NOTIZIARIO del 11 settembre 2004

 
     

11 settembre : ne' pace a tutti i costi ne' odio che costa a tutti
di Rita Guma

Oggi si celebra il ricordo dell'11 settembre, e noi ne piangiamo le vittime indipendentemente da chi sia stato l'autore e l'istigatore o il complice per omissione. E le piangiamo non perche' americane, ma in quanto vittime innocenti. Le piangiamo dunque non per odio verso la "categoria" dei loro assassini, ne' per partigianeria filoamericana, ma per amore, per rispetto, per giustizia, per solidarieta', come piangiamo le vittime trucidate nei lager e nei forni crematori, in Iraq e a Cuba, a Beslan e in Cecenia, in Darfur e in Ruanda, in sudamerica e in Cina, in Israele e in Palestina e cosi' via.

Sul nostro sito abbiamo riportato il calendario delle iniziative di solidarieta' con Simona Torretta e Simona Pari e speriamo nella loro liberazione ed in quella delle altre persone rapite in Iraq, ma non condividiamo lo spirito espresso da alcuni che parteciperanno a quei cortei con volonta' di parte o con senso di rivalsa o con un'idea di pace che ha gli stessi limiti della volonta' ossessiva di guerra. Fanatici o pazzi o affamati di potere ce ne saranno sempre, non possiamo pensare di essere disarmati nei loro confronti, anche se sicuramente portando nel mondo equilibrio economico e sociale (non l'elemosina, ma lo sviluppo) possiamo eliminare parte del terreno di coltura in cui i fanatici, i pazzi, e gli ambiziosi reclutano i loro seguaci.

L'Osservatorio sulla legalita' onlus chiede il rispetto della legge e deve quindi tener conto che esistono i criminali e le vittime. I poliziotti sono armati, i peacekeepers sono armati, e (quanti lamentano la mancata conferma della scorta per Biagi!) le scorte sono armate. Anche l'uso delle armi per legittima difesa (non preventiva) da parte dei cittadini, e' giustificabile e legale. La pena di morte non la condividiamo, eppure puo' accadere che occorra uccidere per difendersi, tanto per gli uomini quanto per gli Stati. Chi lo fa in questo contesto non e' un assassino, ma deve essere certo che l'interlocutore abbia armi letali e che le stia per usare. E se e' ammissibile (errare e' umano) sbagliarsi e sparare nell'emozione del momento a chi ci punta contro una pistola a salve, non e' accettabile pianificare una guerra per uno Stato che, dotato di tutto il tempo e delle intelligence necessarie, non acquisisce le dovute prove.

Ecco perche' non condividiamo la guerra di Bush: non perche' siamo antiamericani, comunisti, islamisti, pacifisti, ma perche' crediamo che le regole che la comunita' umana si da' per non divenire bestiale vadano rispettate da tutti, deboli e forti, bianchi e neri, ricchi e poveri. Una guerra basata sulle bugie, contraria alla legalita' internazionale, favorita dal pregiudizio, foriera per sua natura di altre violenze e torture, non e' condivisibile da chiunque si dica civile. Come non lo sono le 10 100 1000 Lepanto in cui spera un nostro anonimo (e percio' non pubblicato) lettore e alcuni altri con lui.

Per noi puo' valere solo la logica "sparare se attaccati" e "innocenti fino a prova contraria".

Se arriva una telefonata di rivendicazione di un attentato posso essere certo che essa sia autentica? Se un uomo mascherato in TV dichiara un nome, possono essere certo che egli sia chi dice di essere? Se qualcuno dice di uccidere in nome di qualcun altro o di qualcosa siamo certi che dica la verita'?

Uno dei piu' grandi "eroi" del 2004 e' stato a mio avviso il giovane che ha inventato la propria decapitazione on line. E' invece stato attaccato da tutti, perche' ha dimostrato come tanti sono disposti a credere a qualsiasi notizia che convalidi le loro tesi: ha tratto in inganno la maggior parte dei media che hanno lanciato la "notizia" come un certezza, ha indotto politici a rilasciare dichiarazioni di condanna basate sul pregiudizio e non su fatti accertati. Insomma, anche se la simulazione di reato e' riprovevole, il merito di questo ragazzo e' di aver fatto sentire tanti stupidi e rivelato ai loro spettatori, lettori o seguaci la loro scarsa professionalita' e correttezza. Ecco perche' e' stato criticato, mettendo in ombra cio' che il suo gesto ci ha insegnato, e cioe' che (soprattutto nella societa' dell'immagine e della tecnologia) non sempre cio' che appare coincide con cio' che e' e che chi dovrebbe garantire l'informazione, anche istituzionalmente, spesso si basa su cio' che appare o su cio' che passa il convento, quando non vi e' vero e proprio dolo.

Ecco anche perche' non possiamo imputare ad un miliardo di persone islamiche nel mondo i crimini di poche decine di migliaia (se ci fosse una tale massa di assassini o kamikaze - oltretutto - il mondo avrebbe gia' avuto fine), come non imputiamo ad interi popoli occidentali gli errori dei loro governi. E non dico che necessariamente non siano islamici coloro che hanno compiuto simili nefandezze (anche se e' possibile che non lo fossero o non lo fossero i loro mandanti), ne' dico che non lo abbiano fatto in nome di un Allah. Non condivido infatti l'innocentismo ideologico generalizzato, ma dico che sono un numero ridotto, come alcuni fanatici cristiani o ebraici o di altre religioni con i quali e' impossibile ogni dialogo.

Qualcuno ha detto che la prova della complicita' dei musulmani in generale e' l'assenza da parte loro di condanna del terrorismo o dei rapimenti, ma non e' vero. In Francia i musulmani hanno sfilato nei cortei per Chesnot e Malbrunot, in Italia le organizzazioni islamiche hanno preso posizione per i nostri ostaggi. Forse sono aspetti che i giornali e le TV letti e visti da parte dei cittadini non hanno messo nella giusta evidenza. Qualcuno ha detto non tutti gli islamici sono terroristi, ma i terroristi sono tutti islamici. Non e' vero, e lo dimostra la storia del mondo e le varie Banelli e Mambro nonche' le recenti ammissioni in Israele dell'esistenza di terroristi ebrei.

Una domanda a chi ha gia' processato un miliardo di islamici o viceversa mezzo miliardo di capitalisti (americani e non), e': avete mai provato ad essere vittima del pregiudizio, del linciaggio morale, dell'emarginazione, essendo innocenti di cio' di cui vi tacciavano o senza comprendere affatto cio' di cui eravate fantasiosamente accusati? Probabilmente si'. Ed e' cosi' che state comportandovi con alcune centinaia di milioni di persone del mondo che non conoscete e che state invece giudicando in base a mere classificazioni, a stereotipi o a slogan martellati da furbi politici o da fanatici di ambo le parti, che si fregano le mani e che intascano i risultati dell'odio.

Un'altra domanda e': chi uccide un innocente, e' un assassino? Sono certa che la risposta sara' unanime, ma pochi si chiederanno se loro stessi (di destra o di sinistra) accusando un innocente e rendendolo obiettivo di una vendetta invocata non si rendano complici di un omicidio.

E infine: vorreste essere quell'obiettivo? E' infatti la conclusione cui prima o poi portera' una simile logica applicata su vasta scala.

by www.osservatoriosullalegalita.org

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