NEW del 06 luglio 2005

 
     

Stati Uniti : giornalisti contestano prigione per segreto sulle fonti
di Gabriella Mira Marq

Si tiene oggi negli Stati Uniti una protesta nazionale dei giornalisti per la difesa del segreto sulle fonti che e' stato recentemente minacciato in alcuni casi giudiziari in cui i giornalisti rischiano il carcere per intralcio alla giustizia se non rivelano le fonti delle loro informazioni.

La scorsa settimana la Corte Suprema ha rifiutato di ricevere il ricorso di due giornalisti coinvolti in casi di questo tipo. Le organizzazioni internazionali di difesa della liberta' di stampa argomentano che questa decisione dara' a diversi governi autoritari del mondo ulteriori giustificazioni per poter prendere provvedimenti severi sulla stampa.

I due sono la giornalista del "New York Times" Judith Miller ed il reporter della rivista "Time" Matthew Cooper, che hanno ricevuto l'ordine dal gran giuri' di testimoniare entro il 6 luglio o affrontare la prigione fino a 18 mesi. Inoltre i due hanno dovuto pagare indennita' di 1000 dollari per ogni giorno di ritardo.

Il caso che li vede coinvolti e' quello seguito dal procuratore speciale Patrick Fitzgerald, nominato per indagare sulla fuga di notizie sull'agente della CIA Valerie Plame. Miller dice che e' pronta ad andare in prigione piuttosto che rivelare le sue fonti o testimoniare. Nonostante le obiezioni di Cooper, un caporedattore di Time ha invece acconsentito a girare i documenti del giornalista al procuratore speciale. Tuttavia, Fitzgerald dice che Cooper potrebbe evitare la prigione acconsentendo a testimoniare davanti al Gran Juri'.

Il Comitato internazionale per la protezione dei i giornalisti dice che procuratori e giudici degli Stati Uniti stanno dando un esempio negativo al resto del mondo. In Venezuela, ad esempio, il presidente Hugo Chávez ha citato i casi di Cooper e Miller quando i critici internazionali hanno criticato severamente la nuova legge sui media di Caracas.

L'associazione americana della stampa commenta che senza misure di sicurezza che garantiscono la riservatezza delle fonti giornalistiche, la capacita' dei media di informare il pubblico sara' indebolita. Infatti difficilmente una fonte vorra' fornire informazioni alla stampa se rischia di essere messa allo scoperto.

La decisione della Corte Suprema ha attratto anche gli strali dello speciale inviato per la liberta' di espressione dell'Organizzazione degli Stati Americani Eduardo Bertoni , il quale ha detto che la minaccia di azioni legali contro i giornalisti e le loro fonti produrra' un effetto tragico sui nuovi media.

Egli ha ribadito che "Il diritto alla confidenzialita' e' essenziale per il lavoro del giornalista finalizzato all'importante funzione pubblica di fornire e divulgare informazione".

Bertoni sottolinea che la Dichiarazione dei Principi della Liberta' di espressione, sottoscritta dall'organizzazione degli Stati Americani, compresi gli USA, dice che "ogni comunicatore sociale ha il diritto di tenere la sua fonte di informazione" nel suo archivio confidenziale.

Reporter senza frontiere e il centro americano PEN per la liberta' di stampa hanno invece chiesto al Congresso degli Stati Uniti di sostenere una proposta di legge federale che garantisca ai giornalisti un "privilegio assoluto" sulla segretezza delle fonti.

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