NOTIZIARIO del 15 aprile 2004

 
     

Il manuale del terrorista islamico
di Armando Spataro

Dalla relazione sul terrorismo islamico tenuta ad un incontro di studi del CSM da Armando Spataro, procuratore aggiunto e capo del pool antiterrorismo di Milano.

Da "Studi Militari per la Jihad contro i Tiranni":

Missioni prioritarie. La missione principale della quale è responsabile l'organizzazione militare è il rovesciamento dei regimi senza dio e la loro sostituzione con un regime islamico. Le altre missioni

  1. Raccogliere informazioni sul nemico, il paese, le installazioni, e i paesi limitrofi;
  2. Rapire nemici, procurarsi documenti, informazioni segrete, armi;
  3. Assassinare nemici e turisti stranieri;
  4. Liberare i fratelli catturati;
  5. Diffondere voci e scrivere messaggi che mobilitino il popolo contro il nemico;
  6. Far esplodere e distruggere i luoghi di divertimento, perversione e peccato;
  7. Far esplodere e distruggere le ambasciate e attaccare i centri chiave della vita economica;
  8. Far esplodere e distruggere le vie di comunicazione delle città.

Vivere insieme al nemico Denaro falso, documenti contraffatti e sicurezza personale:

  1. Dividere i fondi per l'operazione in due parti. La prima parte deve essere investita in progetti che garantiscano un ritorno economico. La seconda deve essere accantonata per le operazioni.
  2. Non effettuare operazioni finanziarie in un unico luogo.
  3. Non dire ad altri membri dell'organizzazione dove si trovano i fondi.
  4. Avere un'adeguata protezione quando si trasportano somme di denaro importanti.
  5. Lasciare il denaro presso chi non è membro dell'organizzazione e spenderlo soltanto quando è necessario.

Precauzioni da adottare sempre:

  1. Tenere il passaporto in un posto sicuro in maniera tale che non possa essere trovato dalla polizia e non ci si trovi ad essere ricattati per riottenerlo (ti rendo il passaporto se tu mi dai informazioni).
  2. Tutti i documenti debbono essere falsi.
  3. Quando si viaggia con una carta d'identità o un passaporto si debbono conoscere a memoria tutti i dati pertinenti: nome, professione, luogo di residenza.
  4. Il fratello che ricopre un particolare incarico di comando (comandante, addetto ai collegamenti) deve possedere più di una carta d'identità o di un passaporto. Deve conoscere i dati salienti di ogni documento.
  5. La fotografia all'interno dei documenti deve essere senza barba.
  6. Quando si utilizzano più documenti non bisogna mai portarne addosso più di uno.

Operazioni: L'organizzazione dovrà utilizzare il sistema a cellule o del grappolo, sarà composta da molte cellule dove i membri non si conosceranno tra loro: se un membro di una cellula viene catturato, le altre cellule non ne risentiranno.

Fax e comunicazioni senza cavo:

  1. La durata di ogni trasmissione non dovrà superare i cinque minuti, per evitare che il nemico possa localizzare l'apparecchio.
  2. L'apparecchio deve essere sistemato in un luogo nel quale c'è una forte concentrazione di frequenze, come in prossimità di stazioni televisive, ambasciate o consolati.

Misure di sicurezza nel trasporto pubblico: Il fratello che viaggia in "missione speciale" non deve essere coinvolto in questioni religiose (auspicare il bene o condannare il male) o in questioni banali (prenotare i posti...).

Sicurezza dei membri dell'organizzazione: E' necessario che ogni cellula che si dedica alla jihad e consiste di molti membri si divida in tre gruppi, ognuno dei quali adotterà rispettive misure di sicurezza. I tre gruppi sono:

  • a) i membri non segreti.
  • b) i membri segreti.
  • c) il comandante.

a) Il primo gruppo dovrà adottare le seguenti misure di sicurezza: ogni membro non deve essere curioso e non deve interessarsi a questioni che non gli competono. Non deve chiacchierare e parlare di cose che viene a sapere o che ascolta. Non deve mai portare con sé i nomi e gli indirizzi dei membri che conosce.

