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NOTIZIARIO del 16
novembre 2004
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Giustizia
: appello ANM al Parlamento su riforma ordinamento Dato il breve e fuorviante accenno che molta parte dei media ha dedicato all'appello al parlamento presentato dal Comitato Direttivo Centrale dell'Associazione Nazionale Magistrati ai presidenti delle Camere Pierferdinando Casini e Giovanni Pera - nel quadro dell'indisponibilita' ad ulteriori modifiche del ministro della Giustizia Roberto Castelli e dell'annunciato sciopero delle Toghe - lo riportiamo integralmente di seguito: Signor Presidente del Senato della Repubblica, Signor Presidente della Camera dei Deputati, Una riforma dell'ordinamento giudiziario che migliori la giustizia è necessaria, ma deve essere attuata in conformità con i principi fondamentali della Costituzione, come esige la VII Disposizione transitoria. L'ANM, in spirito di profondo rispetto per le prerogative del Parlamento, ribadisce oggi netto dissenso e vivissima preoccupazione di fronte ad un testo che, se approvato, porrà a rischio la indipendenza della magistratura, modificherà l'equilibrio tra i poteri dello Stato, diminuirà le garanzie dei cittadini. I magistrati hanno il diritto e il dovere civile di esprimere l'opinione maturata sulla base della esperienza professionale specifica, unendosi alla critica ripetutamente espressa dagli altri operatori della giustizia e dal mondo accademico. Purtroppo vi è stata finora totale chiusura alle ragionate valutazioni e alle proposte alternative, che l'Anm ha costantemente prospettato, nel rispetto delle attribuzioni del Parlamento. Un sistema di carriera anacronistico, farraginoso ed ingestibile, in contrasto con il principio della pari dignità di tutte le funzioni (art. 107 comma 3 Cost.), che peggiorerà la qualità professionale della magistratura; una struttura rigidamente gerarchizzata del Pm, che renderà meno indipendente ed efficace la attività di indagine; una separazione dei percorsi professionali dei giudici e pubblici ministeri che si tradurrà in una separazione definitiva di carriere; un sistema disciplinare che insidierà l'indipendenza di giudizio del magistrato; una erosione delle attribuzioni che l'art. 105 della Costituzione riserva al Consiglio Superiore della Magistratura: queste le linee portanti di una riforma che pregiudica il diritto dei cittadini ad un giudice indipendente da ogni altro potere. Tutto ciò nella perdurante assenza di qualsiasi intervento per rendere i processi più rapidi e le decisioni efficaci. Ci auguriamo che il Parlamento voglia riesaminare la scelta per una riforma che riteniamo sbagliata e inidonea ad assicurare migliore funzionalità ed efficienza del servizio giustizia, con una magistratura professionalmente più qualificata. Signor Presidente del Senato della Repubblica, Signor Presidente della Camera dei Deputati, quello che è in discussione è un rilevantissimo intervento normativo sull'assetto di uno dei poteri dello Stato, con ripercussioni dirette sulla tutela dei diritti delle persone. Il fatto che il testo da ultimo presentato per l'approvazione definitiva continui a suscitare la netta contrarietà della magistratura associata e della cultura giuridica, richiede che si trovi spazio per ulteriore confronto e approfondimento. Roma, 14 novembre 2004 Il Comitato Direttivo Centrale. Speciale Giustizia, con il libro bianco delle disfunzioni degli uffici giudiziari
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I magistrati confermano lo sciopero con i penalisti Giustizia indipendente e potere politico Ordinamento giudiziario: riforma con destrezza Dall'eccesso dei concorsi altro freno al processo Riforma Giustizia: la scuola della magistratura Riforma Giustizia: la Cassazione
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