino italiano o comunitario, che non ha un autonomo diritto di soggiorno, può chiedere il rilascio di un permesso di soggiorno per convivenza, secondo le modalità e le condizioni stabilite da apposito regolamento da adottarsi, ai sensi dell’articolo 17, comma 1, della legge 23 agosto 1988, n. 400, su proposta del Ministro dell’interno, di concerto con il Ministro per i diritti e le pari opportunità e con il Ministro delle politiche per la famiglia, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge", quindi con regole generali che - dice il ministero - garantiscono omogeneità di criteri, certezza per i cittadini italiani e per i loro partner, invece di sottoporli a lunghi procedimenti giudiziari dall’esito non facilmente prevedibile e col rischio di sentenze basate su criteri difformi".

Lungi quindi dall’essere un argomento contro il ddl sui Dico, conclude il ministero, proprio l’articolo sul permesso di soggiorno ne costituisce una delle ragioni più forti.

Speciale diritti

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