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NOTIZIARIO del 16
aprile 2004
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Gruppi
terroristici islamici in Italia Dalla relazione sul terrorismo islamico tenuta ad un incontro di studi del CSM da Armando Spataro, procuratore aggiunto e capo del pool antiterrorismo di Milano. 4.c Il MOVIMENTO ISLAMICO RADICALE MAROCCHINO Cenni storici Il movimento islamico radicale marocchino è sorto a seguito della radicalizzazione di movimenti marginali, determinati a creare anche in Marocco, attraverso violenza ed azioni clandestine, un regime rigidamente ispirato alle regole islamiche. Al momento della nascita del Movimento della Gioventù Islamica Marocchina, anche molti giovani marocchini si recarono, quali volontari, in Afghanistan. In tal modo nacque un nuovo movimento radicale, legato alle organizzazioni salafiste. Se questo movimento marocchino, essenzialmente formato da marocchini in esilio, è apparso più come un fenomeno di appoggio al "GIA", sino al 1996, le indagini realizzate nei confronti dell'"HASM" e del "GIC" hanno permesso di stabilire che rappresenta ora un rischio reale, anche se, in Marocco, la sovversione armata sembra oggi lontana. Il movimento della GIOVENTÙ ISLAMICA MAROCCHINA (MJIM) nasce ufficialmente il 29.10.72, a Casablanca, replicando il modello dei "FRATELLI MUSULMANI" egiziani, una cui deriva radicale fu responsabile, nel 1981, in Egitto, dell'omicidio del presidente ANOUAR EL SADAT. Il leader MOTTEI ABDELKRIM, alias WALED, vecchio militante dell' "UNIONE SOCIALISTA DELLE FORZE POPOLARI", predica il ritorno alle basi dell'Islam e denuncia la decadenza del regime oltre che i legami con l'occidente. La linea del gruppo evolve rapidamente verso propositi di lotta armata per imporre un regime islamico in Marocco. Il 21/10/1975, alcuni militanti del MJIM tentano di assassinare MINIAOUI ABDERRAHIM, militante del P.P.S. (ex partito comunista). Il 18/12/1975, BENJELLOUN OMAR, membro dell' U.S.F. e direttore del giornale "EL MOUDJAHID" viene ucciso a Casablanca. MOTTEI, che nel 1980 sarà condannato a morte in contumacia per questi due crimini, si rifugia immediatamente in Spagna dopo la morte di BENJELLOUN e poi in Arabia Saudita. Nel 1979, MOTTEI si trovava in Arabia Saudita e si sostiene che si sia poi trasferito in Libia. Il "MJIM" aveva anche svolto azione di reclutamento tra i giovani dell'immigrazione marocchina in Europa, (ad eccezione della Francia e della Gran Bretagna, la comunità marocchina è generalmente la più numerosa tra gli immigrati maghrebini nei paesi europei). Due dei leaders operanti in Francia, ZINNEDINE MOHAMED e ZIAD ABDELLAH orientavano allora l'azione del "MJIM" verso il sostegno alla Jihad internazionale. Il 24/8/1994, alle 10.30, tre individui armati penetrarono nella hall dell'albergo Atlas Asni di Marrakech, uccidendo due turisti spagnoli e ferendone tre. L'intervento della polizia marocchina permetteva l'arresto successivo di otto individui. Quattro commandos terroristi, ciascuno composto da tre uomini, vennero identificati dai marocchini: gli arrestati denunciarono l'esistenza in Francia di vari gruppi di militanti diretti proprio da ZINNEDINE MOHAMED e ZIAD ABDELLAH che dovevano assicurare il trasporto di armi ed il compimento di atti terroristici in Marocco. Secondo diverse fonti ZINEDDINE, dopo la sua fuga dalla Francia, aveva potuto trovare successivamente rifugio in Siria , in Pakistan, in Turchia e poi in Bosnia. Esistono altri gruppi terroristici marocchini: il Movimento Combattente Islamico Marocchino (Al Harakat Al Islamiya Al Maghribia Al Moukatila - HASM) di cui la rivista L'Eco del Marocco (ultimo numero apparso nel novembre 1998), diffusa nel giugno e luglio '97 anche dinanzi alla moschea di Cremona, è stato l'organo di propaganda ufficiale (auspicando la Jihad per rovesciare