30 aprile 2008

 
     

Fini presidente della Camera omaggia il Papa nel suo primo discorso
di Rita Guma

Gianfranco Fini è il nuovo Presidente della Camera dei Deputati. E’ stato eletto alla quarta votazione con 335 voti favorevoli.

Se Renato Schifani, all'atto della sua elezione, aveva affermato che "Dobbiamo difendere senza tentennamenti le nostre radici cristiane, la nostra identità che tanto ha contribuito alla nascita dell'occidente e della nostra civiltà" facendone sostanzialmente un fatto culturale che in effetti trova fondamento nella storia d'Europa e d'Italia, anche se puo' essere piu' o meno condivisa l'incidenza che questo discorso deve avere oggi, Fini si e' invece spinto piu' in la'. Ha infatti rivolto un "deferente omaggio" al pontefice Benedetto XVI che ha definito "guida spirituale della larghissima maggioranza del popolo italiano e indiscussa autorità morale per il mondo intero, come dimostrato anche dal suo recente, mirabile discorso all'Assemblea generale delle Nazioni Unite".

Ma il Papa non e' guida spirituale della larghissima maggioranza degli Italiani, perche' quelli che sono la grande maggioranza in Italia non sono i cattolici, ma coloro che alla nascita - senza possibilita' di scelta - sono stati inclusi nei registri della Chiesa. Crescendo, tanti di essi sono divenuti agnostici, moltissimi altri non mettono in pratica le indicazioni della Chiesa e sono di fatto cristiani, non cattolici, in quanto interpretano il rapporto con Cristo e la fede al di fuori degli schemi e limiti stabiliti dalla gerarchia ecclesiastica. Basti pensare a quanti non vanno in chiesa, non si confessano, divorziano e si risposano o usano il preservativo, non come caduta occasionale nel "peccato" e cosa di cui pentirsi, ma come abitudine e con convinzione, anche se fanno riferimento al Vangelo e credono in Cristo ed in quello che si ritiene sia lo stesso Dio del papa.

Un sondaggio Eurispes del gennaio 2008 attesta che la Chiesa cattolica raccoglie la fiducia del 49,7% degli Italiani (perdendo oltre 10 punti rispetto all’anno precedente). Un altro dato significativo sulla questione lo offrono le percentuali sull'8 e sul 5 per mille dell'IRPEF. La possibilita' di destinare l'8 per mille e' sfruttata infatti solo dal 40% circa della popolazione, e solo il 35% circa degli Italiani sceglie la Chiesa Cattolica. E' invece il 63% dei cittadini ad aver destinato il 5 per mille a qualche ente di volontariato, ed ai primi posti di questa scelta risultano organismi aconfessionali: Unicef, Medici Senza Frontiere ed Emergency, pur in presenza di organizzazioni confessionali.

Questa differenza di percentuale fra l'8 e il 5 per mille indica che il non donare l'8 per mille e' una scelta, non una conseguenza di pigrizia o ignoranza. Cosiderata anche la capillarita' con cui la Chiesa puo' chiedere ai propri fedeli nelle chiese di destinare l'8 per mille, e considerata la presenza quotidiana del Vaticano sui media, possiamo dedurne che:

  • In Italia i credenti in qualche religione, o almeno le persone che hanno fiducia nell'organismo ufficiale di una religione, sono molte meno del 50%.
  • In Italia meno del 40% della popolazione e' collegata alla Chiesa cattolica o ne ha fiducia.

Ovviamente le valutazioni sono approssimative, ma possiamo assumere questo dato come indicativo, visto che anche il Vaticano stesso - comunicando le cifre dei fondi ricavati dalla Chiesa cattolica nella ripartizione dell'8 per mille e il loro lieve aumento - considerava tale scelta una manifestazione del consenso degli Italiani alle politiche della Chiesa.

Fini continua dicendo che "La laicità delle istituzioni è principio irrinunciabile della nostra come di ogni moderna democrazia parlamentare ed è proprio nel nome di tale principio che il Parlamento deve saper riconoscere il ruolo fondamentale che nell'arco dei secoli la religione cristiana ha avuto e ha tuttora nella formazione e nella difesa della identità culturale della nostra patria, della nazione italiana...".

Da notare - a proposito di laicita' - come il presidente della Camera dei deputati e terza carica dello Stato debba rappresentare tutti i cittadini e non imporre la sua visione religiosa di parte o dati arbitrari sulle fedi religiose o salutare il capo di un altro Stato o di una determinata religione durante il discorso di insediamento. A questo punto meglio Alemanno, che dopo l'elezione ha inviato un messaggio al Papa ed alla Comunita' ebraica a motivo del fatto che, ha detto "si tratta di due grandi risorse" di Roma.

Peraltro ci chiediamo come mai la maggior parte dei leader di centrodestra che si riconosce nella Chiesa e ne corteggia i voti, da Berlusconi a Casini e allo stesso Fini, non ne abbia seguito uno dei principali dettami, che riguarda il matrimonio (visto che sono tutti risposati dopo il divorzio e che alcuni di loro hanno avuto uno o piu' figli al di fuori del matrimonio). E' in questo modo che guardano al Papa come guida spirituale?

Non ci resta che ricordare a Fini e agli altri politici che intendono propinare a tutta la nazione anche in sedi istituzionali una solfa infondata e non da tutti condivisa sulla religione cattolica, i tanti autorevoli leader democristiani veramente laici che hanno lavorato alla Carta Costituente della Repubblica, De Gasperi in testa, che nel privato erano fra l'altro ben piu' coerenti con la loro dichiarata fede religiosa, mostrando di essere veri credenti e veri uomini super partes nelle Istituzioni in un'epoca in cui invece era forse vero che la stragrande maggioranza degli Italiani faceva riferimento alla Chiesa.

Ricordiamo anche - visto che il centrodestra nostrano guarda tanto all'America - il significativo pensiero in materia di laicita' e liberta' di religione del primo presidente cattolico americano, John Fizgerald Kennedy: "Io credo in un'America che ufficialmente non sia cattolica né protestante né ebraica; in cui nessun pubblico ufficiale richieda o accetti istruzioni sulla politica da seguire vuoi dal Papa, vuoi dal Concilio nazionale delle Chiese, vuoi da altre fonti ecclesiastiche; un'America in cui nessun organismo confessionale cerchi di imporre, direttamente o indirettamente, la propria volontà al popolo in generale ovvero alle iniziative dei pubblici funzionari, e in cui la libertà di religione sia una e indivisibile, talché ogni azione contro una delle Chiese sia considerata attentato contro la nazione nel suo complesso. (...)

Infine, io credo in un'America in cui prima o poi l'intolleranza religiosa sia destinata a sparire, e in cui tutti gli individui e tutte le Chiese siano trattati da eguali; un'America in cui ognuno abbia lo stesso diritto di frequentare o no la Chiesa che si è scelta, e in cui non si diano voti cattolici o anticattolici, e in generale nessun blocco di voti di alcuna specie: in cui cattolici, protestanti ed ebrei, laici o ecclesiastici che siano, si astengano da quegli atteggiamenti di disprezzo e ostilità che tanto spesso hanno in passato intralciato la loro azione, per promuovere invece l'ideale della fratellanza tra i cittadini americani".

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Osservatorio, laicita' e liberta' di religione

Schifani: primo discorso al Senato