NEW del 3 settembre 2005

 
 
       
 

Terrorismo : dialogo fra culture dove la guerra ha fallito
di Rita Guma

La Lega ha attaccato Mastella accusandolo di "meticciato" per l'invito a Afef Jnifen, e ieri Silvio Berlusconi l'ha invitata a palazzo Chigi ad un pranzo con il premier turco Erdogan. La modella e' quindi ora contesa come "consigliera e mediatrice culturale" per le questioni del mondo arabo e il marito Marco Tronchetti Provera, che non avrebbe voluto un coinvolgimento di Afef politicamente etichettato, parla di "impegno civile che io condivido".

Un altro personaggio noto al grande pubblico, il cantante Cat Stevens, e' divenuto consulente del governo in Gran Bretagna, in quanto islamico dal 1977 con il nome di Yusuf Islam. L'artista, dichiarato da tempo persona non grata negli Stati Uniti, fa parte di un gruppo di circa 100 musulmani reclutati dal governo di Londra come consulenti per il rapporto con gli Islamici.

La guerra al terrorismo si e' rivelata un fallimento, e finalmente si ricorre al dialogo fra le culture. Fra chi lo fa per necessita', chi per immagine e chi per virtu', e' questa la scelta che sta prendendo velocemente piede nel mondo, anche a livello di governi.

Lo stesso Tony Blair si e' piu' volte incontrato con i rappresentanti della comunita' islamica per studiare insieme le azioni da intraprendere contro il fondamentalismo che e' terreno di coltura ideale per gli aspiranti kamikaze. Quel famoso "humus" di cui parlano gli esperti antiterrorismo allarmati dalle recenti dichiarazioni video di Al Qaida ritenute un "timer per l'attivazione di potenziali cellule terroristiche" che si pensa vi siano anche in Italia.

Da noi il ministro dell'interno Beppe Pisanu - convinto in totale contrasto con il presidente del senato Marcello Pera che il "meticciato" sia cosa buona e giusta - ha pensato ad una consulta islamica presso il proprio ministero per dialogare e prevenire il fenomeno terrorista.

Come ogni giorno di piu' dimostrano la situazione irachena e quella afghana, infatti, con la guerra si puo' rovesciare un dittatore, non si puo' fermare ne' la guerriglia ne' il terrore, perche' questi operano in modo imprevedibile, a macchia di leopardo, restando silenziosi per giorni, mesi o anni e risvegliandosi all'improvviso. Il terrorismo, poi, convive con i cittadini tranquilli ed esplode quando meno ce lo aspettiamo in qualsiasi punto del mondo.

Non c'e' alcuna possibilita' di bloccare tutte le cellule impazzite su un globo abitato da sei miliardi di persone, dato che un singolo puo' farne saltare in aria migliaia. L'arma per ridurre al lumicino i fanatici e' eliminare il fanatismo, ma la contrapposizione, la discriminazione e l'odio non fanno che alimentare questo fanatismo. Lo dice l'associazione editori del mondo, lo dicono studi effettuati sui gruppi terroristici, lo affermano ex agenti della CIA ed ex consulenti del Foreign Office.

Il dialogo invece si dimostra uno strumento vincente, anche se non incute terrore nei cittadini chiamati alle urne inducendoli a votare quindi senza pensare, ne' fa guadagnare miliardi di miliardi ai costruttori di armi necessarie per le varie guerre "sante", "al terrore" o "per esportare la democrazia" che siano, ne' permette di saccheggiare risorse nei Paesi occupati in cui si uccidono senza processo migliaia di civili presunti amici dei presunti terroristi ma che in alcuni casi volevano solo opporsi all'invasore o abitavano semplicemente nei paraggi del raid aereo.

Anche l'ONU ha iniziato un progetto per il dialogo fra culture, riconoscendo che la contrapposizione fra esse viene esasperata dagli estremisti di ogni colore e sfruttata dai terroristi per fare proseliti e convincerli a lanciarsi su chi ritengono li odi, disprezzi e calpesti e quindi e' a sua volta da odiare ed eliminare.

Speciale terrorismo con dossier terrorismo islamico

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