11 settembre 2007

 
     

11 settembre : gli USA si interrogano su lotta al terrorismo e diritti
di Rico Guillermo*

Chiudere Guantanamo, considerare le esigenze dei Palestinesi e dare un taglio all'avventura in Iraq. Non e' la ricetta di un no-global, ma quella di due parlamentari USA, un repubblicano e un democratico, rispettivamente ex presidente ed ex vicepresidente della Commissione d'inchiesta del Congresso sull'11 settembre 2001.

A sei anni dall'11 settembre, infatti, gli Stati Uniti si interrogano sulla situazione della sicurezza e delle liberta' civili nel Paese, profondamente trasformato nella vita quotidiana e nei principi basilari da una legislazione emergenziale che pero' ancora continua a vigere. I due congressisti, Thomas H. Kean e Lee H. Hamilton, che ne hanno parlato sul Washington Post, ritengono che il Paese non sia ancora ben organizzato sul piano della sicurezza, ma contemporaneamente pensano che le leggi antiterrorismo non siano state pensate con riguardo per le liberta' civili, mentre gli USA hanno mancato gravemente sulla politica estera e non hanno tenuto conto del'impatto che situazioni come quella di Guantanamo e dell'Iraq o la posizione dell'amministrazione Bush sul conflitto israelo-palestinese avrebbero generato nel mondo musulmano moderato, indotto cosi' a far mancare il suo appoggio alla lotta contro il fanatismo islamico.

I due parlamentari continuano a pensare oggi che la nazione non sia abbastanza al sicuro di fronte ad un grave pericolo come quando due anni fa conclusero il loro rapporto. A loro giudizio, gli Stati Uniti si confrontano con "una minaccia terroristica persistente e in evoluzione", in particolare di Al-Qaeda, secondo una valutazione dell'intelligence nazionale di luglio. Secondo Kean e Hamilton, la minaccia non e' Osama Bin Laden, ma "i giovani musulmani senza lavoro e senza nessuna speranza, che sono arrabbiati con i loro stessi governi e sempre piu' vedono gli Stati Uniti come nemico dell'Islam".

I due parlamentari rispondono NO alla domanda posta quattro anni fa dall'ex segretario alla difesa Donald H. Rumsfeld ai suoi consiglieri: "Stiamo catturando, uccidendo o dissuadendo ogni giorno piu' terroristi di quanti le madrasse e i religiosi radicalicali ne stiano reclutndo, addestrando e impiegando contro di noi?". A loro giudizio, la politica estera degli Stati Uniti non e' riuscita a contrastare la marea montante dell'estremismo nel mondo musulmano. Nel luglio 2004, dicono i due parlamentari, la commissione dell'11 settembre ha suggerito di mettere la politica estera al centro degli sforzi USA antiterrorismo, invece "abbiamo perso terreno". Inoltre gli USA dovrebbero sradicare la minaccia proveniente dai gruppi talebani che si stanno rafforzando in Pakistan e che minacciano l'Afghanistan. Se non lo fa lo stesso Pakistan, lo devono fare gli USA, affermano Kean ed Hamilton.

Ma quello che manca e' "la guerra delle idee": "non siamo stati convincenti nell'arruolare l'energia e la compassione di 1.3 miliardi di musulmani del mondo contro la minaccia estremista" - dicono i due - e non perche' difetti nel mondo musulmano l'adesione al rispetto per i diritti dell'uomo, la liberta' e l'uguaglianza che sarebbero a fondamento degli USA, ma sono state "le scelte di politica degli Stati Uniti" che "hanno insidiato il sostegno". "Non c'č nessuna parola pių tossica alla reputazione degli Stati Uniti che Guantanamo" affermano i due parlamentari americani, che ricordano come sia un fondamento per la giustizia un processo giusto prima della detenzione, mentre "il presidente ed il congresso non ne hanno fornito uno". Per migliorare l'immagine USA, quindi, "La baia di Guantanamo dovrebbe essere chiusa ora" e gli Stati Uniti dovrebbero modificare la loro politica sulla detenzione e sul trattamento dei terroristi, adottandone di piu' legali.

Un altro puto dolente e' la disputa arabo-israeliana, che infiamma l'opinione pubblica nel mondo musulmano, dando la sensazione che a Wahington non interessi nulla dei Palestinesi. Al contrario, suggeriscono Kean ed Hamilton, si toglierebbe l'argomento piu' potente agli estremisti con "uno sforzo diplomatico vigoroso, con il supporto visibile ed attivo del presidente" in tal senso, offrendo anche maggiori prospettive di sicurezza di lunga durata ad Israele. Altro punto dolente, la guerra in Iraq, che "si e' trasformata in un potente strumento di reclutamento e di addestramento per Al-Qaeda".

