NOTIZIARIO del 03 febbraio 2005

 
     

Giustizia : giudice elettivo e giudice in vendita
di Giulia Alliani

Secondo il quotidiano "la Padania" del 1 febbraio - che riporta alcune affermazioni del ministro della Giustizia italiano, Roberto Castelli - il tema della elezione popolare dei magistrati, da sempre caldeggiato dal Carroccio, dopo le polemiche seguite alla sentenza del gup di Milano che ha assolto cinque estremisti islamici dall'accusa di terrorismo internazionale, «č un tema che la Lega proporrą nella campagna elettorale per il 2006».

Roberto Castelli ha risposto a Lecco alle domande dei cronisti a margine di un convegno sulla sicurezza organizzato dai Giovani imprenditori della Confcommercio: «Noi stiamo studiando - ha detto il ministro - una profonda revisione del titolo IV della Costituzione che regolamenta i rapporti tra i poteri. E, tra le varie questioni, c'č proprio quella della elezione diretta dei magistrati».

Siamo tuttavia sicuri che il sistema elettivo non presenterebbe il pericolo di farci incorrere in guai anche peggiori di quelli di cui soffre attualmente la giustizia italiana? Prima di fare affermazioni trionfalistiche converrebbe forse dare un'occhiata la' dove il sistema elettivo e' in vigore.

Certo non son tutte rose e fiori. Lo testimonia un processo che e' in corso proprio in questi mesi a New York e che riguarda una presunta "compravendita di cariche giudiziarie". La faccenda e' abbastanza complicata ma, all'epoca delle indagini, l'Economist, tra il giugno e l'ottobre del 2003, vi aveva dedicato alcune cronache piuttosto significative di cui vi proponiamo qualche stralcio.

"Brooklyn, New York. Le accuse nei confronti di Clarence Norman, leader locale del Partito Democratico, sono state il primo passo nell'indagine sulla vendita dei posti di giudice a Brooklyn. Il Signor Norman e' accusato di tenere sotto controllo un torbido sistema grazie al quale i candidati che concorrono alla carica di giudice di tribunale ricevono una specie di investitura da parte del Partito Democratico.

Le difficolta' incontrate a New York da parte dei candidati impegnati nella campagna elettorale per un posto di giudice, fanno si' che venga invariabilmente eletto il candidato sostenuto dal partito di maggioranza.

Recentemente alcuni dei candidati sostenuti da Norman sono finiti nei guai. Sono accusati di avere ricevuto denaro da alcuni imputati e di averne dato a loro volta a vari organismi controllati da Norman. Uno di loro e' gia' in carcere, un altro e' stato incriminato.

Due giudici sostengono di essere stati minacciati di perdere il sostegno del Partito Democratico se non avessero versato dei contributi. Un ex-giudice del tribunale civile ha dichiarato che Norman avrebbe minacciato di ritirare il suo nome da quelli dei candidati alle elezioni se avesse rifiutato di servirsi dei suoi costosissimi consulenti per la campagna elettorale.

Il problema si e' manifestato in tutta la sua gravita' solo nell'autunno scorso, quando una madre disperata ha dichiarato che un altro candidato di Norman, il giudice Gerald Garson, aveva affidato all'ex-marito la custodia dei due figli in cambio di una somma di denaro.

Garson e' stato incriminato per corruzione, e pare che il fatto costituisca un ulteriore elemento atto a confermare l'impressione del Procuratore Distrettuale di Brooklyn, Charles Hynes, che i posti di giudice siano in vendita".

Speciale Giustizia


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