02 maggio 2008

 
     

Pena di morte e abolizione : gli USA tanto diversi dall'Europa ?
di Rico Guillermo*

La Corte Suprema degli Stati Uniti il mese scorso ha affermato la costituzionalita' dell'iniezione letale, e in questo senso ha messo fine ad una moratoria de facto che molti avevano sperato continuasse all'infinito.

La discussione in merito al motivo per cui gli Stati Uniti continuano ad impiegare un metodo di punizione che quasi tutti gli altri paesi occidentali hanno rinnegato continua. Gli Europei tendono a guardare oltre l'Atlantico con una certo orgoglio alla nostra illuminata opposizione sulla pena di morte, ritenendo la visione americana conseguenza di una cultura sanguinaria e, forse, un aspetto del fatto che in alcuni settori, gli Stati Uniti sono fondamentalmente diversi da altri paesi.

In verità, tuttavia, nota il quotidiano britannico Guardian, gli Stati Uniti non si differenziano quanto si potrebbe essere tentati di pensare e l'opinione pubblica americana non e' l'unica a sostegno della pena di morte. Sondaggi nel Regno Unito mostrano la tendenza di circa il 60% dei cittadini britannici a favore della reintroduzione della pena di morte per l'omicidio, con percentuali ancora piu' elevate qualora si trattasse dell'uccisione di bambini o funzionari di polizia. Un dato paragonabile a quello degli USA che dal 2000 oscilla tra i 64 e il 69%.

Viceversa, osserva il giornale, tali livelli di sostegno non escludono automaticamente l'abolizione, dato che negli Stati Uniti il sostegno popolare per la pena di morte e' attualmente simile a quello di altri paesi occidentali quando hanno abolito la pena capitale. Maggioranze di circa i due terzi dei cittadini erano contrari all'abolizione in Gran Bretagna nel 1960, in Canada negli anni 1970, in Francia negli anni 1980 e in Germania dopo la seconda guerra mondiale.

La differenza principale - nota il Guardian - non e' l'opinione pubblica, ma il sistema politico. La dispersione del potere e la frammentazione dell'autorita' del sistema politico degli Stati Uniti ha fatto si' che, in contrasto con il Regno Unito e in altri paesi occidentali, non vi e' alcun plausibile meccanismo per l'abolizione della pena di morte a livello nazionale, dato che il Congresso potrebbe farlo solo attraverso la modifica della Costituzione, che richiede una maggioranza di due terzi in entrambe le Camere o l'istituzione senza precedenti di una Convenzione costituzionale, seguita dall'approvazione di tre quarti degli Stati.

La Corte Suprema potrebbe dichiarare che la pena di morte viola l'ottavo emendamento che vieta punizioni "crudeli e inusuali", ma la recente sentenza mostra che si e' molto lontani da un tale risultato. La costituzione USA, dopo tutto, riconoscere implicitamente la legittimita' della pena di morte nel quinto e nel quattordicesimo emendamento, che prevede che i cittadini non possono essere "privati della vita, della liberta' o delle proprieta' senza il processo dovuto per legge".

Ci si deve rimettere quindi ai singoli Stati membri per vietare la pena capitale, quindi il cammino da fare e' ancora tanto, anche perche' i modelli attraverso i quali la maggior parte dei paesi - inclusi gli Stati USA - finiscono col vietare la pena di morte tendono a sembrare simili, come ha osservato l'accademico Roger Hood, e sono costituiti da una progressione di passi. La maggior parte dei paesi infatti introduce una serie di riforme prima dell'abolizione: la riduzione della gamma dei reati capitali, l'eliminazione delle esecuzioni in pubblico, l'adozione di tecnologie per velocizzare la morte.

In definitiva, il percorso dell'abolizione nei singoli Stati USA che l'hanno gia' completato non e' stata molto diverso da quello di molti Stati europei e l'atteggiamento dell'opinione pubblica non e' molto diverso. Dire quindi che gli USA sono sulla questione tanto diversi da noi e' - secondo il giornale - troppo semplicistico.

* si ringrazia Claudio Giusti

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