NOTIZIARIO del 29 marzo 2004

 
     

Prodi, Berlusconi e il... costo della vita
di Rita Guma

Prodi afferma che l'occupazione in Iraq senza l'ONU e' illegale, alla maniera di Zapatero. Esultanza sul fronte dei movimenti, e qualche allineamento sul fronte dei partiti di centrosinistra.

Berlusconi promette meno tasse per Totti (infatti solo per quelli che hanno contratti miliardari). Mormorii nella Casa delle Liberta' ....di pensarla diversamente, per una volta.

Due affermazioni divulgate su tutti i notiziari. Tranne il nostro.

Infatti mi interessa molto di piu' qui commentare un'altra frase pronunciata in queste ore, e pronunciata questa volta da un avvocato, l'avvocato di Bertrand Cantat, il divo della canzone che ha ucciso a botte in testa la sua compagna Marie Trintignant. E la mia riflessione si ricollega comunque a quanto sopra.

L'avvocato ha commentato che gli 8 anni di prigione comminati dal tribunale al cantante suo assistito sono una "pena eccessiva".

Otto anni di prigione in cambio di una vita una pena eccessiva? Quanto vale una vita?

Cantat era ubriaco e forse anche drogato. Cio' attenua la brutalita' della sua azione o la sua responsabilita'? Ha attenuato il dolore provato sotto i colpi da Marie e la sofferenza dei suoi familiari per questa perdita? E un adulto non conosce quali effetti puo' comportare nel suo organismo una sostanza alcoolica o allucinogena?

Mi soffermo su questo punto perche' mi sembra fondamentale e correlato a tutta la vicenda irachena, alle dichiarazioni dei nostri leader, alle nostre imposte, ridotte o meno che siano.

Un avvocato dichiara pubblicamente, senza tema di apparire indecente, senza tema di linciaggio morale, che la vita di una donna di quarant'anni uccisa brutalmente e la supponenza di un uomo di porvi fine valgano meno di otto anni di prigione.

Se l'avvocato non ha avuto paura di alienare al suo cliente le simpatie del pubblico con questa affermazione e' perche' oggi molte circostanze confermano che per molti la vita (degli altri) vale poco. Ed infatti i media hanno riportato la sua affermazione come un dato qualsiasi.

Se la vita non vale molto, pero', si puo' uccidere senza troppi rischi per se stessi, senza rimorsi di coscienza (per chi ci crede), senza timore di guardarsi allo specchio la mattina.

Se si puo' uccidere senza provarne disperazione e vergogna una persona amata e vicina, a maggior ragione si puo' uccidere chi e' lontano da noi, e magari diverso per razza, costumi, religione.

Si puo' avallare una spedizione che lo faccia, lontano dai nostri occhi, in blocco con una bomba, o giorno per giorno, in mille piccole schermaglie.

Se una morte vale cosi' poco, 800.000 puo' essere una cifra notevole, ma non abbastanza da intervenire a suo tempo in Ruanda con una delle tanto sbandierate missioni umanitarie per evitare che quel numero diventassero corpi falciati dal machete.

E anche 10000 puo' essere solo un numero, sbbene si riferisca ai civili stroncati in Iraq da una guerra insensata e orchestrata da anni, giustificata con la menzogna e non motivata dalla legittima difesa o da una naturale pulsione di fronte al dramma delle torri gemelle.

Se una morte fa tanto poco scalpore si puo' accettare che le imposte versate vengano utilizzate per mandare i soldati in Iraq a fare la guardia alla guerra degli altri.

E si possono mandare in guerra soldati senza adeguate protezioni.

Si possono bruciare delle vite in cambio di combustibile.

Si puo' ricordarsi dell'illegalita' di questa guerra e di questa occupazione (da noi sempre proclamate), dopo tanto tempo e dopo tanti morti, fiutando l'onda elettorale....

Non continuo, ma credo che a questo punto sia chiaro perche' ho iniziato da Prodi e Berlusconi per scrivere queste mie amare riflessioni.

by www.osservatoriosullalegalita.org

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