Intercettazioni
: avvocati divisi ma salvaguardano i giornalisti
di
Mauro W. Giannini
L'Organismo unitario dell'avvocatura ha aderito all'appello
della Federazione Nazionale della Stampa per opporsi al ddl
Alfano schierandosi a fianco dei giornalisti per la liberta'
di informazione, anche per tutelare il diritto dei cittadini
ad essere informati. Secondo
il presidente, Maurizio De Tilla, "Il ddl sulle intercettazioni
non risponde in modo adeguato ad un problema reale. La libertà
di informazione non può essere messa in discussione in nessun
momento e per nessuna ragione. E' un principio fondante di
tutte le società democratiche e non è negoziabile".
L'OUA
auspica "che si evitino misure lesive del diritto dei
cittadini ad essere informati e che, con il concorso di tutti,
si trovino soluzioni condivise che contrastino il cattivo
uso, che pure spesso c'è stato, di uno strumento investigativo
importante come quello delle intercettazioni" conclude De
Tilla, secondo cui si tratta di "una questione di civiltà
e non di parte, come dimostra la presa di posizione compatta
della Fnsi e dei direttori di giornali di orientamento politico
e culturale diversissimo".
Diversa
la posizione dell'Unione Camere Penali, secondo cui le previsioni
contro i giornalisti sono eccessive ma il vero problema e'
il giudice. In una dichiarazione all'AdnKronos, il presidente
UCPI, Oreste Dominioni, afferma di condividere complessivamente
il ddl sulle intercettazioni che mira a ridurle, "perche'
molto spesso nelle indagini non é necessario un uso smodato
e così dilatato di questo strumento". Tuttavia, a giudizio
di Dominioni, il problema non e' tanto di varare nuove norme,
in quanto anche quelle attuali offrirebbero una certa garanzia,
se solo venissero rispettate. Il problema e' quindi il vaglio
ad opera di un giudice davvero terzo.
Quanto
alla liberta' di stampa, il problema "non può essere
discusso assumendo come premessa che i giornalisti possono
pubblicare tutto, come ciò che è frutto di intercettazioni
illecite, e quindi non utilizzabili nel processo o notizie
irrilevanti per un procedimento", ma sono eccessive disposizioni
come la non pubblicabilità fino a conclusione delle indagini
o addirittura fino all'udienza preliminare. Anche le sanzioni
penali non sono giuste
ma sono "piu' indicate quelle disciplinari", ad
opera di un sistema disciplinare dell'Ordine dei giornalisti
che funzioni.
Alle
dichiarazioni di Dominioni fa da contraltare la posizione
dell'Associazione Nazionale Magistrati, espressa dal segretario
generale Giuseppe Cascini alla manifestazione di protesta
svoltasi a Roma per il "no alla legge bavaglio".
Quanto alla liberta' di stampa, per l'ANM gli effetti sono
paradossali perché non sarà possibile dare alcuna notizia,
anche di sicuro interesse pubblico, fino alla chiusura delle
indagini, una inaccettabile limitazione al diritto/dovere
di informazione e di cronaca garantito dall'articolo 21 della
Costituzione.
Sul versante della capacità investigativa di forze dell'ordine
e magistrati, Cascini ha sottolineato che il complesso di
norme in discussione rendera' impossibile l'uso delle intercettazioni
ambientali per gravi reati, dagli omicidi ai sequestri di
persona, dalle violenze sessuali ai reati di immigrazione
clandestina, fino al riciclaggio e alla corruzione. Anche
la limitazione di due mesi per il loro svolgimento le renderebbe
sostanzialmente inutili. Effetti devastanti anche per le indagini
per i reati legati alla criminalità organizzata perché per
individuare le attività di un'organizzazione criminale si
deve partire dagli accertamenti su reati come l'usura, la
corruzione o il riciclaggio.
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