NEW del 21 settembre 2005

 
     

Legge elettorale : tanti cambi in extremis nella storia d'Italia
di
Rodolfo Roselli*

La storia dei trucchi e sotterfugi per addomesticare il calcolo dei voti è vecchia quanto la Repubblica e non solo in Italia; e tutto è originato dal fatto che i partiti temono di applicare linearmente la volontà popolare. Insomma, il popolo vota a modo suo, ma il potere me lo conservo a modo mio.

Il 27 Maggio 1952 si tennero le elezioni amministrative, ove la DC non ripeté la grande vittoria delle elezioni politiche del 18 Aprile 1948. De Gasperi era preoccupato che alle vicine elezioni del 1953 la DC potesse perdere il controllo del Parlamento. Nacque così l'idea di cambiare la legge elettorale.

Il Consiglio dei Ministri, approfittando della maggioranza conquistata in Parlamento, approvò, il 18 Ottobre 1952, un disegno di riforma elettorale, introducendo un vistoso premio di maggioranza pari al 15% dei seggi, da dividere tra i partiti della coalizione che avessero raggiunto il 50%+1 dei voti validi su base nazionale. Il che voleva dire che, se 49 elettori su 100 avessero votato contro la coalizione vincente, il voto contrario di 15 elettori sarebbe stato annullato, anzi, trasformato in voto a favore del vincitore. Una legge fatta su misura per vincere, alla faccia dei 15 elettori contrari.

Questa legge fu venduta al popolo come l'introduzione del sistema maggioritario, utile per garantire una migliore governabilità del paese ed un esecutivo più stabile. La legge fu approvata, dopo un acceso dibattito, il 29 marzo 1953, ma non servì a nulla perché nelle successive elezioni del 7 giugno 1953 la coalizione della DC ebbe solo il 49,8% dei consensi e, quindi, la legge non poté essere applicata. Mancarono circa 57.000 voti. Fu chiamata la legge truffa.

Accanto a questa truffa si ebbe la manovra truffa delle opposizioni che, con mille sotterfugi più o meno leciti, riuscì a far annullare quasi un milione di schede elettorali valide. Quindi, truffatori da una parte e dall'altra; ma i veri truffati furono sempre gli elettori perché tutti i partiti, per motivi egoistici di potere, alterarono la volontà popolare. Da notare che oggi il nostro sistema maggioritario è molto simile alla legge truffa del 1953, oltre a contenere altri trucchi che con il sistema democratico non hanno nulla a spartire.

Ma forse è bene rammentare che questa trovata delle leggi elettorali con premio di maggioranza fu attuata la prima volta da Mussolini, nel settembre 1923, con la legge elettorale Acerbo. Con questa legge venivano assegnati i 2/3 dei seggi in Parlamento al partito che avesse raggiunto almeno il 25% dei voti. Nelle successive elezioni del 6 aprile 1924, il listone di Mussolini conquistò 374 deputati, presenti tutti in aula in camicia nera, lasciando all'opposizione circa 100 seggi. Seguì, il 30 maggio 1924, il discorso di opposizione di Giacomo Matteotti e, poco dopo, il suo assassinio.

Complimenti per i risultati ottenuti con questa legge elettorale maggioritaria! Ma per le regole elettorali fantasiose noi italiani, quando si tratta di arraffare pezzi di potere, siamo inarrivabili. In Sicilia, il 5 agosto 2004, l'Assemblea Siciliana approva, per un pelo, la nuova legge elettorale: 49 sì su 90. Con questa legge si modificava dal 3% al 5% lo sbarramento per entrare nelle liste elettorali per la Regione, le Province ed i Comuni dell'isola. Legge fatta apposta per eliminare tutti i piccoli partiti più deboli.

Anche qui, il voto contrario del 5% degli elettori siciliani non solo non doveva più contare ma essere considerato a favore dei partiti più forti. Comunque, la legge, dopo acceso dibattito e depurata di alcune sue parti, fu votata da tutti. Favorevoli i DS, la Margherita, Forza Italia, ecc. . Un comitato formato dai piccoli partiti promosse un referendum confermativo perché la legge non era stata approvata con i 2/3 dei voti. Con 110.000 firme venne convocato il referendum confermativo e il numero delle firme fece capire ai politici che la gente comune non era con loro. Come sempre, si confermò la potenza apolitica del referendum.

Dopo questa rivolta popolare, gli stessi partiti che prima l'avevano approvata si dichiararono favorevoli ad abolirla, con una coerenza veramente spettacolare. Ma non fecero i conti con gli elettori che, fregandosene dei partiti piccoli e grandi, con il referendum confermarono la validità della legge.

Conclusione, in Sicilia c'è una democrazia che applica lo sbarramento, nel resto dell'Italia c'è un'altra democrazia che vota con il Tatarellum adottato nel 2001; in Trentino si vota anche con la variante del "consigliere supplente", che è una sorta di assessorato spartito tra due persone che vanno e vengono a piacere.

Da notare che tutte le nuove leggi elettorali, sia con Mussolini sia dopo, furono approvate, stranamente, pochi mesi prima di ogni data fissata per le elezioni.

*tratto dall'intervento su radio Gamma 5 del 21.9.2005

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