NEW del 19 ottobre 2005

 
     

La nuova questione morale e le vecchie questioni penali
di Michele Burma*

Un documento votato all' unanimità dal consiglio nazionale dei Ds ha messo sotto accusa i nuovi governatori del centrosinistra, ritenuti responsabili di eccesso di ministerialismo, spese pazze e ostentazione di potere. Comincia cosi la nuova questione morale. Ci vuole un attimo e la vicenda scoppia in mano ai Ds. Ad aggravare il tutto si aggiunge l'imbarazzante vicenda della scalata alla Bnl da parte di Unipol e gli attacchi degli alleati dell'Unione.

Ci vuole poco perché un legittimo richiamo al rigore (forse inopportuno riguardo ai tempi e ai modi in cui è stato sollevato) si trasformi in un clamoroso boomerang fornendo argomenti formidabili alla propaganda ammuffita della Casa delle libertà. Mentre da Roma il segretario dei Democratici di Sinistra, Piero Fassino tuona contro le giunte rosse responsabili di un clamoroso 12 a 2 nell'ultima partita elettorale contro la decotta Casa delle libertà, in periferia passano quasi sotto silenzio episodi e comportamenti che dovrebbero far rizzare i capelli ai rigorosi dirigenti dei Ds e che meriterebbero più di un documento di censura.

A Salerno, per esempio, la Federazione provinciale guidata dagli uomini dell'ex sindaco e leader locale del partito, Vincenzo De Luca, ha promosso tra le proteste della minoranza interna vicina alle posizioni del governatore Antonio Bassolino e della Cgil, l'ingresso nel partito dell'ex ministro socialista Carmelo Conte. Secondo i promotori si tratta di "… un grandioso progetto di unificazione della sinistra riformista e del socialismo democratico". Fin qui nulla si male se non fosse che l'ultimo ministro delle aree urbane del vecchio CAF sia rinviato a giudizio per 416 bis: concorso esterno in associazione camorristica per i suoi presunti rapporti prima con la Nco di Cutolo e poi con la Nuova Famiglia di Alfieri Galasso e del loro luogotenente nella piana del Sele il boss Giovanni Maiale.

Secondo il gip Enrico D'Auria che ha firmato il rinvio a giudizio, Conte avrebbe sostenuto i clan "determinando e condizionando le scelte delle pubbliche amministrazioni…per acquisire il controllo di concessioni, autorizzazioni, appalti, servizi pubblici, attività economiche, per ottenere pacchetti di voti e per realizzare profitti ingiusti." Angelino Conte (plenipotenziario del fratello Carmelo ad Eboli durante gli anni d'oro) è stato condannato a due anni di reclusione con sentenza passata in giudicato per estorsione. Angelino dovendo liberare da un inquilino riottoso alcuni locali di sua proprietà per poterli dare in affitto alla Banca Popolare di Salerno (presieduta da Enrico Zambrotta molto vicino all'entourage contiano) pensò di avvalersi dei buoni uffici degli uomini del clan Maiale che ci misero un attimo a convincere l'inquilino a cambiare aria e a liberare i locali.

I rapporti di Angelo Conte col clan Maiale risultano anche dalla sentenza della Corte di appello di Salerno inerente l'omicidio di Renato Ferrara, sentenza con la quale sono stati condannati diversi esponenti del clan Maiale. Il "grandioso progetto di unificazione della sinistra riformista" promosso dalla Federazione di Salerno sarebbe dovuto culminare nella prossima primavera con la candidatura dell' ex ministro al Parlamento.

In virtù di questo obiettivo l'ex ministro ha lavorato in questi anni assieme all'on. De Luca facendo confluire la sua "costituente riformista" nei Ds alle ultime elezioni provinciali e regionali. Negli ultimi giorni però, grazie ad una polemica sulle pagine napoletane di Repubblica tra Marco Travaglio,Carmelo Conte e l'on. Vicenzo De Luca, è venuta fuori una notizia clamorosa. L'on. De Luca ha esposto in modo netto la sua posizione a proposito della candidabilità di personaggi rinviati a giudizio per gravi motivi "..chi è imputato per 416 bis non è candidabile". Delle dichiarazioni di De luca si è meravigliato lo stesso Conte "…un'inchiesta sgangherata da 13 anni viene sbandierata in tutti i momenti decisivi per impedirmi l'esercizio dei diritti politici, con la condivisione a quel che leggo di de Luca che se ne fa un vanto difensivo con buona pace del garantismo".

La "nuova" posizione dell'onorevole Vincenzo de Luca ha sorpreso anche noi visto che alle ultime elezioni provinciali, la federazione di Salerno ha candidato l'ex sindaco di Baronissi e attuale consigliere provinciale Giovanni Moscatiello (deluchiano di stretta osservanza) malgrado lo stesso fosse colpito da un rinvio a giudizio del 2002 per concorso esterno in associazione camorristica (416bis), abuso d'ufficio, falso materiale e ideologico per avere, secondo l'accusa, spalancato le porte degli appalti pubblici al clan Forte e per essersi fatto costruire gratis la villa da manodopera dello stesso clan.

