NEW del 22 aprile 2006

 
     

Codice etico per i politici : su questo sė ad intesa bipartisan
di Alessandro Balducci*

In questi giorni si e' assistito ad una serie di interviste di esponenti della nuova maggioranza (ex-opposizione) su giornali dell'opposizione (ex maggioranza): l'intervista di D'Ambrosio (neo-deputato Ds) per esempio, e a seguire, quella di Mantini (Margherita). L'argomento delle interviste era la possibile intesa tra i due schieramenti - vista la risicata maggioranza che il centro-sinistra dispone al Senato - sul tema della giustizia.

Ancora una volta, purtroppo, duole constatare che, dal modo in cui si prefigurano le cose, si sara' persa l'ennesima occasione per completare nel nostro Paese il percorso verso una democrazia ed uno stato di diritto veramente compiuti. Non e' costume dell'Osservatorio dare la colpa a questo a quel politico (o schieramento) del mancato raggiungimento di un'obbiettivo di interesse comune. Tuttavia, essendo la nostra un'organizzazione da sempre attenta ai diritti dei cittadini ed alla loro difesa dalle prepotenze e dalle prevaricazioni, difesa perseguita seguendo la strada della legalita', non ci si puo' esimere dal fare alcune considerazioni.

Dalla lettura dei contenuti delle inteviste si capisce subito quale sara' l'oggetto delle possibili "larghe intese": non una giustizia veloce e schiettamente garantista che mandi al macero una volta per tutte il sistema giudiziario piu' classista dell'Occidente (forte e spietato con gli spacciatori di spinelli e coi ladruncoli di mezza tacca e debole ed arrendevole con ladri di stato, evasori fiscali e con la criminalita' organizzata); non il rafforzamento dell'indipendenza della magistratura per garantire effettivamente i cittadini in un paese dove la corruzione e' estesa dai piu' bassi livelli fino alle stanze del potere e dove il disprezzo o - nel migliore dei casi - l'indifferenza per i cittadini-consumatori, per i cittadini-utenti dei servizi, per i cittadini-risparmiatori o per i cittadini-vittime di reato sono largamente diffusi.

Si capisce dalle domande del giornalista (e soprattutto dalle risposte degli intervistati) che ancora una volta i politici perseguiranno, in maniera forse piu' velata, quello che da anni e' il loro obbiettivo: punire la magistratura per aver messo gli occhi (e le manette) sui grandi scandali che hanno visto come protagonisti i soliti noti. Forse e' per questo che, soprattutto nell'intervista a Mantini, si parla di possibile separazione delle carriere per i magistrati requirenti e giudicanti.

Intendiamoci. Se questa misura da sola bastasse a garantire una giustizia piu' rapida e garantista, saremmo qui a perorare la causa con tutte le nostre forze. Ma l'Osservatorio ha trattato pių volte la questione e, da quanto emerso, francamente non e' legittimo pensare che la separazione delle carriere sia questa specie di panacea per tutti i mali della giustizia. Il nostro sistema di amministrazione della giustizia e' capace di bloccarsi per mesi (o anni!) perche' manca la carta per le fotocopie, o perche' per recapitare una notifica non si riesce trovare l'indirizzo del destinatario, o perche' (come nel Tribunale di Napoli) mancano gli armadi negli uffici dei giudici dove archiviare le pratiche ed i raccoglitori.

Il giudice Davigo, in una trasmissione televisiva, ha dichiarato che una parte consistente del carico di lavoro dei magistrati milanesi riguarda la punizione dei viaggiatori che falsificano il biglietto della metropolitana. E cosi' la magistratura impiega tempo e personale per perseguire i "portoghesi" sul metro' istituendo processo di primo grado, Appello e Cassazione, quando basterebbe una depenalizzazione del reato punibile con una sanzione amministrativa, per consentire una migliore utilizzazione delle gia' poche risorse. Altro che riforme epocali!

Molto spesso, se si ha la volonta' di cambiare in meglio le cose, bastano poche e orientate leggi approvabili in una settimana al massimo. Ma c'e' un aspetto del comportamento di questa classe politica (di destra o di sinistra non importa) che colpisce. Proprio nei giorni in cui si comincia a intravedere il reale spessore delle vicende che hanno coinvolto i "furbetti del quartierino" ed i loro complici nella stanza dei bottoni; proprio nei giorni in cui, dopo la cattura del pluriennale latitante Provenzano, si comincia ad delineare la ragnatela delle connivenze e delle complicita' (anche politiche) di cui la mafia si avvale, ci si sarebbe aspettato che i neo deputati eletti avessero posto l'attenzione (loro che hanno la possibilita' di essere ascoltati dai mass-media) sulla responsabilita' della classe politica italiana nelle drammatiche vicende di mafia, negli scandali e nelle ruberie di stato.

Ed allora se intesa bipartisan deve essere, essa potrebbe avere l'obbiettivo di promulgare una buona volta un codice etico della politica, sul modello di quanto avviene nelle democrazie parlamentari piu' avanzate (i.e. la Gran Bretagna) che impedisca o che renda difficile la vita (politica) a chi, approfittando del proprio status di "eletto dal popolo" ne approfitta per perseguire scopi che niente hanno a che fare con l'interesse pubblico. Sarebbe un modo per dire all'opinione pubblica: "E' vero, certi rappresentanti del popolo hanno commesso degli errori: ma i politici italiani sono qui a dimostrare che intendono perseguire il bene comune, non il proprio interesse".

Con l'approvazione di un codice etico per i parlamentari - ma anche per gli amministratori locali - la classe politica si doterebbe di una specie di "vaccino" che la aiuterebbero a combattere dal suo interno la corruzione ed il malcostume, senza aspettare che alla fine siano sempre i giudici a doversi muovere per ristabilire la legalita' violata. Magistratura che proprio per questo viene accusata - a torto - di invadere la sfera della politica.

Ed allora a maggior ragione, l'approvazione di una serie di norme di buon comportamento costituirebbe per la classe politica una valida difesa anticorpale in presenza della quale e' ragionevole ritenere che ci sia meno bisogno del controllo di legalita' da parte della magistratura.

* referente dell'Osservatorio sulla legalita' e sui diritti onlus per Ravenna ed Emilia Romagna

Speciale etica e politica

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