b) Misure che dovranno adottare i membri segreti per la loro sicurezza: oltre alle misure indicate per il primo gruppo, il membro segreto non dovrà mai rivelare il suo vero nome agli altri membri dell'organizzazione. Dovrà avere un aspetto esteriore che non indichi la sua appartenenza al mondo islamico (barba, stuzzicadenti, libri, vesti lunghe, piccolo Corano). Non deve mai pronunciare espressioni o tenere comportamenti tipici dei fratelli. Dovrà evitare di visitare luoghi islamici famosi (come moschee, librerie, fiere islamiche, eccetera). Non dovrà mai farsi sorprendere ad augurare il bene e condannare il male, per evitare di attirare l'attenzione. Dovrà parlare al telefono usando un codice speciale, così da non attirare l'attenzione. Non dovrà parcheggiare e non dovrà scattare fotografie dove è proibito. Nota importante: I fratelli sposati non dovranno rivelare nulla del loro lavoro per la jihad alle loro mogli.

Pianificazione Prima di procedere con un'operazione il comandante deve istruire i soldati su cosa dovranno dire se dovessero essere catturati. Deve ripetere le istruzioni più di una volta in maniera da essere certo che tutti abbiano compreso cosa fare. I soldati a loro volta dovranno rispiegare al comandante ciò che hanno capito. Il comandante dovrà anche sedere con ognuno dei componenti il gruppo per approfondire le cose che dovranno essere dette in caso di interrogatorio.

Le caratteristiche dei membri che si specializzano in operazioni speciali.

  1. Abilità fisica individuale per il combattimento.
  2. Buon addestramento con le armi per l'omicidio, l'assalto, il rapimento e l'attentato.
  3. Abilità, calma e decisione.
  4. Intelligenza, precisione e accortezza.
  5. Personalità calma e tranquilla (che gli consenta di affrontare i traumi psicologici, tipici di operazioni che comportano lo spargimento di sangue e l'omicidio di massa).

Principi generali per picchiare e uccidere gli ostaggi: Gli studenti coranici hanno autorizzato i maltrattamenti. E' consentito picchiare il non credente con il quale non c'è intesa, fino a quando rivelerà notizie, informazioni e segreti della sua gente. Gli studenti hanno anche consentito l'omicidio di un ostaggio, qualora insistesse nel non rivelare ai musulmani le informazioni.

Interrogatorio e indagini. I fratelli che si trovano nelle celle degli interrogatori potrebbero sotto tortura confessare qualche cosa. Tuttavia, appena essi si trovassero fuori da quei centri, dovranno affermare di essere stati torturati, dovranno negare ogni ammissione fatta e chiedere che l'interrogatorio sia ripetuto. Quando comincia il processo, il fratello deve lamentarsi con la corte per i maltrattamenti subiti mentre si trovava in carcere.

****

Altrettanto interessante è la lettura del manuale dattiloscritto in lingua araba composto da 252 pagine, rinvenuto il 12 luglio 2002 all'interno dell'appartamento di Milano, corso XXII Marzo nr.39, in uso a BOUYAHIA Maher, nell'ambito della indagine denominata "Bazar". Si tratta di una pubblicazione del Gruppo "AL-JIHAD", di cui appare autore 'ABD-AL-QADIR (BIN-'ABD-AL-'AZIZ), intitolata "ELEMENTI DI BASE PER LA PREPARAZIONE DEL JIHAD PER LA CAUSA DI ALLAH" (in arabo: RISALAT AL-'UMDAH FI I'DAD AL-'UDDAH LIL JIHAD FI SABIL ILLAH). Viene indicata come "Edizione seconda, 1410 del Hegira" (corrisponde al periodo tra il 3 agosto 1989 ed il 23 luglio 1990).

