NOTIZIARIO del 20 agosto 2004

 
     

Torture : medici USA coinvolti ad Abu Ghraib e Guantanamo
di Rico Guillermo

Falsificazione di certificati di decesso per coprire assassinii, dissimulazione di prove di maltrattamenti, partecipazione attiva ad alcuni abusi, mancata denuncia delle sevizie: alcuni medici dell'esercito americano avrebbero gravemente violato il giuramento di Ippocrate nella prigione di Abu Ghraib, ma anche in Afghanistan ed a Guantanamo (Cuba).

Lo afferma un rapporto sullo studio condotto dal professor Steven Miles, specialista di bioetica dell'Universita' del Minnesota. L'analisi, basata anche su informazioni fornite da personale militare, e' pubblicata questa settimana dalla rivista medica "The Lancet" e costituisce la prima indagine sul ruolo del personale medico nelle prigioni sede di torture.

L'approfondimento e' accompagnato da un editoriale del giornale medico, in cui viene condannata in ogni caso la tortura e si afferma che, malgrado come personale militare i medici dell'esercito siano tenuti alla lealta', essi sono prima di tutto medici e dovrebbero subito "rompere il silenzio".

Il personale sanitario dovrebbe infatti essere depositario e garante del rispetto dei diritti dell'uomo e del prigioniero contenuti nelle convenzioni di Ginevra ed in altre leggi internazionali e nazionali, ma questo non sembra essere accaduto nelle prigioni esaminate dal professore.

Al contrario, il sistema sanitario delle carceri collaboro' alla messa a punto ed alla realizzazione dei crudeli metodi di indebolimento psicologico e di interrogatorio dei detenuti. Il professore segnala che "due medici hanno regolarmente firmato certificati di morte attribuendo il decesso a crisi cardiache, a colpi di calore o alre cause naturali, senza annotare le cause non naturali".

Sulla base di un rapporto dell'organizzazione di difesa dei diritti dell'uomo Human Rights Watch, il luminare cita il caso di un detenuto picchiato che i soldati avevano attaccato alla porta della sua cella e bastonato. Il certificato di morte - identificata come naturale - era talmente falso che il caso ha destato l'attenzione dei media ed il Pentagono ha dovuto cambiare la causa della morte, qualificandola come omicidio per colpi, ferimento e soffocamento.

Un altro esempio, tratto dalla testimonianza di un detenuto di Abu Ghraib, il personale medico aveva rianimato un detenuto svenuto dopo essere stato picchiato e poi lo ha lasciato ai colpi dei suoi aguzzini.

Un portavoce del Pentagono ha dichiarato che gli "incidenti" menzionati riguardanti i medici sono stati messi in evidenza proprio con le inchieste interne in corso, aggiungendo che saranno portati in giudizio tutti coloro che hanno concorso agli abusi.

Ma si tratta di partecipazione attiva, secondo il dottor Jay Lifton, dell'ospedale di Cambridge (USA), autore di un libro sulla medicina nella Germania nazista. Lifton parla di una scelta di fronte alla quale i medici sono messi in questi casi: "alcuni medici non sarebbero stati fisicamente malmenati o uccisi, se avessero interrotto queste torture. Cio' avrebbe presupposto un certo coraggio, ma essi avevano una scelta".

A conclusione dello studio, lo specialista di bioetica americano che ne e' autore chiede una riforma della medicina militare ed una inchiesta ufficiale indipendente dall'esercito sul ruolo giocato dai medici militari nello scandalo delle torture.

La rivista The Lancet invita invece i medici che a tutt'oggi si trovano in una posizione ambigua nelle carceri a denunciare senza indugi i maltrattamenti di cui sono testimoni.

by www.osservatoriosullalegalita.org

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