le istituzioni marocchine ed i suoi alleati cristiani ed ebrei), il Gruppo Islamico Combattente Marocchino il cui atto di fondazione, datato 16/6/1997, è stato sequestrato a Cremona il 10.2.98 (con una presentazione più accurata che quella rinvenuta in duplice esemplare un mese più tardi a Bruxelles). Nell'occasione sono stati anche scoperti documenti di identità falsificati, manoscritti sull'uso e la fabbricazione di armi, manuali di addestramento militare e di lotta clandestina oltre che videocassette di propaganda. Il documento del "GIC" stabilisce, sotto forma di prediche, un appello alla Jihad in Marocco. L'obiettivo principale annunciato di questo movimento è la guerra santa per rovesciare il regime sceriffale, ma esorta il popolo marocchino a combattere anche gli alleati di questo regime (gli ebrei ed i cristiani). Il testo, di perfetto rigore salafista, rivendica l'alleanza del "GICM" con altri gruppi combattenti salafisti. Diverse analisi consentono di ritenere che questi testi riflettono un'ideologia di gruppo ricalcata su quella del "GIA". Il leader del gruppo, EL BOUHALI, già legato all' "HASM", è in rapporto in Italia con: - ABOU IMAD , nuovo responsabile della Moschea del Centro Islamico di Milano; - un tale ABOU AYOUB, Imam della Moschea di Varese. Nel luglio del 1998 è stato anche diffuso un comunicato proveniente da un'altra organizzazione marocchina fino ad allora sconosciuta, il Gruppo Islamico della Jihad Marocchina (GIJ). Quello si proponeva di ricostituire il "grande Marocco", vale a dire uno stato islamico ove si parlano lingue araba e berbera, delimitato ad ovest dall'Atlantico, a est dalla Tunisia e dalla Libia, a sud dai fiumi del Senegal, del Niger e dal Mali ed a nord dal Mediterraneo. Il "GIJ" ha ugualmente l'obiettivo di rovesciare il regime di HASSAN HATTAB, di lottare contro gli ebrei residenti in Marocco e le personalità straniere (politici, giornalisti, artisti) ostili all'Islam. Il "GIJ" sarebbe diretto dall'emiro ABOU ABDELLAH CHARIF. Ultimamente, in particolare dopo gli attentati di Casablanca del 16.5.2003 (che hanno determinato 45 vittime) l'attenzione degli inquirenti marocchini - e di tutto il mondo- si è concentrata sulla integralista islamica Salafiya Jihadiya che ne è ritenuta la responsabile. La Procura Generale del Re presso la Corte d'Appello di Rabat, competente su tutto il territorio nazionale in materia di terrorismo, è convinta, sulla base delle dichiarazioni di vari adepti già condannati, che si tratti di un'organizzazione anch'essa costituitasi dopo il conflitto sovietico-afghano, che vanti articolazioni anche in Algeria e Tunisia. La stessa organizzazione, come si sa da notizie di cronaca, sembra coinvolta - addirittura come principale responsabile - nelle stragi di Madrid dell'11.3.2004. In ogni caso, è un fatto assolutamente certo che l'attuale fase investigativa, a livello internazione, vede grande attenzione degli inquirenti sul flusso massiccio verso l'Europa di cittadini marocchini sospettati di attività terroristiche. Le indagini in Italia Il 18 ottobre 2003 sono stati tratti in arresto tre cittadini marocchini ricercati in campo internazionale dall'Autorità Giudiziaria del Marocco per i reati di costituzione di associazione terroristica, preparazione su commissione di atti terroristici, detenzione ed utilizzo di esplosivo. Tra questi anche l'imam della moschea di Firenze, poi trasferitosi a Cremona, sospettato di appartenere alla citata corrente integralista islamica Salafiya Jihadiya. Lo stesso 18 ottobre, anche in considerazione dell'iniziativa della magistratura marocchina, la Procura Distrettuale di Brescia, nell'ambito di una indagine circa un'ipotesi di attentato da compiersi ai danni del Duomo di Cremona e della metropolitana di Milano, ha emesso un autonomo provvedimento di fermo di indiziato di delitto nei confronti di uno degli estradandi, Mohamed Rafik (prima imam a Firenze, transitato poi da Milano e poi trasferitosi a Cremona) già da tempo indagato, poi trasformato dal G.I.P. di Brescia in ordinanza di custodia cautelare in carcere. La stessa A.G. di Brescia procedeva, poi, per violazione dell'art. 270 bis cp nei confronti di vari personaggi gravitanti attorno alla Moschea di Cremona . Indagini su sospetti appartenenti alla Salafiya Jihadiya sono in corso anche a Milano. 