Il manuale è suddiviso in cinque capitoli:

  • CAPITOLO PRIMO: · MESSAGGIO DI ISTRUZIONE DI DEVOZIONE E DI PREPARAZIONE NELLA FEDE IN SEGNO DI INFINITO RINGRAZIAMENTO AD ALLAH
  • CAPITOLO SECONDO: · REGOLE DI ADDESTRAMENTO MILITARE PER I MUSULMANI
  • CAPITOLO TERZO: · IL REGNO DELL'EMIRO
  • CAPITOLO QUARTO: · I COMPITI DI UN EMIRO NEL CAMPO
  • CAPITOLO QUINTO: · I COMPITI DEI MEMBRI

Nel manuale sono presenti numerosi richiami a versetti coranici, editti ed estratti di recite che usualmente si studiano nelle scuole religiose, commentati in supporto agli argomenti che man mano vengono affrontati. Dopo una introduzione religiosa sul Jihad, l'autore dichiara che il Jihad è un dovere per tutti i musulmani che lottano contro "gli oppressori". L'autore formula ai lettori la seguente domanda: "come facciamo a sopportare lo sforzo del Jihad, essendo i più deboli e divisi?" Risposta: "con la fede in Allah e nel Profeta, con la pazienza e pochi mezzi, riuscirete a sostenere il Jihad".

Si ricorda che la preparazione del Jihad inizia con la formazione del gruppo che crede nel Jihad e che invita gli altri a seguire tale pensiero. Esistono due tipi di preparazione nel Jihad: quella materiale e quella spirituale. La preparazione materiale inizia con la formazione del gruppo che deve seguire una politica religiosa sottomettendosi a precise regole per auto-amministrare la propria convivenza e formazione militare. Quella spirituale, si riferisce alla osservanza della fede ed alla formazione del gruppo sulle basi della Shaaria, per preparare spiritualmente un Mudjahid.

L'autore poi scrive: "I fratelli dei campi di addestramento e quelli impegnati nei territori di combattimento, mi hanno sollecitato a scrivere questo messaggio che si divide nei sotto elencati cinque capitoli (ndr. Sopra descritti), che trattano dei principi fondamentali di convivenza tra i fratelli nei campi di addestramento e nei territori di combattimento".

Il Capitolo Primo contiene un "MESSAGGIO DI ISTRUZIONE DI DEVOZIONE E DI PREPARAZIONE NELLA FEDE IN SEGNO DI INFINITO RINGRAZIAMENTO AD ALLAH". Vi si sottolinea l'importanza della devozione dei musulmani ad Allah, della loro pura intenzione di servire Allah attraverso il Jihad. Il modo di servire Allah non dev'essere materiale o con finalità di ottenere una ricompensa, ma dev'essere puro per raggiungere il fine della causa stessa. Il Jihad non deve essere di supporto a specifici gruppi o fazioni, ma dev'essere esclusivamente per Allah, e solo in questo modo, la parola di Allah regnerà nel Supremo.

Nel capitolo, l'autore scrive altresì il seguente pensiero: "Il vero musulmano, per innalzare la parola di Dio, deve essere un credente che ha fede nel Jihad, perché durante l'addestramento militare, i fratelli corrono numerosi rischi, talvolta anche della propria vita. Il loro dovere è, attraverso l'addestramento, purificare il pensiero per innalzare la parola di Dio e far sì di non temere nulla, neppure la morte".

Il Capitolo Secondo contiene le REGOLE DI ADDESTRAMENTO MILITARE PER I MUSULMANI. Vi si afferma che Allah comanda ai musulmani di prepararsi al Jihad, affermando: "contro loro, tenete pronta la forza fino all'estremo del vostro potere, attraverso azioni di guerra, spargendo terrore (su tutta la terra) fra i vostri nemici e quelli di Allah, e fra quelli che non conoscete ma che Allah conosce." E si ricorda che il Jihad è il compito individuale per quasi tutti i musulmani, perché molti paesi musulmani, sono attualmente governati da stranieri miscredenti o da governanti locali infedeli.

L'addestramento militare, dunque, è il compito di ogni musulmano responsabile : "l'addestramento militare dei musulmani è fondamentale per combattere il sistema di vita umile alla quale i fratelli sono costretti a vivere sottostando alle regole dettate dai governi. L'addestramento è un obbligo per tutti i musulmani che godono di salute e dell'età adulta…". Se non c'è la disponibilità di armi, l'addestramento inizia con impegnativi esercizi psico-attitudinali, i quali, unitamente alla sincera motivazione, sono le basi dell'addestramento militare.

