NEW del 03 dicembre 2005

 
     

Giustizia : i "ridicoli" armaioli di Milano
di Fabio Roia*

L'onorevole Cesare Previti ha il diritto di proclamare la sua innocenza fino a quando le condanne non saranno irrevocabili. Ed anche oltre.

Ci si chiede invece se sia accettabile che i magistrati di Milano (con la sentenza pronunciata dalla Corte d'Appello di ieri sono dieci i giudici che, con diverso grado di cognizione, hanno ritenuto la fondatezza della ipotesi d'accusa) vengano sistematicamente fatti oggetto di affermazioni altamente lesive non sole delle singole persone ma della funzione giurisdizionale -di rilievo costituzionale e fondamentale per l'esistenza di uno stato di diritto- che ricoprono.

Milano sembra essere diventato -in maniera indifferenziata- un presidio di cattiva giustizia che fabbrica decisioni politiche abnormi (su politici e terroristi in particolare).

Si è affermato più volte che mortificare un ordine dello Stato -soltanto perché non agisce secondo le personali aspettative- costituisce operazione di poca sensibilità istituzionale perché indebolisce lo Stato stesso e quindi affievolisce il necessario rispetto (e fiducia) che i consociati devono avere nell'ordinamento costituzionale.

Evidentemente chi parla di "verdetto ridicolo, persecuzione giudiziaria, colpo di pistola, sentenza frutto di teoremi politico-giudiziari" antepone l'interesse di un imputato ritenuto condannato -in duplice giudizio- ingiustamente, ad una generale politica di rispetto delle istituzioni che dovrebbe essere la base per ricucire un tessuto di rinnovata fiducia nella cosa pubblica.

Sono sempre gli stessi concetti ma appare doveroso ricordarli -e praticarli- per contribuire ad un rinascimento del rispetto fra tutti i soggetti del patto sociale.

Ma contro i " ridicoli magistrati armaioli" (sintetizzando le diverse espressioni usate) di Milano si sono scagliati anche i difensori degli imputati i quali dovrebbero rispondere di un codice deontologico - e delle eventuali inosservanze- di fronte ai loro giudici disciplinari (i consigli degli ordini forensi).

La giustizia è anche rispetto di norme di deontologia fra le parti del processo. Anche quando la decisione non soddisfa l'aspettativa della parte soccombente.

* magistrato, Unita' per la Costituzione

Speciale giustizia

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