4.d "ANSAR AL ISLAM " Cenni storici Il profilo di questo movimento islamico ed i primi indizi di legami con il terrorismo si ricavano dalle dichiarazioni rese alle autorità norvegesi dallo stesso fondatore, NAJMUDDIN FARAJ AHMAD, più noto come MULLAH KREKAR, nato a Sulaymania (Iraq) il 07/07/56, il quale, attualmente in regime di asilo politico in quel Paese, è stato sottoposto ad indagine successivamente all'inserimento dell'organizzazione "ANSAR AL ISLAM" tra i gruppi terroristici aventi legami con "AL-QA'IDA", il 24/02/03, in base alla risoluzione ONU 1267/99. Il gruppo era stato fondato il 10/12/01 e traeva origine dalla fusione tra lo "I.M.K." ("MOVIMENTO ISLAMICO DEL KURDISTAN IRACHENO") e "JUND AL ISLAM" ed era composto da circa seicento membri di cui trecento militari; la maggior parte dei componenti era di origine curda, tranne undici membri arabi residenti nel Kurdistan e sposati a donne di quella etnia. "ANSAR" controllava una piccola enclave montuosa nel nord dell'Iraq sul confine iraniano ed aveva l'obiettivo politico di combattere il regime secolare di SADDAM HUSSEIN e le spinte occidentalistiche del "PUK" ("UNIONE PATRIOTTICA DEL KURDISTAN") per creare, nel territorio controllato dal gruppo, uno stato islamico nel quale dare applicazione alla sharia (legge islamica). I soldati ricevevano indottrinamento sull'uso delle armi leggere, mentre solo alcuni seguivano un corso sull'uso di materiali esplosivi; gli stage erano gestiti da ex militari di etnia curda privi tuttavia di precedenti in Afghanistan o Cecenia. Esisteva un sistema di prelievo di tributi di circa dieci-dodici dollari USA per ogni veicolo impiegato nel commercio transfrontaliero verso l'Iran, contro garanzie di sicurezza; inoltre, esisteva una raccolta organizzata presso le varie moschee (zakat) realizzata dai sostenitori del gruppo presenti in Europa, USA ed Australia, i quali inviavano successivamente le somme di denaro attraverso il sistema della hawala banking . Altre fonti indicano che il citato gruppo ha avuto origine sin dal settembre 2001, ma che già nell'agosto precedente alcuni dirigenti di gruppi islamisti del Kurdistan avevano effettuato visite ai dirigenti di "AL-QA'IDA" in Afghanistan, con la finalità di creare una base alternativa per l'organizzazione nel nord dell'Iraq; l'intenzione era quella di aderire alla lotta condotta dal network di BIN LADEN al fine di espellere gli ebrei ed i cristiani dal Kurdistan ed unirsi al jihad sottoponendo il territorio alle regole della legge islamica (sharia). L'organizzazione radicale curda opera nella zona montuosa posta tra l'Iran e l'Iraq conosciuta come "Little Tora Bora"; qui i membri del gruppo, di origine curda, irachena, libanese, giordana, marocchina, siriana, palestinese ed afghana condurrebbero addestramento alla guerriglia; circa trenta membri di "AL-QA'IDA" si sarebbero uniti ad "ANSAR" già dal 2001 e da allora la consistenza del gruppo sarebbe aumentata raggiungendo circa centoventi unità. Il sodalizio, che dispone di armi pesanti, mortai ed armi antiaereo, persegue la visione di un jihad globale, nel senso precedentemente descritto, di cui il più autorevole sostenitore è il luogotenente di BIN LADEN, AL ZAWAHIRI. Nell'anno 2001, i gruppi curdi "HAMAS" e "TAHWID" si uniscono nel gruppo "JUND AL ISLAM" che successivamente assumeva la denominazione di "ANSAR AL ISLAM". L'obiettivo