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NOTIZIARIO del 09
dicembre 2004
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Legalità
e diritti : il lungo cammino della Serbia Il cammino per la riconquista della legalita' e del rispetto dei diritti in alcuni Paesi balcanici derivati dall'ex Jugoslavia e' ancora molto, e per la Serbia si sta sviluppando su un piano di polizia per quanto riguarda la prevenzione e lotta agli illeciti dovuti a corruttele ed alla criminalita' organizzata, ed a livello giudiziario per l'aspetto relativo al riconoscimento dei crimini di guerra. La missione OSCE in Serbia e Montenegro sta aiutando a formare i poliziotti serbi e a preparare le normative in tema dal 2001. Negli anni scorsi sono stati 5000 gli agenti che hanno frequentato i corsi coordinati dall'OSCE. Circa 150 esperti interni ed internazionali sono confluiti ieri l'altro a Belgrado per verificare i progressi nella formazione della polizia e preparare piani futuri, inclusa la nuova Legge sull'Educazione della Polizia. Il meeting di due giorni organizzato dalla missione dell'OSCE, dal ministero degli interni serbo e dal Consiglio d'Europa, mirava a portare la polizia serba ai moderni livelli delle nazioni piu' avanzate. Elemento chiave di questa attivita' e' creare corsi standardizzati di base per tutti gli agenti di polizia in cui siano inclusi forti elementi di rispetto dei diritti umani e moderne tecniche investigative. I partecipanti al meeting hanno offerto consigli per aiutare il governo serbo a realizzare la legislazione inerente. E' stato anche presentato ieri a Belgrado un manualetto dell'OSCE sulle migliori pratiche per combattere la corruzione. Il libretto e' indirizzato ai legislatori, ai pubblici ufficiali, ai media, ai gruppi affaristici ed alle ONG e cerca di dare strumenti pratici per prevenire operativamente ed a livello normativo la corruzione. Sotto il profilo giudiziario, invece, il problema e' dato dalla forte resistenza del governo e della popolazione locale ad ammettere e denunciare i crimini di guerra perpetrati nella ex-Jugoslavia e ad accettare di collaborare con il tribunale penale internazionale de L'Aja. Il governo infatti ha rifiutato molte estradizioni, mentre alcuni testimoni si sono spesso rifiutati di deporre. E' dunque al varo un progetto che avra' come obiettivi il rafforzamento della capacita' delle istituzioni giudiziarie serbe di condurre indagini sui crimini di guerra, di effettuare incriminazioni e processi in materia, anche con l'aiuto dei Paesi vicini, nonche' attenuare la percezione negativa dell'opinione pubblica di Serbia e Montenegro riguardo all'amministrazione della giustizia riguardo agli autori di tali odiosi crimini. Il progetto, che dovrebbe durare per tutto l'anno 2005, e' organizzato dalla Missione OSCE, dalla Corte distrettuale di Belgrado per i crimini di guerra, dall'Ufficio del procuratore serbo per i crimini di guerra, dal Centro per le leggi sui diritti umani e dal Ministero per i diritti umani e delle minoranze.
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