NEW del 18 novembre 2005

 
     

Immigrati romeni a Prodi : non bloccate lavoratori dalla Romania
di Mauro W. Giannini

L'Italia sta per prendere una decisione sullo status dei lavoratori romeni e bulgari dopo il 1 gennaio 2007, giorno in cui diventeranno cittadini comunitari. La Lega dei Romeni in Italia e la 'Gazeta Româneasca', il giornale dei romeni in Italia, hanno chiesto qualche giorno fa al Governo Italiano di non chiudere le porte ai lavoratori romeni dopo il 1 gennaio 2007.

Una delle prime misure del Governo dell'Unione, nel luglio 2006, è stata l’eliminazione delle restrizioni alla libera circolazione dei lavoratori neocomunitari provenienti dai 8 dei 10 paesi entrati nell'Ue nel 2004, restrizioni che il Governo Berlusconi aveva prolungato fino al 2008. I romeni speravano e sperano ancora di avere lo stesso trattamento dal 1 gennaio 2007, "anzitutto perché in Italia la maggioranza degli stranieri che lavorano in nero sono romeni".

Il Dossier Caritas/Migrantes - ricorda Iulian Manta nella lettera-appello - parla di circa 270.000 romeni con permesso di soggiorno, alla fine del 2005, ma "la Lega dei Romeni in Italia, basandosi su informazioni e statistiche informali da dentro la comunità, stima che oggi in Italia, compresi gli irregolari, vivono più di un milione di romeni. Queste stime sono state confermate in varie occasioni anche da voci ufficiali".

La lettera aperta sottolinea che ci sono alcuni giornali che dicono che i Romeni sono predisposti a delinquere, tanto che "un quotidiano di Roma parlava il mese scorso di Romeni in termini di 'razza' che ha il monopolio di alcune tipologie di reati. Un altro quotidiano, di Milano, titolava i giorni scorsi che le prigioni scoppiano di Romeni". Altri articoli parlano di "milioni di poveri dalla Romania che si metteranno in moto dall'inizio del 2007 verso Italia o altri paesi d'Europa".

In effetti i giornali riportano sovente notizie sui Romeni e Bulgari notizie di borseggi, stupri attuati o tentati e traffico di clandestini, ma non si parla delle tante badanti, dei ragazzi che si impegnano con profitto a scuola superando il problema della lingua, mentre solo ogni tanto compare una notizia come quella degli "angeli romeni" che hanno aiutato con il sostegno morale ma anche - sembra - con interventi di rianimazione, tante delle vittime nel disastro del metro a Roma un mese fa.

La cifra dei detenuti romeni e' "irrisoria, rispetto al numero dei Romeni presenti in Italia - afferma la lettera - circa 1.500. Dunque, se siamo d'accordo che la maggioranza assoluta dei Romeni presenti in Italia, regolari e irregolari, non delinquono, ma lavorano, questo significa che quasi 700.000 romeni lavorano adesso in nero". Il più delle volte, poi, sottolinea la lettera, i datori di lavoro vorrebbero regolarizzare i lavoratori romeni, "ma la burocrazia della Bossi-Fini è scoraggiante" e visto che tante domande di Romeni presentate per il primo decreto flussi ancora non hanno avuto risposta, queste persone continuano a lavorare in nero.

Inoltre "in Romania, oggi il tasso di disoccupazione è al minimo storico e la mancanza di personale obbliga i datori di lavoro ad aumentare gli stipendi", quindi il timore di un'invasione e' infondato, tanto piu' che "i Romeni hanno diritto di libera circolazione per turismo nell' Unione Europea già dal 1 gennaio 2002. Da allora, chi ha voluto emigrare l'ha fatto, e anzi adesso si sta registrando una controtendenza".

Infine, la Lega romena smonta anche l'argomento che "se la maggioranza dei Paesi membri imponesse restrizioni ai Romeni e Bulgari (come ha fatto la Gran Bretagna, ndr), l'Italia dovrebbe fare altrettanto" affermando che esso non tiene, secondo gli autori dell'appello, dato che "questo principio non è applicato sempre, tra i paesi europei esistono divergenze di opinioni sui temi più vari, dal mandato di cattura europea fino alla partecipazione alle operazioni militari internazionali".

Speciale immigrazione

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