dichiarato dall'organizzazione era la distruzione della società civile e l'instaurazione nel Kurdistan iracheno di un regime salafita simile a quello talebano in Afghanistan, secondo il retaggio ideologico-religioso dei "FRATELLI MUSULMANI". A tal fine, nell'organizzazione e nel territorio controllato dalla stessa viene bandita la musica, l'alcool, le fotografie, le donne sono interdette dall'istruzione e vengono obbligate a coprirsi il capo secondo i canoni tradizionali, gli uomini hanno anch'essi i segni esteriori distintivi dell'ortodossia islamista. La funzione di "ANSAR AL ISLAM" quale struttura destinata a recepire, contenere e dare nuovo slancio all'azione dei gruppi terroristici transfughi dall'Afghanistan, risulta peraltro da più indicazioni convergenti. Dopo l'intervento americano dell'ottobre del 2001 (Enduring freedom), e la campagna militare in Afghanistan contro il regime talebano, si determinavano la dissoluzione della struttura di "AL-QA'IDA" e la conseguente diaspora dei dirigenti e dei membri verso località nuove, ritenute protette ed idonee agli scopi dell'organizzazione: Una delle zone in cui appartenenti ad "AL-QA'IDA" avrebbero trovato rifugio e sostegno è stata proprio la località del nord dell'Iraq, al confine con l'Iran, regione territoriale controllata da "ANSAR AL ISLAM". Risulta, infatti, che già nell'agosto del 2001 i dirigenti di alcune fazioni islamiche curde radicali si erano recati in Afghanistan presso la dirigenza della rete terroristica diretta da OSAMA bin LADEN al fine di creare una base alternativa per l'organizzazione nel nord dell'Iraq; infatti, in una sorta di documento programmatico erano state tracciate le linee guida di questa alleanza al fine di espellere gli ebrei ed i cristiani dal Kurdistan, condividere l'applicazione del jihad ed imporre in quelle località le regole della sharia. In sostanza, il fine ultimo di "ANSAR" - la creazione di un regime, simile a quello talebano, nel nord dell'Iraq - va ad inserirsi in questa fase nel progetto federativo internazionale di matrice terroristica, che fa riferimento alla fatwa emessa nel febbraio 1998, proposta dallo sceicco OSAMA bin LADEN e rappresentata dal "FRONTE MONDIALE ISLAMICO PER IL JIHAD CONTRO GLI EBREI E I CROCIATI" . La nuova struttura, pertanto, prendeva possesso delle regioni montuose del Kurdistan iracheno lungo la linea di confine con l'Iran, raggiungendo la dimensione massima di circa settecento combattenti affiancati da circa centocinquanta talebani di "AL-QA'IDA"; dalla data di insediamento nelle citate zone, l'organizzazione estremistica curda si è scontrata con la "UNIONE PATRIOTTICA DEL KURDISTAN" ("PUK"), movimento filo occidentale che, a sua volta, si opponeva ai tentativi di insediamento e di radicalizzazione sociale perseguiti dai seguaci di "ANSAR". Tra i personaggi organici di "AL-QA'IDA" che avrebbero trovato riparo presso "ANSAR" vi è l'ormai noto cittadino giordano-palestinese FAZEL INZAL AL KHALAYLEH, più noto come ABOU MUSSAB AL ZARKAWI. Ormai, "ANSAR AL ISLAM" dispone di rappresentanti clandestini e coordina le sue attività di raccolta dei volontari con le organizzazioni terroristiche "OSBAT EL ANSAR" (Libano), "JAMAAT EL HAQ" (Libano), "AFHAD EL RASSOUL" (Arabia Saudita), "IBAD-C" (Turchia), "EL ISLAH OUA TAHADI" (Giordania), "BAITH EL IMAM" (Giordania), il "GSPC" , il "GIA" ed il "DHDS" (Algeria) ed altri piccoli gruppi. Indagini in Italia La Procura della Repubblica di Milano ha ottenuto richiesta di assistenza giudiziaria dalla A.G. norvegese provvedendo anche all'esame, in formale attività rogatoriale del MULLAH KREKAR. Costui, nell'ammettere di essere stato fondatore e capo di Ansar Al Islam, ha specificato di avere abbandonato l'organizzazione dopo la sua svolta terroristica, essendosi in precedenza limitato a svolgervi attività legale, religiosa