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NEW del 16 ottobre
2006
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Iraq
: allarme Unesco , giornalisti uccisi , rapiti e torturati La liberta' di espressione e' la pietra angolare di tutti i diritti dell'uomo. Lo ha dichiarato il direttore generale dell'UNESCO, Koïchiro Matsuura, condannando "gli attacchi feroci e sistematici" ai giornalisti ed ai media in Iraq, che insidiano tutti i tentativi di stabilire la democrazia nel Paese lacerato. Secondo Matsuura, la Comunità internazionale e le autorità in Irak devono intraprendere un'azione risoluta per sostenere i media in questa lotta terribile per la liberta' di espressione. Il direttore dell'UNESCO ha detto che la ricostruzione di una democrazia e il ritorno alla pace ed allo stato di diritto in un Paese che ha sofferto cosi' tanto la violenza e decenni di oppressione dipende in misura significativa dalla capacita' sia del servizio pubblico che dei media indipendenti di effettuare il loro lavoro, riferendosi alla strage di operatori dell'informazione dall'inizio della guerra nel 2003. L'intervento giunge dopo l'attacco della settimana scorsa alla stazione della televisione satellite Shaabiya di Bagdad, che ha fatto 11 vittime civili, fra cui il direttore della rete, Abdul-Rahim Nasrallah. Ma l'attacco era il secondo ad una stazione TV irachena in due settimane, dopo che un'autobomba era esplosa vicino alla Al-Rafidain TV uccidendo due passanti e ferendo cinque impiegati della stazione. Inoltre questo mese il corpo di un reporter rapito, Azad Muhammad Hussein di rdio Al-Salam e' stato trovato, secondo come riferito, con segni di tortura. Da allora, banditi non identificati hanno rapinato il redattore capo del settimanale Al-Shabab, Ali Kareem, chiedendo un riscatto di 50.000 $ alla famiglia del giornalista. Ma non sono solo i banditi o i terroristi a prendere di mira i giornalisti. Gia' lo scorso anno i direttori di alcuni fra i piu' noti media britannici e americani accusarono l'esercito USA di uccidere o arrestare arbitrariamente i rappresentanti dell'informazione non embedded. Ed e' di ieri l'ultimo caso denunciato, quello del reporter britannico Terry Lloyd. Lloyd e' stato ferito durante l'invasione dell'Iraq nel 2003 nello scontro a fuoco fra le truppe irachene ed i carri armati americani fuori Bassora e caricato su un'ambulanza improvvisata, ma e' morto quando essa e' stata colpita dagli Americani. Sono stati uccisi anche il suo traduttore, Hussein Osman ed il suo cineoperatore, Fred Nerac, il cui corpo non e' stato mai trovato. Dopo le conclusioni dell'inchiesta britannica sulla morte di Lloyd, che ha reso noto essersi trattato di un'uccisione illegale ad opera delle truppe USA, la figlia ha parlato di omicidio, e la moglie di crimine di guerra. Ma e' altamente improbabile che i soldati degli Stati Uniti che hanno ucciso il giornalista britannico e i due membri della sua squadra siano portati davanti alla giustizia, cosi' come gia' accaduto nei casi di altri civili, giornalisti e non, vittime del "fuoco amico". Anche se il governo britannico decidesse di fare pressione sulla gestione Bush, infatti, quasi certamente non otterrebbe nulla, come gia' accaduto in Italia con il caso Calipari. I soldati americani che uccidono i civili involontariamente o volutamente sono ultraprotetti dagli USA, dato che le loro regole d'ingaggio, che prevedono la possibilita' di sparare in caso si presuma un pericolo hanno maglie larghe. ___________ NB:
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Iraq: altri giornalisti vittime di censura e morte Iraq: direttore Reuters , esercito USA blocca informazione |