NEW del 17 agosto 2005

 
     

Intercettazioni , alta finanza e farabutti
di R
odolfo Roselli

Un parlamentare ha definito farabutti tutti coloro che hanno consentito e divulgato le intercettazioni telefoniche, e in particolare, quelle riguardanti il caso della Banca d'Italia. Dal suo punto di vista, non si può non essere d'accordo, tenendo presente che tutto quello che è avvenuto è stato sempre accuratamente sostenuto e legalizzato dalle normative emanate dal Parlamento.

A differenza di quanto avviene alla Federal Riserve degli Stati Uniti, o alla Bundesbank tedesca, il nostro Parlamento non ha mai contestato le decisioni e i provvedimenti presi dalla Banca d'Italia, non su base collegiale, ma dal solo Governatore. All'estero queste decisioni sono frutto di un Direttorio di finanzieri indipendenti, e non nominati - come in Italia - esclusivamente dal Governatore.

Nessuno, nel Parlamento, ha avuto nulla da obiettare sull'evidente conflitto d'interessi tra la protezione della stabilità delle banche italiane, e la tutela della concorrenza del mercato creditizio internazionale. Due aspetti che, proprio perché in contrasto tra loro, all'estero vengono affidati a istituzioni diverse: da una parte la Banca Centrale e dall'altra l'autorità indipendente sulla concorrenza. La cosa, affidata alle decisioni di una sola persona, non solo è cretina, ma inefficace, e pone la persona in condizioni ideali per fare pasticci.

Nessuno, nel Parlamento, ha agito per prevenire un altro conflitto d'interessi, tra la protezione della stabilità delle banche italiane e la protezione e tutela dei risparmiatori che, casualmente, sono anche gli elettori dei parlamentari. Conflitto d'interessi che ha rovinato migliaia di famiglia trascinate, a loro insaputa, nei casi Cirio, Parmalat etc. e che, dando la massima discrezionalità ad una sola persona, l'ha costretta, anche se non ne avesse avuto voglia, ad essere responsabile di atti illegali, arbitrari e corrotti.

Ma i risparmiatori hanno pagato a caro prezzo, prima dei casi Cirio e Parmalat, il salvataggio del Banco di Napoli, il salvataggio di alcune Casse di Risparmio meridionali, coinvolgendo l'ex Cariplo, tutte operazioni che non hanno suscitato la benché minima interrogazione parlamentare, per la verifica dei costi diretti o indiretti per la comunità, tutte operazioni tenute accuratamente nascoste. Davanti a questo teorico quadro normativo, anche se costruito su misura, di regolamenti, fatti dalla fabbrica delle leggi, che è il Parlamento, come si possono fare obiezioni, proteste o peggio insinuazioni? Chi ha applicato queste norme, naturalmente a modo suo, non solo è, come si dice, "in una botte di ferro", ma ha anche il diritto di offendersi, se qualche sconsiderato volesse vederci chiaro.

Ma c'è di più perché oggi tutti parlamentari coinvolti in traffici con le banche, parlamentari appartenenti a tutti i partiti, si preoccupano unicamente a porre dei limiti alle intercettazioni, nonostante siano ampiamente protetti da una Costituzione che all'art. 68 e con la legge 140, sancisce che ogni intercettazione su un parlamentare debba essere autorizzata anche dalle Camere. Roba demenziale, equivalente a dire ad un malfattore, guarda che domani arriva la polizia per arrestarti. Ma tutto questo oggi non basta, perché si chiede di non fare mai più intercettazioni ai politici, si chiede di punire severamente chi le fa e le rende note, si chiede perfino che alle poche concesse ai PM sia esteso al massimo il segreto.

Da notare che tutti gli sforzi sono tesi a tenere nascosti i discorsi che si fanno i parlamentari tra loro e con i terzi. Chi non ha nulla da nascondere, chi ha la coscienza a posto, chi rispetta le regole e fa sempre il suo dovere, non avrebbe alcun interesse a nascondere questo contenuto, anzi, la sua divulgazione dimostrerebbe pubblicamente la sua onestà cristallina. Evidentemente per tutti i nostri parlamentari questo non è il caso. E allora, come si permettono quei "farabutti" di magistrati di ordinare le intercettazioni telefoniche, come si permettono di passarle alla stampa, come si permettono quei "farabutti" di giornalisti di pubblicarle senza il permesso di Antonio Fazio e della moglie Cristina? Occorre che queste spiate cessino, e per eliminarle basta tagliare i fondi necessari agli organi giudiziari, e così tutto ritornerà nel silenzio tombale, e gli affari si potranno fare meglio. Si risparmieranno, tra l'altro, anche 15 milioni di euro all'anno.

