NOTIZIARIO del 06 luglio 2004

 
     

Iraq : Allawi a Siria e Iran " truppe devono restare "
di red

All'indomani dell'appello congiunto Siria-Iran per un rapido ritiro delle forze occupanti l'Iraq, il primo ministro iracheno Iyad Allawi si e' appellato ieri a Damasco e Teheran perche' sostengano la presenza della forza multinazionale in Iraq.

I presidenti siriano e iraniano Bachar Al-Assad e Mohammad Khatami, avevano lanciato domenica a Teheran la loro comune esortazione al ritiro delle truppe occupanti a guida USA.

Allawi, che si e' rivolto si e' rivolto dagli schermi della TV satellitare Al-Arabiya ai capi di Stato dei due Paesi chiamandoli "fratelli", ha detto che essi "devono rivedere le loro posizioni nell'interesse dell'Iraq. Anzi, essi devono sostenere la presenza delle forze multinazionali".

Allawi ha detto che "in Iraq non ci cono piu' forze di occupazione. Ci sono forze multinazionali presenti su richiesta dell'Iraq e del governo iracheno. La loro presenza e' essenziale per assicurare la sicurezza".

"La partenza in questo momento di queste forze multinazionali - ha dichiarato Allawi - potrebbe significare una catastrofe per l'Iraq... La mia speranza e' che la pace e la stabilita' siano ristabiliti e che questi Paesi siano al fianco dell'Iraq". Allawi ha detto che inviera' nei prossimi giorni un vice primo ministro a Damasco per portare un messaggio personale al governo siriano.

L'Iran come la Siria sono accusati da Washington di sostenere la guerriglia in Iraq ma continuano a smentire. Due giorni fa alcune decine di Iraniani privi di permessi di soggiorno sono stati fermati in territorio iracheno vicino al confine e Teheran si e' limitato a confermare il fatto.

Il ministro iracheno degli esteri, Hoshyar Zebari, ha detto pochi giorni fa al Sunday Telegraph che il suo governo aveva raccolto informazioni dettagliate dei servizi secondo le quali risultavano apporti dei Paesi vicini agli insorti.

Nel frattempo l'amnistia paventata dal portavoce di Allawi, Sada, non e' stata accolta positivamente da Al Sadr, che ha esortato nuovamente i suoi alla rivolta.

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