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NEW del 15 settembre
2006
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La
"legge Consolo" per la prevenzione e il divieto delle pratiche
di mutilazione genitale femminile 3. La
cultura dell'infibulazione Mentre, infatti, alcuni Islamici sostengono che tali pratiche trovino origine in alcune ahadith del profeta Maometto che disse ad una donna che stava praticando un'infibulazione su una bambina: "Taglia, ma non distruggere", ci sono testimonianze storiche che attestano che tali procedure fossero già praticate al tempo dei Romani antichi. Le motivazioni che spingono a praticare queste vere e proprie torture si richiamano a detti popolari, precetti religiosi o al controllo politico e sessuale della donna. Ma la motivazione e causa fondamentale di questo crimine è che nelle culture ove le mutilazioni sono richieste e praticate non averle subite significa isolamento sociale. La sessualità femminile è considerata un istinto impuro e da controllare e, possibilmente, annullare. Attraverso queste pratiche la donna preserva l'onore e l'integrità della famiglia. Questo "imperativo categorico" sociale fa dimenticare alla stessa vittima il carattere di tortura di tali pratiche e di annullamento completo dei propri diritti di persona umana (8). Prima dell'entrata
in vigore della Legge Consolo, un'autorevole dottrina riportava: "Questo
tipo di mutilazione femminile ha antiche radici in alcune zone del continente
africano ed è stata adottata in aree islamiche, ma non ha una vera motivazione
religiosa; riflette piuttosto quella mentalità arcaica che vede nella
donna una sorta di proprietà esclusiva dell'uomo, priva del diritto ad
una propria peculiare sessualità. Oltrepassando ulteriormente i confini del Biodiritto, le MGF - formalmente e nella sostanza atti di violenza su minore - vengono considerate tradizionalmente un segno di premura ed attenzione nei confronti delle bambine: una bambina non infibulata è una bambina di cui nessuno si è preso cura. Perdendo individualità e diritti, la giovane donna viene accettata dal proprio gruppo sociale, subendo dunque non solo una violenza fisica, ma anche psicologica, poiché la pratica mutilativa viene considerata dalle stesse donne necessaria per il loro vivere associato. ------ 7 In Europa già nel 1822 fu praticata la prima amputazione da parte del medico Graefesu su una giovane di 5 anni per curarla in modo definitivo dall'onanismo; anche il medico Broca eseguì, allo stesso scopo, un'infibulazione nel 1863. Negli anni che vanno dal 1860 al 1870, l'Inghilterra vittoriana praticava diffusamente le mutilazioni genitali, "esportando" poi tali pratiche anche negli Stati Uniti. 8 I Bambara, una delle etnìe del Mali, chiamano le donne non infibulate o escisse "bikaloro", un gravissimo insulto che vuol dire essere privi di ogni maturita. Al momento di questa dolorosa "cerimonia di iniziazione" le bambine pù grandi si impegnano a non gridare: sarebbe una grave dimostrazione di vergogna attribuita ai prorpi genitori: "Se piangi, non sei degna di tuo padre", cantano le donne del villaggio. All'uscita le piccole vittime trovano i tam tam ad accoglierle festosamente, mentre alle piccole che saranno operate in future si ricorda quotidianamente: "Se non sei escissa, non hai amici, non hai diritto a farti corteggiare da nessun ragazzo, non puoi comportarti da donna" (dal testo de "L'iniziazione", documentario televisivo girato da Ilaria Freccia e trasmesso da RAI3 il 22 Novembre 2005). 9 Carlo Cardia, "Principi di diritto ecclesiastico", pagg. 186-187 - Ed. Giappichelli 2002. Ringrazio Marco Giudici per aver discusso con me in particolare questo punto. ___________ NB:
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