Anche il pericolo che i terroristi si approprino di un'arma nucleare non viene prevenuto con gli strumenti piu' adeguati, prediligendo l'arma militare mentre, dicono i due parlamentari, "dobbiamo utilizzare tutti i mezzi nel potere degli Stati Uniti - compresi i sussidi all'estero, l'assistenza educativa e una diplomazia pubblica vigorosa che dia risalto al mercato, alle biblioteche ed ai programmi di scambio - per generare un Medio Oriente e un mondo musulmano meno ostili ai nostri interessi e valori. La sicurezza di lunga durata dell'America e' basata sull'immagine non come minaccia ma come fonte di occasioni e di speranza".

Critiche anche alle riforme interne. Le commissioni del congresso interessate alla sicurezza nzionale sono state ridotte solo da 88 a 86, sebbene ne fosse stata chiesta una maggiore unificazione dalla Commissione dell'11/9 per garantire un lavoro piu' unitario ed efficace. L'unificazione dell'intelligence chiesta e ottenuta dalla Commissione sull'11 settembre e il Centro nazionale antiterrorismo hanno invece generato solo una riorganizzazione che si perde negli aspetti burocratici, e non uno strumento agile che ottenga le informazioni di cui gli USA hanno bisogno. Fra l'altro e' "deludente" che sono l'8% del nuovo personale reclutato dalla CIA abbia gli ambiti etnici di provenienza e le abilita' linguistiche necessarie per l'antiterrorismo, mentre anche l'FBI non e' stata potenziata a dovere e non ha rinnovato il suo sistema informatico e vigili e polizia non sono stati dotati delle frequenze di trasmissione necessarie per le emergenze.

Inoltre - dicono Kean ed Hamilton - c'e' la diffidenza dell'opinione pubblica per il segreto che circonda le operazioni della CIA, "a causa degli errori dell'intelligence (che coinvolgono considerevolmente Iraq e 11/9) e le politiche discutibili (soprattutto riguardo ad abusi e l'interrogatori)". Anche se le agenzie di intelligence devono mantenere molti segreti, dicono, occorrono piu' sincerita' ed apertura per conquistare la fiducia dei cittadini.

Inoltre, affermano i due congressisti, " difettiamo di un quadro giuridico che combatta il terrorismo senza sacrificare le liberta' civili" e l'Ufficio per le liberta' civili non ha agito anche quando sollecitato dalla stessa commissione ne' ha sollevato obiezioni alle intercettazioni senza garanzie ed alle pratiche scorrette di interrogatorio e di detenzione, lasciando che fosse la Casa Bianca a pubblicare il suo rapporto annuale. Ora - rafforzato da una nuova legge- dicono i parlamentari, "l'ufficio deve trasformarsi in una voce pubblica costantemente a sostegno delle liberta' civili".

Purtroppo il resto del congresso USA non sembra andare nella stessa direzione di quanto auspicato da Kean ed Hamilton. L'anno scorso George W. Bush e' riuscito ad ottenere dal congresso a maggioranza repubblicana l'approvazione di una legge che ha legalizzato le detenzioni illegali, i processi militari ai civili sospettati di terrorismo e i maltrattamenti ai prigionieri interrogati per questioni legate al terrorismo, trattamento che perfino esperti del Pentagono recentemente hanno criticato. Poche settimane fa - pur se oggi a maggioranza democratica - il congresso ha invece accettato che il presidente potesse spiare senza autorizzazione del giudice gli Americani per monitorare sospetti terroristi. Un comportamento che era stato criticato come incostituzionale a suo tempo, quando era emerso che il presidente lo aveva gia' autorizzato per centinaia di cittadini dopo l'11 settembre 2001.

Ancora una volta, quindi, tocca ai giudici applicare la costituzione. L'Unione Americana per le liberta' civili ha portato in tribunale - a nome di un fornitore internet rimasto anonimo - una causa contro l'FBI, la quale chiedeva di ottenere senza preventivo mandato di un magistrato i dati di traffico e gli indirizzi e-mail in possesso di un gestore. L'agenzia di intelligence si appellava al Patriot Act, la legge antiterrorismo varata dopo l'11 settembre 2001, ma Victor Marrero, un giudice federale, ha condannato l'emissione delle lettere di sicurezza nazionale previste da tale legge, ed ha proibito al fornitore del servizio di accogliere la richiesta dell'FBI.

Secondo il giudice, l'effetto pratico della legge e del comportamento successivo dell'FBI era di soffocare i diritti dei cittadini americani sanciti dal primo emendamento ed annullare il ruolo costituzionale del tribunale di fare i dovuti controlli, equilibrando il potere del ramo esecutivo.

La primavera scorsa, l'ispettorato generale del dipartimento della giustizia ha segnalato che fra il 2003 e il 2005 sono state emesse circa 140.000 lettere di sicurezza nazionale.

* si ringrazia Claudio Giusti

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