NOTIZIARIO del 18 dicembre 2004

 
     

Giornata mondiale dei migranti : diritti negati , paure segrete
di Carla Amato

Oggi l'ONU celebra la giornata internazionale dei migranti.

Per alcuni la parola immigrati e' sinonimo di paura per le proprie tradizioni religiose e culturali, per altri di criminalita', per alcuni timore per il proprio posto di lavoro. Ma secondo la Caritas italiana una societa' aperta e' una societa' dinamica e sicura. Ed e' stato proprio questo lo slogan scelto per accompagnare il dossier sull'immigrazione 2003 presentato ad ottobre scorso.

Il Dossier stima tra il 2000 e l'inizio del 2004 il raddoppio delle presenze regolari, che arrivano a 2 milioni e 600 mila, di cui 400.000 minori. La crescita e' di 65.000 persone l'anno.

Gli estensori del rapporto (Caritas Italiana, Fondazione Migrantes e Caritas diocesana di Roma) ritengono che spesso manchi l'incontro e la valorizzazione dell'altro per cui, come si rileva da diverse indagini, i migranti, anche quando regolari e con una casa, si sentono inquadrati come persone necessarie nel sistema produttivo ma scarsamente considerati.

Molti problemi si hanno per gli immigrati neri e, piu' di recente, dopo gli attentati alle torri gemelle, anche per gli islamici. Ma, oltre alla questione degli immigrati africani e orientali, anche l'allargamento dell'Unione a 10 nuovi Stati meno industrializzati dei 15 ha portato timori per l'immigrazione e campagne negative.

Nonostante cio', secondo il recente rapporto del Censis, tutti i dati disponibili sembrano dimostrare che l'ingresso avrà un impatto piuttosto debole sulla struttura della popolazione straniera presente nel nostro Paese. Inoltre il 59,5% della popolazione italiana esprime un'opinione favorevole rispetto all'allargamento dell'Unione europea.

Gli oltre 86.000 cittadini UE provenienti dai 10 nuovi stati membri rappresentano comunque solo il 4% degli stranieri soggiornanti in Italia e di questi, tre quarti proviene dalla Polonia, ritenuta dagli Italiani un Paese affine per tradizioni culturali. Inoltre le badanti dell'est hanno superato le filippine. Su oltre 600.000 colf iscritte all'INPS (500.000 delle quali extracomunitarie) le badanti ucraine hanno raggiunto quota 100.000 a fronte di appena 47.000 filippine.

In ogni caso, appena il 3% dei cittadini residenti nei nuovi stati membri esprime l'idea di emigrare, ma solo lo 0,8% mostra una ferma intenzione di lasciare il proprio Paese. Circa il 90% degli immigrati regolari presenti nel sud d'Italia svolge un'attività lavorativa e il livello di soddisfazione rispetto alla propria condizione lavorativa risulta essere piuttosto elevato.

Per le imprese del sud la scelta di avvalersi di manodopera extracomunitaria e' molto diffusa: il 73% degli imprenditori intervistati dal Censis ritiene che la decisione di assumere immigrati sia un fatto normale. Il 46,3% degli imprenditori dichiara di assumere immigrati per la difficolta' di reperire manodopera a livello locale, il 41,5% sottolinea la maggiore flessibilita' negli orari di lavoro da parte degli immigrati e il 30,9% e' convinto che siano piu' abili nelle mansioni affidategli. Raramente pero' gli immigrati ricoprono posizioni di responsabilita': l'82,8% di essi sono operai generici.

Il rapporto prende in esame anche i problemi dei migranti, dato che, anche per i regolari, dopo il lavoro e' la casa il principale problema. Infatti essa e' un requistito importante non solo per la qualita' della vita, ma anche per potersi ricongiungere con il proprio nucleo familiare. Su quasi 2.600.000 stranieri presenti in Italia nel 2004, circa 1.600.000 hanno condizioni abitative stabili e poco più di 948.000 vivono in condizioni precarie.

Ma migrante non e' solo chi si sposta da un Paese povero verso l'occidente per cercare lavoro. Spesso significa rifugiato. Per lo piu' i rifugiati sono masse in attesa di riconoscimento della loro condizione di perseguitati, e percio' vivono in condizioni precarie in molta parte d'Europa o nei Paesi confinanti con quelli di provenienza.

Talora, fanno rilevare alcune forze politiche, ma soprattutto i movimenti in difesa dei diritti dell'uomo, i governi considerano quella dei migranti unicamente una questione di ordine pubblico.

In Italia, per risolvere la situazione di precarieta' e disagio, che sfocia talora in situazioni lesive dei diritti umani, molti di coloro che vivono i problemi dei migranti in prima persona o come associazioni di volontariato sociale, chiedono la chiusura dei tanto contestati CPT, un permesso di soggiorno che sia slegato dal contratto di lavoro e la cittadinanza di residenza e il diritto di voto attivo e passivo per gli immigrati.

Inoltre, - molto importante ed attesa ormai da anni - sarebbe la promulgazione di una legge in materia d'asilo politico che tuteli realmente i richiedenti e i rifugiati.

Ma Tuttavia, mentre l'Europa ha stretto le maglie dei filtri alle frontiere e quelli per il riconoscimento dello status di rifugiato, siscitando le critiche dell'ONU, come sottolinea la Caritas, la politica migratoria dovrebbe comprendere anche una effettiva collaborazione con i Paesi di partenza e con politiche piu' efficaci di inserimento, come auspicato anche dal segretario generale dell’ONU Kofi Annan e dall'alto commissario per i rifugiati.

In questo senso l'Organizzazione Internazione per il Lavoro (ILO) e l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) hanno sottoscritto oltre un mese fa un impegno per l’attuazione di strategie atte al conseguimento di uno standard di vita sostenibile e della riduzione della povertà per i rifugiati, i rimpatriati e i profughi interni.

Le due organizzazioni - che lavorano in base all'assunto fondamentale che queste persone sono di fatto agenti di sviluppo sia nei Paesi che li ospitano che in quelli di origine - si avvalgono di 40 anni di cooperazione nello sviluppo di soluzioni sostenibili a beneficio di queste categorie e la partnership tra le due costituisce un importante contributo agli "Obiettivi di sviluppo del millennio" dell'ONU, in particolare a quello della diminuzione della poverta'.

E' l'Italia a finanziare un programma congiunto ILO- UNHCR per l'integrazione socioeconomica dei rifugiati, reduci e profughi che ha preso il via alla fine del 2003. Il programma si articola sull'impiego, lo sviluppo imprenditoriale, la microfinanza, lo sviluppo delle conoscenze operative, sulla protezione sociale e sull'impulso alla figura femminile. L'iniziativa viene svolta in Angola, Eritrea, Mozambico, Serbia e Montenegro, Somalia, sud Sudan e Uganda.

Speciale diritti umani con lo speciale immigrazione


by www.osservatoriosullalegalita.org

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Immigrati in calo ma leggi piu' dure nell'UE

Europa e immigrati nel 2004

Tratta delle persone

Rifugiati: un posto
da chiamare casa