o politica. Ma sono state acquisite anche dichiarazioni rese nell'ottobre del 2003 da militanti di Ansar Al Islam, attualmente detenuti in Kurdistan, arrestati con esplosivo indosso, alcuni poco prima di farsi esplodere in attentati suicidi, i quali hanno precisato di essere stati incaricati di farsi esplodere proprio dal Mullah Krekar. Detto questo sul leader e fondatore di Ansar Al Islam, al quale vennero peraltro sequestrati numeri telefonici di indagati in procedimenti pendenti presso la Procura di Milano, va specificato, quante alle indagini sulle sue ramificazioni in Italia, che nel marzo del 2003, furono fermati un egiziano ed un somalo a Milano, e due curdo/iracheni nella città di Parma , a conclusione di una lunga indagine su un gruppo radicale islamico operante tra Milano, Cremona e Parma, con ramificazioni in altri Paesi europei, ritenuto legato alla ad Al-Qa'ida, al giordano Abu Mussab Al Zarqawi e, in particolare, alla componente curda della fazione religiosa di Ansar Al Islam: il 30.3.03, venivano tutti colpiti da ordinanza di custodia cautelare in carcere per i reati di cui agli art. 270 bis. c.p.(associazione con finalità di terrorismo internazionale),81, 110, 648 c.p. (ricettazione di documenti di identità), 110 c.p. e art. 12 I e III comma D.L.vo 286/1998 (agevolazione all'immigrazione clandestina sul nostro territorio). Venivano eseguite diverse perquisizioni anche in altre città italiane. L'attività investigativa ha documentato l'esistenza di una rete di reclutamento per l'invio di volontari/mujaheddin nei campi di addestramento situati a Kurmal, distretto di Sulemaniya, enclave curda nel Nord Iraq sotto il controllo dell'organizzazione radicale Ansar Al Islam, attraverso un percorso che partendo dall'Italia, prevedeva soste in Turchia e Siria, paesi in cui sono presenti strutture di sostegno all'organizzazione. La fazione curda, in particolare, localizzata prevalentemente in territorio siriano, agevolava il passaggio dei combattenti verso l'Iraq, attraverso l'ausilio di propri passeur. La cellula, con ramificazioni in altre città del Nord Italia, composta prevalentemente da soggetti preparati ideologicamente e militarmente nei campi di addestramento in Afghanistan, era altresì dedita al sostentamento logistico della filiera, attraverso il reperimento di falsi documenti d'identità e l'invio di somme di denaro ai fratelli combattenti. I due curdi arrestati sono anche risultati coinvolti nell'agevolazione dell'immigrazione clandestina di connazionali della medesima etnia verso l'Italia, da dove raggiungevano successivamente altri paesi europei. I successivi sviluppi investigativi portavano poco dopo alla cattura di cittadino marocchino , dimorante a Reggio Emilia di cui venivano documentati interessanti rapporti con estremisti islamici dimoranti nella città di Amburgo, i cui nomi erano già emersi nel contesto delle indagini tedesche successive agli attentati dell'11 settembre 2001. All'inizio di aprile venivano colpiti da ordinanza di custodia cautelare in carcere del GIP di Milano altri tre personaggi tra cui l'imam della moschea di Cremona Trabelsi Mourad e Drissi Noureddine, di cui venivano intercettate comunicazioni telefoniche mentre era presente nel campo di addestramento di Kurmal in Kurdistan, dove gli venivano inviare somme di denaro a sostegno delle sue attività. Il 25 novembre dello stesso 2003, un ulteriore sviluppo delle indagini preliminari, portava alla emissione, nell'ambito della stessa inchiesta, di provvedimenti restrittivi per analoghi reati a carico di un curdo, rimasto latitante e ritenuto personaggio di rilievo, di un algerino e di tre tunisini . Le indagini preliminari relative a questa inchiesta sono ormai giunte al termine. (continua) by www.osservatoriosullalegalita.org _____________ I
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