11 luglio 2007

 
     

Malesia : migranti poveri condannati a morte per droga
di Mauro W. Giannini*

Centinaia di poveri migranti provenienti da Aceh languiscono nelle galere della Malesia in attesa di esecuzione per accuse legate all'omicidio o alla droga. Lo ha ammesso con la stampa un portavoce dell'ambasciata indonesiana negli USA.

L'accusa di "possesso" di almeno 200 g di canapa indiana comporta infatti almeno 20 anni di prigione, mentre per il traffico c'e' la pena di morte per impiccagione. Chi ha commesso solo il primo reato, cavandosela con oltre 15 anni di prigione, ha riportato talora inabilita' conseguenti alle battiture previste dalla sentenza. Anche chi e' in attesa di esecuzione, in ogni caso, trascorre prima decenni in carcere, spesso in isolamento.

Il direttore di Amnesty International Josef Roy Benedict sottolinea che 16 paesi dell'Asia-Pacifico continuano ad adottare la pena di morte per i crimini legati alla droga. Inoltre parecchi paesi, come la Malesia, Singapore e la Corea del Nord, prevedono la pena di morte obbligatoria, senza lasciare discrezionalita' al giudice.

La Malesia impone sentenze di morte obbligatorie per altri crimini, come terrorismo, omicidio, possesso di armi da fuoco e, ultimamente, per avvelenamento dei bacini idrici che causino la morte. Va tenuto conto che la Malesia fa parte del Consiglio dei diritti dell'uomo dell'ONU e che il diritto internazionale prevede la pena di morte solo per crimini molto gravi.

La poverta' rurale e' il motivo principale che muove il commercio di droghe fra Aceh e la Malesia. Un chilo di canapa ad Aceh costa circa un dollaro e mezzo, mentre in Malesia raggiunge quasi i 500 dollari, per cui gli abitanti dei villaggi di Aceh hanno il miraggio con quei soldi di comprare un taxi o iniziare una piccola impresa.

L'organizzazione americana Progetto Innocence ha scritto al ministero degli esteri malaisiano per ottenere i dettagli sugli Indonesiani che affrontano la pena di morte in Malesia, per poter garantire loro una rappresentanza legale. Infatti una cinquantina di casi sono adesso davanti alla Corte d'Appello e circa 10 casi sono attualmente davanti alla Corte Federale, il piu' alto grado di giurisdizione del Paese. Alcune centinaia di casi sono ancora al primo grado di giudizio. Ma i problemi legati alla droga sono in aumento, a causa del crescente turismo, e questo condurra' alla crescita delle esecuzioni.

L'associazione avvocati della Malesia, che conta 12.500 membri, si oppone fortemente alla pena capitale ed ha approvato a marzo 2006 una risoluzione che chiede la cessazione della pena di morte e la commutazione di tutte le condanne di questo tipo.

Secondo associazioni malesi per i diritti umani, anche la maggior parte dei Malesi e' contraria alla pena capitale ed alla crudelta' di tenere le persone nel braccio della morte per anni in isolamento. Un sondaggio effettuato da una rete televisiva locale l'anno scorso ha mostrato che il 64% dei telespettatori che hanno risposto erano contro la pena di morte.

Tuttavia, il governo e i burocrati degli uffici penali - nonostante il parere contrario dell'opposizione parlamentare, che ha sollevato di recente la questione - credono che la pena di morte sia necessaria. La maggior parte di essi ritiene che sia un deterrente per il crimine, ma di questo effetto non vi e' alcuna prova.

* si ringrazia Claudio Giusti

Speciale diritti

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