NOTIZIARIO del 23 marzo 2005

 
     

Consiglio Stato : Alternativa Sociale puo' correre nel Lazio , sentenza politica?
da Federico Bosio

La riammissione della lista di Alessandra Mussolini alle elezioni del Lazio non vi sembra strana? Nelle liste c'erano dei falsi, come accertato dai giudici romani, e allora non era giusto escluderle? Si deve pensare che la sentenza sia pilotata politicamente?

Federico Bosio

Risponde Rita Guma

Il Consiglio di Stato, quinta sezione giurisdizionale, ha riamesso alle elezioni regionali la lista Alternativa Sociale di Alessandra Mussolini accogliendo il ricorso presentato per l'annullamento dell'ordinanza del TAR del Lazio, ma occorre approfondire le motivazioni, prima di dare facili (e strumentali) giudizi come invece sta accadendo in queste ore da parte di alcuni politici e media.

Mi risulta infatti che secondo i Giudici superiori, il TAR del Lazio non avesse dimostrato la falsita' delle firme "nei modi previsti dalla legge" e quindi fa ancora fede la firma dei pubblici ufficiali che hanno autenticato le firme ed "hanno attestato di avere identificato e di avere indicato i sottoscrittori mediante i documenti di identità personale segnati a margine di ciascun nominativo".

Si tratta quindi di un difetto di procedura e conseguentemente di motivazione. L'ordinanza del TAR sarebbe stata invece confermata ove avesse dimostrato la falsita' delle firme instaurando - secondo il Consiglio di Stato - "un contraddittorio con la parte attuale appellante, in ordine ai fatti che hanno determinato la 'revoca' della ammissione delle liste", contraddittorio ritenuto "indispensabile".

La Mussolini aveva lamentato che l'ufficio elettorale della Corte d'Appello non aveva mai richiesto la presenza di un rappresentante di Alternativa Sociale. Inoltre non sappiamo se la lista abbia ottenuto un numero di firme vere insufficiente. Diversamente e' diritto suo e dei cittadini firmatari che essa sia presente alle elezioni, al di la' dei falsi, che andrebbero perseguiti con procedimenti penali a parte.

Procedimenti penali che permetterebbero anche l'accertamento delle responsabilita' personali (eventualmente anche esterne ai responsabili del movimento, dato che colpiscono alcune anomalie troppo evidenti, come l'uso di nomi quali Ornella Muti in Lazio, Agnoletto o Enzo Baldoni in Lombardia, anomalie che sembrano indizi lasciati ad arte).

Se la Mussolini avesse avuto il tempo di fare ricorso alla Corte dei Diritti dell'Uomo, quel tribunale super partes avrebbe quasi certamente preso la stessa decisione, ed immagino che anche i lettori, qualora accusati di un falso o di altro reato - pur in presenza di indizi concreti - vorrebbero poter fornire la propria versione al magistrato e chiederebbero l'applicazione a se stessi di tutte le tutele garantite dalla legge.

Personalmente non gioisco, perche' sono per la promozione ed il rispetto della legalita' (che per qualche centinaio di firme da qualcuno e' stata pur violata), ma la legalita' non e' tale se prescinde dai diritti. I diritti vanno infatti rispettati anche per chi lede la legge. Si chiama sistema delle garanzie.

Non e' quindi vero cio' che dice Gianfranco Fini, e cioe' che "nelle aule di giustizia potremmo scrivere: 'Così è se vi pare'". Stuoli di avvocati (ma anche i suoi ipergarantisti compagni di governo, i quali hanno sempre sfruttato ogni cavillo procedurale per salvare i propri membri dalle maglie della giustizia), potrebbero insegnarglielo.

Firme false: responsabilita' penali e politiche

L'ordinanza del TAR Lazio

La nuova legge sui reati elettorali

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