NOTIZIARIO del 16 luglio 2004

 
     

Darfur : dai ribelli 6 condizioni per trattare la pace
di Carla Amato

I gruppi ribelli del Darfur hanno posto sei condizioni per i colloqui di pace con il governo sudanese, incluso il disarmo delle truppe arabe e l'istituzione di una commissione internazionale d'inchiesta sui crimini di genocidio commessi nella travagliata regione del Darfur.

Ahmed Tugod Lissan, esponente del movimento ribelle Giustizia ed Uguaglianza, affiancato dagli ufficiali dell'armata di liberazione del Sudan, ha detto oggi che i due gruppi si sono accordati per dialogare con l'Unione Africana, che ha tenuto una cerimonia di apertura delle trattative ieri nella sua sede etiopica, ma ha precisato che non inizieranno alcun dialogo politico finche' il Sudan aderira' alle condizioni proposte dai due movimenti ribelli. Tuttavia i due gruppi terranno incontri separati con i rappresentanti dell'Unione Africana.

Le altre quattro condizioni sono la cattura dei criminali che abbiano commesso genocidio, affinche' vengano assicurati alla giustizia, creare un corridoio umanitario per portare ai profughi cibo ed altri generi di prima necessita', il rilascio dei prigionieri di guerra detenuti e la creazione di un contesto neutrale per le future trattative. I ribelli non reputano infatti neutrale Addis Abeba perche' il governo etiope e' in ottimi rapporti con quello di Khartum.

Il comandante dei ribelli ha detto di ritenere che il governo sudanese sia stato indotto ad onorare le promesse fatte al segretario generale dell'ONU Kofi Annan ed al segretario di Stato USA Colin Powell che hanno di recente visitato il Paese. Annan era stato perentorio sulla cessazione delle violenze da parte dei miliziani arabi Janeweed nella regione, e Colin Powell aveva minacciato sanzioni nei confonti del Paese africano.

L'ONU ha calcolato che i combattimenti hanno costretto alla fuga circa un milione di persone, generando una delle maggiori catastrofi umanitarie del mondo. Migliaia di donne sono state violentate, circa 30000 persone sono state uccise e oltre 200000 si sono rifugiate nel vicino Ciad.

La situazione e' divenuta piu' urgente a causa dell'approssimarsi della stagione delle piogge che affligge quella zona del Darfur e degli avvertimenti degli operatori umanitari, che hanno sottolineato come questi rovesci stagionali impediranno l'accesso dei convogli umantitari alla regione.

Durante le trattative dovrebbe valere il "cessate il fuoco", ma gli sforzi di pace nel Darfur restano difficili, a dispetto delle pressioni dell'ONU, degli Stati Uniti e delle 53 nazioni che compongono l'Unione Africana, anche perche' non e' chiaro quanto il governo sudanese sia coinvolto nel sostegno alle milizie arabe, come denunciato dalle associazioni umanitarie.

I negoziati di Addis Abeba sono condotti dal confinante Ciad, dall'Unione Africana - che ha inviato 120 osservatori per i diritti umani nella regione - e dalle Nazioni Unite, mentre gli USA e l'UE - che ha stanziato proprio due giorni fa 18 milioni di euro per il Darfur - fungono da osservatori.

by www.osservatoriosullalegalita.org

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