10 maggio 2007

 
     

Azerbaigian : carcere a due giornalisti per opinioni su religione
di Mauro W. Giannini

Due giornalisti dell'Azerbaijan sono stati condannati al carcere per questioni riguardanti la religione. Il 4 maggio, Rafiq Tagi e Samir Sadagatoglu, giornalista e direttore del mensile Senet, sono stati condannati rispettivamente a tre e quattro anni di carcere per "incitamento all'odio nazionale, razziale e religioso" che la corte afferma essere stato contenuto in un articolo pubblicato nel novembre 2006. Si trattava di un saggio filosofico che discuteva i valori europei ed islamici.

Profonda preoccupazione per la dura condanna e' stata espressa dal rappresentante per la liberta' di stampa dell'OSCE, Miklos Haraszti. "Questa e' una violazione seria degli impegni OSCE dell'Azerbaijan che lo obbligano a garantire un flusso libero di informazioni e la liberta' di espressione" ha detto Haraszti, che ha invitato le autorita' azere a liberare Sadagatoglu e Tagi.

Anzi, Haraszti ha chiesto alle autorita' di Baku di proteggere i due, notando che un ayatollah iraniano ha pubblicato un fatwa che chiede la loro uccisione e che gli attivisti religiosi locali hanno risposto iniziando una campagna di intimidazione contro i giornalisti. Secondo quanto riferito agli uffici OSCE, e' stato consentito loro di gridare minacce di morte nell'aula del tribunale.

"La decisione va contro l'idea che una societa' democratica dovrebbe gestire le opinioni non conformiste ma pacifiche, anche se possono offendere, scuotere o disturbare", ha detto Haraszti, secondo il quale il processo "sovverte la verita', trattando opinionisti pacifici come estremisti. Infatti, è il loro imprigionamento che consiglia l'estremismo, cedendo agli avversari della liberta' di discussione".

Haraszti ha avvertito che la criminalizzazione dei giornalisti potrebbe liberare la violenza contro i professionisti dei media: "Il governo puo' pensare di evitare la violenza dando ascolto alle richieste di punire i giornalisti - ha detto il rappresentate OSCE - Ma questa logica e' ingannevole. Abbiamo visto questo nel 2005, quando il giornalista Elmar Husseynov e' stato ucciso dopo i numerosi atti d'accusa contro di lui. L'ultimo esempio e' stato l'attacco brutale al reporter Uzeyir Jafarov, subito dopo che il suo direttore, Eynulla Fatullayev, era stato condannato alla prigione ad aprile di quest'anno".

"Anche se la pubblicazione di Tagi puo' offendere le sensibilita' religiose di alcuni lettori - ha concluso Haraszti - e' inammissibile trattare tali offese come atti criminali. Soltanto l'incitamento reale all'odio etnico o religioso violento dovrebbe essere criminalizzati. I casi come questo dovrebbero trattarsi nel campo della legge civile, ove vi sia reale danno alle persone, o dalle norme di autoregolamentazione dei media, ove fosse violata l'etica professionale".

Gia' in precedenza l'OSCE aveva condannato l'operato giudiziario di Baku riguardo alla liberta' di opinione, come processi a porte chiuse e condanne al carcere per i dissidenti, anche politici.

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