Ma anche il supporto esterno ai combattenti fa parte degli obblighi dei mussulmani: "..il contributo economico per la causa di Dio è dettato ai musulmani che sono esentati militarmente da compiere il Jihad; essi devono contribuire economicamente alla causa, mettendo a disposizione di essa somme di denaro destinate all'acquisto di armi, al mantenimento delle famiglie dei Mudjaheddine, dei caduti in battaglia, dei feriti e degli handicappati. Nel contempo, il contributo alla causa degli esenti al Jihad, non si limita all'aspetto finanziario, ma essi devono svolgere propaganda a favore del Jihad, esaltando la vittoria dei fratelli in battaglia, ed informare la comunità dei crimini che vengono commessi dal nemico."

Il Capitolo Terzo affronta il tema della gerarchia e dell'organizzazione dei gruppi e delle cellule: i musulmani devono avere un emiro o leader, ed un comandante che gestisce i loro affari e che i musulmani devono a loro obbedire, ponendoli in una posizione di autorità. Il profeta Muhammad ha anche affermato che se tre persone sono in viaggio, le stesse devono nominare tra di loro un capo. La leadership tra un popolo, è uno dei compiti religiosi fondamentali; senza di essa, i compiti religiosi ed i loro limiti non potranno essere stabiliti, e quindi non potranno essere emessi e distribuiti negli affari mondiali. L'Imam, o qualsiasi altro che lo rappresenti, nomina l'Emiro o il leader.

Conseguentemente, la leadership e l'obbedienza sono aspetti fondamentali per instaurare la legge religiosa islamica. Il leader in carica deve nominare altri responsabili subalterni e creare delle riserve, pronte a sostituire i responsabili in caso di morte o di incapacità a proseguire l'incarico. Durante il combattimento l'Emiro deve designare altri due suoi Emiri, pronti a sostituirlo, nel caso che egli muoia. Nel caso che l'Emiro, per sopraggiunti problemi di salute, morte o presa in ostaggio, non possa più essere alla guida del gruppo, i fratelli del gruppo stesso scelgono tra loro, un nuovo Emiro; la designazione di un Emiro è quindi fondamentale per qualsiasi tipo di gruppo, grande o piccolo, al fine di poter coordinare le attività interne ed evitare tutte le eventuali divisioni e conflitti fra i membri. L'Emiro di un gruppo, viene scelto sulla base del suo forte carisma, della sua profonda fedeltà a Dio e del rispetto che gli altri nutrono in lui. La nomina di Emiro nel Jihad, viene data a coloro che hanno una vasta conoscenza di tattica militare ed una perfetta conoscenza della forza del nemico.

Meno utile, ai fini che qui interessano, è il Capitolo quarto ("I compiti di un emiro del campo o comandante"), mentre, nella copia del testo sequestrata, non compaiono le pagine del Capitolo quinto, dedicata ai "compiti dei membri".

La conoscenza del contenuto di questi veri e propri manuali di comportamento riveste particolare importanza non solo per comprendere la struttura mentale ed il significato delle condotte dei jihadisti, ma anche per apprezzarne la rilevanza penale in relazione al reato associativo: è evidente, infatti, che la preoccupazione quasi maniacale, che spesso emerge dalle indagini, per l'addestramento personale o per l'invio di denaro (anche in somme non particolarmente consistenti) alle famiglie dei combattenti e nei luoghi di combattimento non ha un valore meramente solidaristico-religioso, ovviamente in relazione agli altri elementi che devono essere provati perché sia configurabile il reato previsto dall'art. 270 bis cpp. .

(continua con le indagini sul terrorismo in Italia)

by www.osservatoriosullalegalita.org

_____________

I CONTENUTI DEL SITO POSSONO ESSERE COPIATI CITANDO E LINKANDO LA FONTE

 

< parte prima (cenni storici)

< parte seconda (terrorismo islamico in Italia)