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NOTIZIARIO del 05
febbraio 2005
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Uccisione
di Nicola Calipari occasione di riflessione A volte accadono cose brutte, bruttissime, che non si vorrebbe mai accadessero, eppure esse producono effetti che non sono tutti negativi. I sostenitori del tutto bianco e tutto nero e della guerra buona in Iraq avranno infatti un bel po' da interrogarsi adesso. I sostenitori del governo dovranno chiedersi quanto vale l'amicizia dell'Italia per gli USA nel momento in cui non e' morta una giornalista con idee sgradite al potere, ma un agente dei servizi italiani. E gli stessi agenti dell'intelligence e gli altri militari e funzionari si chiederanno quanto vale per il governo la vita di un agente. E tutti noi ci dovremo porre queste ed altre domande, non solo le domande su cosa c'e' dietro, ma su cosa c'e' davanti a noi. Ricapitolando, per poi porre le domande, Giuliana Sgrena, previo forse il pagamento di un cospicuo riscatto, e' stata liberata dai suoi rapitori, che l'avrebbero trattata bene e, si dice, avvesrtita che rischiava la pelle. Sgrena sale in auto e passano tutti i controlli americani. Il governo di Baghdad conferma di essere sempre stato al corrente dei movimenti degli 007 italiani e di aver saputo preventivamente della imminente liberazione della giornalista de Il Manifesto. A poche centinaia di metri dall'aeroporto di Baghdad, sulla strada resa scivolosa dal fango e dalla pioggia e sulla quale era dunque impossibile correre, un faro illumina l'auto e gli agenti del Sismi con la giornalista vengono fatti segno di numerosi spari. Nicola Calipari si butta sulla Sgrena salvandola ma perdendo la vita. I cellulari fino ad allora rimasti accesi in collegamento con palazzo Chigi, dove c'e' anche Pier Scolari, il compagno di Giuliana, vengono spenti dagli Americani e, spiega poi la giornalista in ospedale al Celio, passa molto tempo prima che arrivino i soccorsi, sebbene uno dei nostri agenti sia ferito gravemente. Cosa e' successo in tutto quel tempo? E perche' i militari di quello specifico check point ignoravano cio' che il governo iracheno ad interim e tutti i loro colleghi dei precedenti posti di blocco sapevano? Il Pentagono indaghera' (per insabbiare?), la nostra magistratura indaghera' e gia' il ministro Castelli ha firmato le rogatorie per ottenere testimonianze e documenti sull'accaduto, e certamente, anche se la versione ufficiale del SISMI e' che l'ipotesi di un'azione voluta per eliminare la Sgrena sarebbe infondata, indagheranno i nostri agenti segreti. In Iraq e in tutto il mondo gli USA hanno sempre protetto i loro soldati e sono sempre sfuggiti al tribunale penale dell'ONU, declinando e facendosi in casa inchieste quasi sempre conclusesi con il nulla, anche in caso di confessione del reo (vedi caso dell'hotel Palestine a Baghdad). In 40 Stati poveri l'immunita' l'hanno comprata a suon di finanziamenti con specifici accordi. Pochi Stati hanno dignitosamente rifiutato, anche perche' di solito queste somme le incamerano pochi potenti e le eventuali vittime degli "errori" delle truppe USA sono in genere i poveracci. E ricordiamo il caso del Cermis... La condanna degli aguzzini di Abu Ghraib e' un fatto insolito, un'eccezione che fa pensare che dietro vi fosse ben altro, e che i pochi subalterni siano stati sacrificati per coprire i capi o agenti della CIA. In definitiva gli Stati Uniti difendono a spada tratta i loro soldati. La domanda che qui si dovranno porre i membri del SISMI e i sostenitori della politica antieuropeista ed interventista e' come e quanto l'Italia difende invece i suoi, di militari. La beffa e' che Silvio Berlusconi amico degli USA non puo' difendere i propri soldati se gli USA non sono d'accordo a dargli soddisfazione... Ferrara non potra' dare la colpa a L'Unita' e Calderoli o Berlusconi ai Comunisti, quindi tutti si accorgeranno presto che alleata significava subalterna, sebbene l'esistenza delle basi NATO, interessante per gli USA, riuscira' a temperare il fastidio provato dalla Casa Bianca ogni volta che si rimprovera qualcosa ai suoi militari e qualche soluzione di facciata verra' trovata. Ovviamente non criminalizzo l'America in toto, ma nella mia difesa della verita', dell'informazione e dei diritti umani, non posso che condannare i governanti che prendono decisioni contro questi valori, di qualsiasi Stato essi siano. La morte di Nicola Calipari - cui il presidente Ciampi conferira' giustamente la medaglia d'oro per la sua azione - sara' dunque un'occasione di riflessione per tutti quelli che ad oggi riuscivano a rigirare la frittata o davvero ci credevano, perche' imbeccati o perche' ideologizzati. Forse sara' il caso per molti di riconsiderare l'ipotesi europeista e l'idea che l'Europa si faccia portatrice di valori diversi di quelli degli Stati Uniti, o almeno di questa amministrazione USA. L'unione (in questo caso Europea) fa la forza, mentre chi vive dei favori dell'egemone e lo blandisce deve ingoiare ogni rospo, e resta da solo quando il potente decide di farne a meno.
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