NEW del 13 dicembre 2006

 
     

Cina UE e diritti umani : Deputati chiedono proroga embargo
di Mauro W. Giannini

Oggi pomeriggio, al question time della Camera, il ministro del Commercio internazionale, Emma Bonino, risponderà ad interrogazioni sulle iniziative volte a far sì che i progetti di cooperazione commerciale tra Italia e Cina siano legati a garanzie di tutela dei diritti umani. Intanto, la discussione delle diverse mozioni che impegnano il governo ad iniziative volte a sostenere il rispetto dei diritti umani in Cina si è conclusa ieri con l'approvazione delle mozioni Sereni ed altri e D'Elia ed altri. Sono state inoltre approvate le prime parti delle mozioni con primi firmatari i deputati Volontè e Paoletti Tangheroni rispettivamente.

La mozione D'Elia richiama la legge 185 del '90, secondo cui l'esportazione ed il transito di materiali di armamento sono vietati «verso i Paesi i cui Governi sono responsabili di accertate violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti dell'uomo» e ricorda che l'Unione europea ha stabilito un embargo sulle armi dopo la repressione di Tienanmen del giugno 1989, posizione ribadita dal Parlamento europeo - che si e' pronunciato anche sulla questione del Tibet e di Taiwan - anche il 7 settembre 2006. Nella mozione si cita il numero di esecuzioni capitali in Cina, "coperto dal segreto di stato" e che "si aggira secondo le stime fornite da giuristi cinesi intorno alle 8.000 all'anno, una cifra che, pur destinata a calare (si stima del 20 per cento) nei prossimi anni per l'effetto di un'importante riforma penale introdotta di recente e che affida alla Corte suprema l'ultima parola sull'esecuzione di una condanna a morte, continuerà a rappresentare circa il 90 per cento delle esecuzioni che vengono effettuate ogni anno nel mondo".

Inoltre "giungono continuamente notizie inquietanti di casi di carcerazione politica, in particolare di appartenenti a minoranze religiose ed etniche, di presunte torture, di ricorso diffuso al lavoro forzato, di espianto illegale di organi di condannati a morte, di repressione sistematica delle libertà di culto e di espressione, nonché della libertà dei media, compresa internet" mentre la stessa Corte suprema cinese conferma che circa 400 cittadini sono stati condannati per reati politici nel 2004, con un aumento del 25% rispetto all'anno precedente. Il relatore speciale dell'ONU dal 2000 ha contestato al Governo cinese 314 casi di presunta tortura, i quali riguardano oltre 1.160 persone, cui secono i deputati firmatari della mozione, e' da aggiungersi un caso presentato nel 2003 che riportava in dettaglio presunti maltrattamenti e tortura di migliaia di praticanti del Falun Gong, molti dei quali avvenuti nei campi di «rieducazione attraverso il lavoro», i cosiddetti laogai, e negli ospedali psichiatrici".

La mozione ricorda che il 6 luglio 2006 è stato pubblicato il «rapporto sulle denunce d'espianto d'organi ai praticanti del Falun Gong in Cina», risultato di un'indagine indipendente condotta in Canada dall'avvocato David Matas e dall'ex membro del Parlamento David Kilgour, secondo i quali «da alcuni anni è stata attuata una raccolta su larga scala d'organi a praticanti del Falun Gong e che questa pratica criminale continua tutt'oggi».

D'Elia ricorda che "secondo quanto riferiscono i media governativi cinesi, la campagna condotta nella regione autonoma dello Xinjiang occidentale contro i «tre mali» - estremismo religioso, separatismo e terrorismo - continua e ha portato l'anno scorso a numerosi arresti di appartenenti alla minoranza Uygur turcofona e musulmana; oltre ai musulmani, anche i cristiani di qualsiasi denominazione che non accettino di registrarsi come adepti di una delle chiese riconosciute da Pechino subiscono violente persecuzioni; gli abitanti della cosiddetta «Mongolia interna» sono trattati come sudditi e forzati ad abbandonare i territori in cui abitano per cercare rifugio in Mongolia" mentre il Tibet subisce da quasi mezzo secolo una forzosa campagna di sinizzazione, che, oltre ad aver decimato la popolazione manu militari, ha distrutto il patrimonio culturale, religioso e artistico di una delle più antiche civiltà dell'Asia.

Altra questione 'calda' quella di Taiwan, dopo l'approvazione nel 2005 di due articoli della legge antisecessione cinese che prevedono espressamente il ricorso a «mezzi non pacifici» per risolvere l'eventuale dichiarazione di indipendenza dell'isola. La mozione sottolinea che "lo sviluppo di relazioni commerciali sempre più intense e di relazioni politiche positive tra l'Unione europea e la Cina non può non fondarsi sul rispetto di principi fondamentali comuni, come il rispetto dei diritti umani e dei principi democratici" e impegna il Governo "a sostenere, nella discussione in corso in sede europea sull'embargo del commercio di armi con la Cina, la posizione per la quale un'eventuale revoca da parte dell'Unione europea debba essere legata a progressi verificabili e tangibili della Cina nel campo dei diritti umani, delle riforme democratiche e delle relazioni pacifiche coi vicini regionali".

