NEW del 03 novembre 2005

 
     

Giustizia : gli Italiani , Castelli e il sentimento popolare
di Rita Guma

Forse non tutti sanno che il sentimento popolare che in piu' di una occasione il ministro Roberto Castelli ha preso a riferimento per le vicende giudiziarie riguardanti immigrati, fu l'ispiratore di un vergognoso episodio che vide protagonista nel 1921 il popolo degli USA e i nostri emigranti.

Alcuni Italiani, giunti nel sud degli Stati Uniti per lavorare nelle piantagioni di cotone al posto dei neri e in alcuni casi presto dimostratisi in grado di mettere in piedi discrete attivita' nel settore della pesca e della compravendita di verdure, furono etichettati come mafiosi e furono accusati di aver ucciso l'eroico capo della polizia di New Orleans David Hennessy, considerato oggi il primo esperto americano di mafia.

Al processo i giurati stabilirono che gli imputati non erano colpevoli, ma il giudice - in ossequio al sentimento popolare che era stato provocato dalla diffidenza verso i Dago (come erano con sprezzo chiamati gli Italiani immigrati) e montato da una campagna stampa e dalle dichiarazioni accusatorie del sindaco Shakespeare ("la peggiore specie di europei: i meridionali italiani... gli individui piu' pigri, depravati e indegni che esistano") - li fece rimettere in prigione.

Il carcere fu poi assalito da una folla urlante di migliaia, forse decine di migliaia di persone, che linciarono due degli Italiani e uccisero a colpi d'arma da fuoco gli altri nell'inazione delle forze dell'ordine.

L'episodio non fu condannato, ma addirittura etichettato come un gesto sano da parte di qualche opinionista. Solo in seguito alle proteste del Regno d'Italia (che si accontento' poi del pagamento di una penale) il presidente americano Harrison condanno' il gesto, trovando pero' l'avversione dell'ambiente politico.

Non si e' mai saputo chi fosse stato ad uccidere Hennessy, il quale era inviso non solo a reali gruppi mafiosi ma anche a qualche esponente delle stesse forze dell'ordine, oltre che essere benvoluto dalla popolazione, e quindi un pericolo per gli ambiziosi in un Paese in cui molte cariche erano elettive. E cosi' - senza raggiungere la verita' e trucidando quelli che il tribunale aveva riconosciuto come incolpevoli - fu fatta giustizia secondo il sentimento popolare.

In questi mesi abbiamo piu' volte letto e udito il guardasigilli Castelli - che aveva in passato dichiarato l'intenzione di non rilasciare dichiarazioni sui procedimenti in corso - criticare le ordinanze di scarcerazione emesse dai magistrati in alcuni casi, come quelli di tentato e apparente sequestro di bambini italiani da parte di immigrati o nomadi.

Anche l'ANM ha sottolineato che il ministro interviene "sul merito di provvedimenti e procedimenti di cui non può conoscere lo specifico contenuto. Ciò è avvenuto anche in relazione al recente caso di ipotizzato sequestro verificatosi a Firenze, in cui il Ministro ha criticato la decisione adottata sostenendone la non conformità al comune sentire e al sentimento popolare".

L'ANM rileva che "I giudici devono decidere in base alla legge, senza inseguire le mutevoli suggestioni dell'opinione pubblica. In questo consiste la vera garanzia per i cittadini ed il valore dell'indipendenza della giurisdizione" e che "tale insistito richiamo al sano sentimento popolare come criterio che dovrebbe ispirare le decisioni giudiziarie è inappropriato ed equivoco ed ha inoltre sinistri precedenti storici". Fra cui appunto la vicenda degli 11 emigranti italiani giustiziati dalla folla inferocita.

Ma e' un episodio che non usa ricordare, nel revisionismo, nell'ignoranza, nella malafede o nel fondamentalismo ideologico di tanti politici.

Speciale immigrazione e razzismo

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