A chi come Travaglio gli chiede conto di tali episodi, De luca risponde sprezzante e sorpreso "..per quale bizzarra ragione, fra i seicentomila iscritti ai Ds si interloquisce con me su questa vicenda….di queste faccende si occupano le commissioni di garanzia, sezionale, provinciale, regionale e nazionale. Si chieda conto a loro." . Dunque bisognerebbe chiedere conto agli organismi dirigenti della federazione di Salerno, gli stessi organismi dirigenti occupati per più del 50% da uomini che insieme agli obblighi di partito e agli incarichi istituzionali assolvono a gravosissimi incarichi nella miriade di società partecipate dal Comune di Salerno.

All' epoca della candidatura di Moscatello, candidatura contestata da una parte degli iscritti della stessa sezione Ds di Baronissi, presidente della commisione di garanzia risultava essere Francesco De Geronimo (deluchiano ortodosso), incidenter tantum nominato presso Irno Energia, una delle tante società miste dove De luca ha piazzato i suoi fedelissimi. Il repentino cambio di opinione di De Luca non deve meravigliare, del resto si tratta della stessa persona che un mese prima delle elezioni provinciali tuonò dalla "sua" tribuna settimanale di Lira Tv contro il conflitto di interessi dell' attuale presidente della provincia Angelo Villani, salvo rimangiarsi tutto una settimana dopo avendo assicurato la vicepresidenza della provincia ad un suo fedelissimo, Achille Muggini (contemporaneamente presidente del Consorzio acquedottistico dell' Ausino e segretario della federazione ds di Salerno) e l'incarico di presidente del Cstp, l'azienda che gestisce i trasporti pubblici in buona parte della provincia , a Franco D'Acunto (contemporaneamente presidente di Salerno Mobilità, la partecipata del comune capoluogo per i parcheggi).

De Luca d'altronde è lo stesso che si batte indefesso per il rinnovamento della politica, promuovendo ultimamente insieme a Paolo Cirino Pomicino la riproposizione del progetto Neonapoli. Ancora a Salerno due mesi fa tre pentiti del clan D'Agostino-Panella hanno accusato l'assessore comunale ai servizi sociali e consigliere provinciale Ds Nino Savastano di essere il loro referente all' interno del Comune di Salerno. Secondo i magistrati si tratta di dichiarazioni che non hanno nulla di penalmente rilevante. Il processo in cui sono saltate fuori le accuse è quello per l'attentato da parte della camorra all' ex assessore ai servizi sociali del comune di Salerno Rosa Egidio Masullo.

La camorra voleva colpire la Masullo perché aveva ordinato lo sgombro di alcuni alloggi comunali occupati dai clan. Incredibilmente il Comune di Salerno non si è costituito parte civile al processo suscitando lo sdegno e l'indignazione della Masullo: " Mi hanno lasciata sola contro la camorra, nessuna solidarietà né dal comune né dal partito: un messaggio di non belligeranza…". L'ex sindaco De Luca sostiene che la mancata costituzione del Comune sia dipesa da un disguido e mentre i pentiti svelano i dettagli dell' attentato indicando autori e mandanti e parlano di Savastano tuona A me i pentiti fanno schifo, li disprezzo profondamente".

A chiudere il quadro di quello che accade a Salerno ci sono le imbarazzanti vicende del consigliere regionale Carpinelli, rinviato a giudizio nell' ambito del processo ribattezzato "Forestopoli" , e imputato di falso, abuso d'ufficio e peculato per la gestione dell' impiato di tritovagliatura dei rifiuti di Sardone dove si è autoassunto liquidandosi 5.000,00 euro al mese e l'inchiesta penale per presunti brogli alle elezioni regionali, inchiesta scaturita dalla denuncia dell' ex segretario provinciale della Cgil Fausto Morrone vistosi superare alle ultime elezioni regionali per appena 70 voti da Carpinelli.

Dibattere della questione morale è cosa buona e giusta. Le degenerazioni della politica vanno combattute sempre e comunque, chiunque ne sia protagonista. Un dibattito serio su questi temi non può che far bene al centrosinistra e al partito di Berlinguer. L'impressione però è che dietro il polverone sollevato contro le regioni rosse ci sia la volontà di oscurare l'immagine dei nuovi governatori usciti vittoriosi dalle elezioni regionali. Visto quello che accade in periferia i vari Fassino, Salvi, Mussi e Napolitano farebbero bene a preoccuparsi seriamente della rogna invece di badare alla forfora.

Forse, come ha scritto Travaglio, prima di porre la questione morale bisognerebbe risolvere le questioni penali.

* questo articolo e' stato pubblicato con il titolo 'La forfora e la rogna' su La Voce della Campania. Pubblichiamo per gentile concessione dell'autore.

Speciale corruzione e politica

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