Lo chiede anche la mozione a firma Sereni e altri, impegnando inoltre il Governo - fra l'altro - a chiedere la sospensione della pena di morte; ad eliminare rapidamente ogni ostacolo burocratico e legislativo, soprattutto in riferimento alla concessione di visti, per favorire un flusso maggiore di studenti cinesi nel nostro Paese; ad impegnarsi in ambito bilaterale e multilaterale perché le autorità cinesi si impegnino a garantire la libertà di pensiero e quella religiosa liberando al più presto i detenuti per reati di pensiero e a firmare i Protocolli opzionali sui diritti umani e la tortura; a chiedere al Governo cinese di fare chiarezza sul terribile episodio del passo di Nangpa.

In parte ricalcando le osservazioni della mozione precedente, questa mozione sottolinea infatti che "la Repubblica popolare cinese, in particolare, non ha firmato lo Statuto della Corte penale internazionale, né il Protocollo opzionale alla Convenzione contro la tortura" e "il codice penale cinese prevede la pena di morte per un altissimo numero di reati".

Inoltre "le condizioni di lavoro nelle fabbriche, nelle miniere e in molti altri settori di lavoro rimangono degradanti e precarie, i diritti sindacali, nonostante primi passi in avanti annunciati nella legislazione, sono ancora violati e i tentativi di libera associazione sindacale sono repressi e scoraggiati con la violenza e il carcere; in particolare, nell'ottobre del 2005 Xu Zhengqing, leader di proteste contro l'espropriazione delle terre e gli sfratti nelle vecchie zone di Shanghai, è stato condannato a tre anni di reclusione per «Disturbo dell'ordine sociale»", mentre "non è ancora stata chiarita la tragedia degli inermi profughi tibetani, tra i quali molti bambini, uccisi e feriti dall'esercito cinese sul passo Nangpa in numero ancora imprecisato, mentre tentavano di raggiungere il Nepal, come testimoniano i filmati di una spedizione alpinistica internazionale diffusi in tutto il mondo".

La mozione cita alcuni casi come quello dell'avvocato difensore "Gao Zhisheng, costretto a chiudere il suo studio legale per un anno dopo essersi rifiutato di ritirare una lettera aperta indirizzata ai vertici dello Stato e del partito, nella quale si richiedeva di rispettare la libertà religiosa e di porre fine alle persecuzioni di chi pratica la propria fede" e "del Vescovo, Monsignor Wu Qinjing, arrestato per la sua fedeltà al Papa e del Vescovo, monsignor Giulio Jia Zhiguo, dato per libero, ma di fatto agli arresti in un ospedale a causa delle sue precarie condizioni di salute". "La condizione della donna in Cina, secondo il rapporto di Amnesty International, è di grave discriminazione ed emarginazione anche per effetto della politica di pianificazione delle nascite a causa della quale molte donne continuano ad essere sottoposte ad aborti e sterilizzazioni forzate da parte delle autorità locali".

Secondo la mozione Sereni, "le esportazioni di armi dalla Cina al Sudan hanno continuato ad alimentare massicce violazioni dei diritti umani nel paese africano e il Governo cinese si è opposto al rafforzamento dell'embargo sulle armi proposto dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite nei confronti del Sudan; la legge n. 185 del 1990 prevede che l'esportazione e il transito di materiale di armamento siano vietati verso i paesi rispetto ai quali sia in vigore un embargo di suddette forniture da parte delle Nazioni Unite e dell'Unione europea e verso i paesi i cui Governi siano responsabili di violazioni accertate dei diritti umani". La mozione ricorda inoltre che "l'Italia è fortemente impegnata nella campagna mondiale per l'abolizione della pena di morte, ritenendola, oltre che inumana, crudele e degradante, priva di ogni effetto di deterrenza".

La mozione Volonte' ed altri ricorda diversi episodi di repressione di manifestazioni studentesche, di cortei di contadini che protestavano contro la requisizione delle loro terre; di cittadini manifestanti contro malfunzionamenti, arresti o uccisioni. Alcune sedazioni di rivolte, hanno ricordato i parlamentari, hanno prodotto morti fra i manifestanti.

La mozione ricorda inoltre "la notizia che monsignor Han Dingxian, vescovo non ufficiale di Yongnian (Hebei), è scomparso. Dal 1999 era stato arrestato e tenuto in isolamento in un hotel di proprietà del Governo... Monsignor Han Dingxian, 66 anni, in passato è stato in prigione per 20 anni; il vescovo di Zhengding (Hebei), monsignor Giulio Jia Zhiguo, è tuttora sotto estremo controllo ed isolamento (non può incontrare i suoi fedeli), periodicamente arrestato dalla polizia per essere sottoposto a sessioni di studio, dove viene sottoposto a lavaggio del cervello perché aderisca all'Associazione patriottica, lo strumento di controllo del Partito Comunista cinese, che ha come ideale la nascita di una chiesa nazionale senza legame con la Santa Sede".

La mozione ricorda anche che "al momento, sono circa 30 i sacerdoti della Chiesa non ufficiale in galera" e denuncia che vari edifici religiosi sono stati distrutti o "requisiti in modo illegale". Anche la mozione Paoletti Tangheroni e altri ricorda i vescovi cattolici e gli avvocati vittime delle persecuzioni cinesi, nonche' la necessita' di ribadire l'embargo alle armi verso la Repubblica popolare cinese.

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