E poi il contenuto delle intercettazioni, come afferma il Ministro della Giustizia Castelli, è irrilevante. Ha ragione dunque Bertinott di dire che la fuga di notizie lui ha il dovere di non prenderla in considerazione. Ha ragione Massimo D'Alema, di difendere sempre l'operato del Governatore, anche in relazione ai fatti Cirio e Parmalat, insieme al suo compagno Pierluigi Bersani. Ha ragione Bondi, che le intercettazioni sono giudicate una vicenda nauseabonda e, su quest'ultima parola, sono pienamente d'accordo, ma dipende solo dall'angolazione dalla quale si vede. Ha ragione Silvio Berlusconi, uomo giudicato in piena salute, dal suo medico, sindaco di Catania, che per una tonsillite, probabilmente comunista, è costretto a disertare una riunione del Consiglio dei Ministri, ove probabilmente, avrebbe dovuto prendere una posizione nella vicenda Fazio. Anche i medici commettono errori.

Ha ragione la Lega, a difendere, da sempre, la coppia Fazio-Fiorani, salvatori della Banca della Lega Nord. E poi, tutte le conversazioni fatte nelle intercettazioni non sono state capite e, come al solito, i giornalisti esagerano e sono, oltre che "farabutti", anche "cretini", perché non capiscono, sia quello che dice Silvio, sia quello che dicono altri. Ad esempio quando Cristina Rosati, moglie di Fazio, e lui presente, alle ore 21 del 27 giugno, dice al telefono a Fiorani "mica mi puoi trattare così Giampiero! " non si riferisce ad accordi segreti, ma probabilmente ad altri rapporti non finanziari, sui quali ognuno può trarre le conclusioni che vuole.

Quando Fazio, al telefono dice a Fiorani "guarda che stavo scherzando quando ho detto che son venuto in ufficio per te", effettivamente scherzava, perché da buon meridionale, lui in ufficio non ci va, ma preferisce farsi gli affari suoi altrove. Rispetta la regola, lo stipendio è una sovvenzione, il lavoro si paga a parte. Che siano poi semplici conversazioni di altro genere, lo confermano le frasi che Cristina Rosati dice per telefono a Fiorani alle 21,50 del giorno 28 giugno. E cioè, Rosati : "Oh che non mi vuoi più bene ?" e Fiorani :"No, no"e la Rosati : "Sono gelosa, sono gelosa" etc. Dispiace per Antonio Fazio, ma sono cose che succedono ! Quando parlavano di bazooka, evidentemente parlavano dell'Iraq, quando Fiorani ha detto alla Rosati," tu sei l'aquilone e devi volare alto…" parlavano dei giochi sulla spiaggia dei bambini, e non della regia della signora nell'affare. Insomma tutti equivoci, pettegolezzi, interpretazioni sbagliate, nulla di più.

E poi come poteva, il giornalista ragioniere Gianpiero Fiorani, che 28 anni fa voleva fare il cronista di cronaca nera , e che invece, con laurea in Scienze politiche e senza esperienza professionale, spinto in banca dietro uno sportello, essere cosi esperto di finanza da montare una tale "pirateria finanziaria", come definita dal giudice Forleo? E' stato un giovanotto ben raccomandato, come è norma in Italia, che entra nelle grazie del direttore generale della Banca di Lodi, Angelo Mazza, che lo piazza subito a capo degli sportelli siciliani. Entra poi nella banca Rasini e la sua Banca è rilevata dai Rovelli e diviene la banca che, per tradizione, ha sempre curato gli affari della famiglia Berlusconi. Fiorani sa benissimo che negli archivi della banca sono conservati moltissimi atti, ufficiali e non, che hanno dato vita all'impero di Silvio Berlusconi.

E così, di salto in salto, diviene amministratore delegato della Banca di Lodi e, nel 2003, arriva ad acquistare 21 banche, e le attività passano da 6 a 43 miliardi. Un ragazzo con amici dappertutto, come i Barilla, Colaninno, Paolo Berlusconi, Marcello Lippi commissario tecnico della nazionale, e passeggia a braccetto con il Governatore e diviene pupillo proprio di Antonio Fazio. Insomma un bravo ragazzo, lavoratore, molto fortunato, molto dinamico, un buon cristiano, molto cattolico, come possono testimoniare i suoi numerosi amici cardinali, e sostenitore anche di costose iniziative della CEI, del Cardinale Ruini. Una perla d'uomo.

Il problema è che quei farabutti d'Italiani, i soldi dei quali Fiorani ha saputo così bene amministrare a suo favore, per queste minuzie, ora pretenderebbero di capire meglio, quello che intendeva dire con le telefonate a Fazio e famiglia. Vorrebbero sapere, per quale ragione il Governatore prima ha detto sì all'ultima operazione finanziaria e poi ha detto no. Vorrebbero - nientedimeno - fare chiarezza su come è riuscito a raccogliere tanti soldi da competere con una delle più grandi banche olandesi ed europee.

Questi farabutti, che domandano cose personali e delicatissime, e che non permettono ad un onesto lavoratore di guadagnarsi il pane, e magari tutta la panetteria. Questi farabutti d'italiani che non hanno ancora capito, che bisogna a loro tacere tutto, che non devono sapere nulla, come si fa con i bambini, e che devono soltanto portare i soldi in banca, e poi dire loro definitivamente addio.

Amici, ora domando a voi, questi sono i farabutti?

intervento su Radio Gamma5 del 17.8.2005

Speciale Mani Pulite

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