NEW del 12 novembre 2005

 
     

Vere riforme o leggi da cancellare ?
di Alessandro Balducci

L'ex ambasciatore Sergio Romano, in un commento apparso su Corsera a proposito della "leggi da cancellare" così scrive: "Vi sono state molte leggi ad personam e alcune riforme in cui si sono infilati di soppiatto gli interessi del leader di Forza Italia. Ma il centrosinistra resterebbe prigioniero delle sue parole se desse l' impressione di non accorgersi che il governo Berlusconi ha fatto più riforme di quante ne abbiano fatte parecchi governi precedenti, soprattutto dopo la grande crisi politica e istituzionale del 1992."

E poi ancora: "Quando i cronisti, alla fine della legislatura, faranno un riepilogo del lavoro compiuto negli ultimi cinque anni, si accorgeranno che sono stati riformati il sistema previdenziale, il mercato del lavoro, la scuola, l'università, l' ordinamento giudiziario, il fallimento e il sistema delle telecomunicazioni; che esiste una legge sul conflitto d'interessi (poco utile nel caso Berlusconi, ma adatta ad altre circostanze), che sono stati riaperti i cantieri delle opere pubbliche, per troppi anni paralizzati dalle ricadute di Tangentopoli e dall'integralismo ecologico dei Verdi. Di qui alle prossime elezioni la lista potrebbe allungarsi. Potremmo avere una legge sul risparmio, con il riassetto della Banca d'Italia, e la cosiddetta «devolution»."

Sulla legge per il risparmio vorremo essere altrettanto fiduciosi come Romano: ad anni di distanza dagli scandali Parmalat e Cirio che hanno mandato sul lastrico centinaia se non migliaia di risparmiatori, ancora non si e' visto uno straccio di provvedimento a tutela della trasparenza e del risparmio dei cittadini. Abbiamo il legittimo sospetto che le priorita' dell'attuale governo al momento siano ben altre che la difesa dei risparmiatori: speriamo su questo di essere in errore.

Sergio Romano persegue, nel suo scritto, un metodo che - a mio parere - genera confusione: quello di fare un pout-pourri di tutte le leggi e provvedimenti attuati dal governo Berlusconi (anche di quelli ancora da fare!) e di dire: vedete! Alla fin fine ne sono state fatte tante di leggi e di riforme. Non vale la pena buttare via tutto! In realta' le cose non stanno cosi'. Una discussione corretta dovrebbe prendere in esame i provvedimenti caso per caso (come avviene spesso sul sito dell'Osservatorio) e vederne le conseguenze.

Per esempio Romano potrebbe dirci che cosa c'e' di giusto in una legge come la "deforma" dell'ordinamento giudiziario: ho seguito gli scritti e i commenti apparsi in proposito su diversi quotidiani - tra cui quello sul quale scrive lo stesso Romano - , sul Bollettino dell'Osservatorio e su internet, ma ancora non sono riuscito a capire che cosa ci sia di buono da "salvare" in questa legge.

E' buona una legge che ha come principio ispiratore quello di riportare la magistratura in una situazione di gerarchizzazione esasperata in cui magistrati sono tutti intenti a studiare per i concorsi e ad occuparsi poco dei processi? E' questa la riforma di cui l'Italia ha oggi bisogno? Pensavamo che bisognasse adoperarsi per accelerare i processi, non per rallentarli.

L'ex ambasciatore accenna anche alla legge sul conflitto d'interessi che - bisogna dargliene atto - lui stesso fatica a definire una buona legge, quando afferma che essa e' "poco utile nel caso Berlusconi, ma adatta ad altre circostanze." Quali sarebbero, di grazia, le "altre circostanze"?

L'Italia e' l'unico Paese al mondo in cui un presidente del Consiglio e' proprietario di tre reti televisive, di quotidiani e periodici e nel contempo controlla anche il principale concorrente, cioe' la Tv pubblica. Una legge sul conflitto d'interesse dovrebbe risolvere la "madre di tutti i conflitti d'interessi": non lo fa'. Legittimo chiedersi che cosa ci stia a fare questa legge e chiedere al prossimo governo di abolirla. O no?

Per cio' che riguarda le prossime leggi, l'Osservatorio in genere giudica a cose fatte, anche se ritiene giusto esprimersi sulle conseguenze che certi provvedimenti in fase di approvazione possano avere sulla legalita' e sui diritti.

L'ex ambasciatore cita la cosiddetta "devolution": non sappiamo se lui la cita come possibilita' da accettare con serenita' o ne parla come una minaccia all'ordine costituzionale ed alla convivenza civile. A parte il fatto che la "devolution" richiede* un referendum confermativo popolare trattandosi di una modifica costituzionale, siamo cosi' sicuri che lo stravolgimento di cosi' tanti articoli della Carta Fondamentale operato a colpi di maggioranza sia da accettare come un normale provvedimento e metterlo nel mucchio delle "cose buone" o comunque da "salvare"?

Logica vorrebbe che le decisioni sulle regole della convivenza civile e democratica (perche' di questo si tratta quando si parla della Costituzione) fossero prese anche in accordo o perlomeno sentendo il parere dell' opposizione. Niente di tutto questo e' avvenuto! Ritengo la forma e la procedura importanti in casi come questi, al di la' dei pareri sulla sostanza e sui contenuti che possono essere dipendenti dalle proprie convinzioni politiche.

E proprio a proposito di devoluzione, il dr. Romano dovrebbe leggersi gli scritti che, sul medesimo quotidiano sul quale lui scrive, compaiono firmati da Giovanni Sartori. Forse allora si accorgerebbe che certe "riforme" o progetti di riforma non solo sono molto discutibili ma c'e' da augurarsi che on vengano nemmeno alla luce. Ma questa e' un'altra storia.


P.S. Vedo che - per scelta o per dimenticanza, non lo so - Romano non ha infilato nel mucchio delle leggi, la ex-Cirielli (che invece ormai e' quasi approvata visto che manca solo il voto del Senato). Ne deduciamo che quella sara' una legge che dovra' essere SENZ'ALTRO ABOLITA dalla prossima legislatura!


* Art. 138. Costituzione: le leggi costituzionali o di modifica della Costituzione "... sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. La legge sottoposta a referendum non è promulgata, se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi. Non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti".

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