NEW del 18 luglio 2005

 
 
       
 

Terrorismo e procura antimafia : ce ne parla Armando Spataro
di Giulia Alliani

"Sono contrario a un nuovo ufficio con poteri di azione diretta. Sono invece favorevole ad attribuire alla Procura nazionale antimafia delle funzioni di coordinamento tra le 26 procure che si occupano di terrorismo. Avremmo bisogno di una banca dati dove convogliare tutte le informazioni. Ma ci rispondono che non si puo'. Non ci sono risorse" dice al settimanale L'Espresso Vittorio Borraccetti, procuratore della Repubblica a Venezia.

In un'intervista al Corriere della Sera, anche Armando Spataro, Procuratore Aggiunto della Repubblica presso il Tribunale di Milano e Coordinatore del Dipartimento Terrorismo ed Eversione, sostiene che "Manca (nel piano presentato dal Ministro Pisanu: ndr) la previsione di una struttura di coordinamento, che potrebbe individuarsi nella Direzione nazionale antimafia".

E aggiunge: "Quella di una procura con compiti investigativi è una sciocchezza contraria alla nostra tradizione giuridica e all'efficienza delle indagini. Il ministro invita i magistrati all'autocoordinamento, che già c'è, ma la banca dati che abbiamo chiesto ci è stata fin qui negata". Se due magistrati che da anni si occupano di antiterrorismo sono dello stesso parere, e non vedono la necessita' di una nuova "superprocura", qualche buon motivo certamente ci sara'.

Ed e' proprio il dottor Armando Spataro che oggi ci illustra dettagliatamente il perche' delle sue dichiarazioni al Corriere. Di seguito la sua spiegazione e le sue proposte.

"Si può intendere la "Superprocura Antiterrorismo" in due modi. Il primo consistente nell'affidamento alla struttura dell'attuale Direzione Nazionale Antimafia (evidentemente previo allargamento dell'attuale organico e aggiustamento della sua denominazione), per il settore del terrorismo (reati di cui all'art. 51 3 quater cpp), delle stesse competenze che ha per i reati di cui all'art. 51 c. 3 bis cpp. In alternativa ed in subordine, potrebbe essere creata una struttura parallela per il terrorismo, ma sempre con le stesse competenze della DNA".

"Sono favorevole alla prima soluzione, un pò meno alla seconda. Le ragioni:
1) questa ipotizzabile innovazione non altererebbe la struttura degli uffici del PM come è conosciuta in Italia e, dunque, non attribuirebbe alla Procura Nazionale Antiterrorismo poteri di indagine e di promuovimento dell'azione penale in via diretta . Come l'attuale DNA, invece, il suo ruolo si esaurirebbe nella funzione di favorire il coordinamento delle Procure Distrettuali e, anche attraverso il sistema di banca dati che essa attualmente gestisce, lo scambio di informazioni;
2) sarebbe possibile sfruttare un'esperienza di rapporti a livello internazionale che la DNA ha già maturato e sarebbe possibile estendere al campo del terrorismo l'uso della già citata banca dati, attualmente funzionante solo per i reati di cui all'art. 51 c. 3 bis cpp;
3) la legge italiana su Eurojust prevede che - contrariamente agli altri Stati (che ne hanno solo uno o, al massimo due, di cui il secondo sostituto del primo per i soli casi di sua assenza o impossibilità) - l'Italia abbia ben 26 referenti nazionali per il terrorismo (tante quante sono le procure distrettuali competenti sul terrorismo ex art. 51 c. 3 quater cpp): la cosa è grottesca! Pensate che, con grande meraviglia dei colleghi stranieri, nell'ultima riunione a L'Aja, io ed il collega Borraccetti ci siamo presentati come informalmente "delegati" anche dagli altri 24 Procuratori Distrettuali (che si erano a tale scopo precedentemente riuniti)".

