29 aprile 2008

 
     

Schifani presidente del Senato parla di mafia immigrati e riforme
di Tara Fernandez

Con 178 voti Renato Schifani è stato eletto oggi Presidente del Senato della Repubblica. I senatori presenti e votanti erano 319; la maggioranza richiesta era pari a 162 voti. Nel suo discorso Schifani ha ringraziato Napolitano e Marini, i senatori a vita ed il capogruppo uscente del PD Anna Finocchiaro. Egli ha parlato di lotta alla mafia e alla criminalita' organizzata e di riforme istituzionali ed in due passaggi del suo discorso ha ricordato Giovanni Falcone e Paolo Borsellino ed i "tanti, troppi caduti tra magistrati, uomini delle Forze dell'ordine, giornalisti, imprenditori ai quali ci inchiniamo, riconoscenti e debitori", nonche' i "ragazzi di Nassiriya e agli altri che, come loro, hanno scritto il loro nome nel Pantheon degli eroi della pace", suscitando nelle due occasioni applausi dall'intera assemblea.

"Si avvia una gestione - ha detto il neopresidente - che nelle aspettative appare densa di obiettivi da raggiungere, aspettative sulle quali il Senato dovrà impegnarsi perché i risultati corrispondano alle esigenze del Paese. Quanto al mio compito, io mi impegno ad adempierlo con il massimo scrupolo di garante delle regole, dei diritti dell'opposizione, della maggioranza e delle esigenze del Governo. Essere il garante sarà la missione principale da me più volte sentita in questa funzione. So che dovrò assumere le ragioni di tutti e prima ancora il bene supremo dell'Assise che sono chiamato a presiedere, nella piena consapevolezza che dal concorso di tutti e nella salvaguardia di ruoli e posizioni politiche, etiche ed ideologiche dovrà avere luogo anche la necessaria riscrittura delle regole. Questo sarà uno degli elementi fondanti di questa legislatura che si apre, durante la quale è indispensabile che si sappia conservare e preservare il valore della reciproca legittimazione delle parti emerso sul finire della scorsa legislatura in occasione dell'apertura del dialogo sulla legge elettorale".

Quanto alla Costituzione, Schifani ha detto che "in quella Carta c'è la nostra storia, il nostro passato, le nostre speranze, il nostro futuro. C'è il dolore di una guerra atroce e c'è la rinascita dalle macerie che ha spinto le generazioni che ci hanno preceduto a ricostruire mattone per mattone, pezzo per pezzo, il nostro Paese. E c'è anche l'attenzione costante da tenere verso il nostro valore più alto e più sacro: la libertà".

Per Schifani, "Quella che ci aspetta sarà la stagione delle riforme, ma anche dell'affermazione della legalità come valore irrinunciabile. Legalità e sicurezza sono le richieste più pressanti che vengono dalla gente, dal Nord al Sud. Insieme infatti all'azione di contrasto a tutte le mafie, occorre intensificare e migliorare le strategie per combattere quella dilagante criminalità che sta rendendo invivibili ampie aree del nostro Paese. Si tratta di un problema che va affrontato con la necessaria attenzione perché serie e fondate sono le preoccupazioni dei cittadini anche in ordine alla relazione tra una parte significativa dei reati commessi e l'immigrazione clandestina di soggetti con pesanti storie criminali. Abbiamo il dovere, pertanto, di non sottovalutare questi aspetti, agendo con rigore e severità ove occorre, senza dimenticare la grande tradizione di tolleranza e accoglienza che dobbiamo conservare nei confronti di quella immigrazione sana e regolare che ha, invece, bisogno del nostro aiuto".

Schifani si e' detto "fermamente convinto che la lotta a tutte le mafie non dovrà avere, ma neanche mostrare, alcuna pausa. Su questo fronte il Parlamento ha legiferato proficuamente, stabilizzando il 41-bis (il cosiddetto carcere duro) ed ha sostenuto magistratura e polizia giudiziaria in quella fruttuosa opera che da sette anni ad oggi ha consentito la cattura di pericolosi latitanti ai vertici della criminalità organizzata, recidendo molti rami della mala pianta del racket delle estorsioni. Permettetemi di soffermarmi su questo punto. - ha aggiunto il presidente del Senato - Da siciliano, infatti, sento forte la necessità di un impegno crescente per la sicurezza e per l'affermazione dei valori di legalità perché ho vissuto, insieme a tutti gli altri siciliani, il dolore di vedere la mia terra ferita, vessata, umiliata e, insieme, l'orgoglio di vedere una Sicilia che non s'è mai piegata né mai data per vinta e che è stata capace, invece, di rialzarsi e gridare il suo rifiuto alla violenza, alla prepotenza, all'illegalità. Ed è di grande conforto vedere come nella società emergano e si moltiplichino le scelte virtuose e coraggiose di cittadini e categorie che, a viso aperto, si oppongono alle vessazioni della criminalità organizzata".

Secondo Schifani, "Dobbiamo difendere senza tentennamenti le nostre radici cristiane, la nostra identità che tanto ha contribuito alla nascita dell'occidente e della nostra civiltà. Dimenticare le proprie radici significa perdere l'anima, non ritrovare più se stessi, non trovare più le ragioni forti dell'appartenenza che ci permettono di accogliere e dialogare con gli altri senza cedimenti e senza ipocrisie. L'occidente, l'Europa e l'Italia o ritornano alle proprie radici o sono destinati ad un irreversibile tramonto".

Il neopresidente ha concluso con un richiamo ai "giovani, a quelli cui siamo chiamati a consegnare un'Italia più florida e più sana che voglio dedicare il mio pensiero conclusivo. Ai giovani chiediamo di guardare alla politica e alla forza delle istituzioni, perché alle loro istanze, che sappiamo essere prioritariamente la casa, il lavoro e la cultura, risponderemo con l'impegno e l'ausilio necessario di tutte le forze politiche. La nostra saggezza - se c'è - vale come testimonianza e patrimonio per la loro audacia, il loro entusiasmo e la loro fiducia. Siamo chiamati a sostenerli nel percorso che li porta a diventare adulti e a svolgere i ruoli che oggi noi svolgiamo. Soltanto se avremo le carte in regola, se avremo fatto quanto dovuto e quanto necessario, potremo guardarli negli occhi e vedere rispecchiato il nostro Paese, la nostra Italia".

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