NEW del 13 luglio 2005

 
 
       
 

Terrorismo e psicosi : il ruolo dell'informazione
di Giulia Alliani

"Una bomba suicida puo' costituire l'estremo atto di devozione e rappresenta quindi l'incubo estremo degli addetti alla sicurezza: un attacco il cui ingrediente essenziale non e' la preparazione, o la tecnologia sofisticata, ma la dedizione ad una causa. Una tattica che si e' dimostrata efficace in citta' come Beirut, Gerusalemme e Baghdad, e che, secondo gli esperti della sicurezza, trasmigrera' verso altre parti del mondo".

Cosi' oggi il New York Times riflette sulle ultime notizie provenienti da Londra. "Se verra' provato che l'attentato di Londra e' opera di un attacco suicida, il nostro modo di vivere potrebbe dover cambiare, nel terrore di episodi di emulazione, e in una nuova coscienza dell'impotenza delle solite misure che comprendono controlli sull'immigrazione e pubblici inviti a segnalare la presenza di pacchi sospetti".

"Un attentatore suicida potrebbe essere chiunque", dice Daniel Benjamin, ex funzionario dell'amministrazione Clinton ed esperto di terrorismo. "Non ha bisogno di preparazione, solo di indottrinamento. Non se ne puo' delineare un profilo; e' questo che rende difficile trovare il modo per difendersene". E' questo che rende lui cosi' sfuggente e noi cosi' impotenti.

"Certamente gli Stati Uniti si sono gia' confrontati l'11 settembre con attentatori disposti a morire per una causa" nota il New York Times, "ma allora l'operazione prevedeva sequestratori, aerei, e una coreografia molto piu' complicata della semplicita' agghiacciante di quel poco che si richiede per salire sulla carrozza di un metro o su un autobus e far esplodere una bomba, come pare abbia fatto uno degli attentatori della settimana scorsa a Londra".

Speciale terrorismo con profilo del terrorista


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