"Il secondo modo di pensare la Superprocura Antiterrorismo è quello di alcuni colleghi - non di tutti, a dire il vero - della Procura di Roma. Li cito - sia ben chiaro - senza alcun intento denigratorio, anche perchè ho stimo di quei colleghi e ne sono sinceramente amico, ma perchè si tratta effettivamente degli unici magistrati, tra quelli delle Procure Distrettuali competenti ex art. 51 c. 3 quater cpp, che pensano sia utile istituire una Superprocura competente per tale materia su tutto il territorio nazionale, funzionante come un ufficio del PM a tutti gli effetti (cioè con poteri di indagine e di promuovimento dell'azione penale, conseguentemente sottratti alle Procure Distrettuali)".

"Ho definito questa ipotesi - nella citata intervista al Corriere - una "sciocchezza contraria alla nostra tradizione giuridica" proprio per segnare la distanza abissale delle valutazioni della quasi totalità dei magistrati inquirenti da questa scelta. Infatti:
1) essa snaturerebbe la struttura del PM in Italia, determinando la istituzione di un unico ufficio competente su tutto il territorio, centralizzato e gerarchicamente sovraordinato rispetto alle altre Procure, con lesione del principio della collocazione territoriale diffusa ed orizzontale del titolare dell'azione penale;
2) si tratterebbe di una scelta contraria al principio di efficienza e di buona amministrazione, determinando una grave cesura tra PM e P.G. territorialmente competente. C'è qualcuno che pensa che la P.G. operante per un fatto di terrorismo commesso a Torino o Trento possa essere meglio diretta da un PM con ufficio a Roma (sia pure per l'occasione eventualmente inviato nel luogo delle indagini) ? Il collegamento tra PG e PM, infatti, deve essere stabile e permanente, e deve coprire anche i periodi di stasi investigativa (dedicati eventualmente allo studio delle strategie future etc.);
3) non ha senso logico pensare ad una SuperProcura antiterrorismo se non si istituisce anche un Tribunale speciale, unico, competente per i reati commessi su tutto il territorio nazionale. Altrimenti, daremmo luogo al PM nazionale itinerante presso decine e decine di Tribunali del Paese".

"Ma, quanto alla istituzione di un Giudice speciale, le mie resistenze sono ben più forti di quelle che manifesto contro la istituzione di un PM speciale: non ho bisogno - credo - di spiegarne le ragioni. Niente fughe in avanti, dunque! Ripeto: la Superprocura Unica Antiterrorismo sarebbe non solo una scelta contraria al principio di efficienza, ma introdurrebbe un grave vulnus al nostro ordinamento, già così tartassato e tartassando. Non ne abbiamo avuto bisogno lungo oltre 20 di lotta (dico "lotta", sperando di non scandalizzare qualcuno) al terrorismo interno ed alle mafie e, credo, non ne abbiamo bisogno neppure adesso".

"Prendiamo atto, piuttosto, che il coordinamento va favorito e potenziato: dal 2003, a dire il vero, su impulso delle Procure di Bologna, Brescia, Firenze, Milano, Napoli, Torino e Venezia, i pubblici ministeri distrettuali competenti sul terrorismo hanno iniziato ad incontrarsi ed a scambiarsi informazioni. Le riunioni oggi sono convocate presso la Procura di Roma e vi partecipano i rappresentanti di tutte - o quasi - le Procure Distrettuali, nonchè il componente italiano di Eurojust. Abbiamo chiesto formalmente al Governo di realizzare una banca dati nello specifico settore, ma ci è stato risposto "picche". Ciascuna Procura distrettuale, così, sta realizzando artigianalmente il proprio archivio informatico. Abbiamo poi ripreso in mano il coordinamento della P.G. la quale in alcuni casi - e limitatamente solo ad alcuni corpi - tendeva essa stessa ad assumere quel ruolo rispetto alla A.G. ...".

"Insomma - conclude il dottor Spataro - abbiamo molta strada ancora da compiere, ma un pezzo consistente ce l'abbiamo alle spalle. Perchè molti di noi sono nati e cresciuti professionalmente alla cultura del coordinamento e dell'indagine di gruppo... Quella che abbiamo insegnato - e dobbiamo ancora essere capaci di insegnare - a livello internazionale. Ove l'indipendenza della magistratura italiana (che nessuna riforma normalizzante potrà piegare) ed il rapporto di dipendenza della P.G. dal P.M. costituiscono, nonostante tutto, un esempio, talvolta un miraggio".

Speciale terrorismo con dossier gruppi islamici in Italia


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